Attualità

ALTA VELOCITÀ E POLEMICHE. Tav, scontri a Roma Ma non si torna indietro

Luca Mazza giovedì 21 novembre 2013

Ore 19,10. Salone affrescato di Villa Madama. Letta e Hollande escludono passi indietro sulla Tav Torino-Lione: «Si va avanti e con la tempistica indicata perché rappresenta un asset strategico europeo ed è importante starci dentro. Punto».Ore 19,15. Piazza Campo de’ Fiori. Nel cuore del centro storico della Capitale si respira un clima ad alta tensione. Un migliaio i manifestanti presenti: circa 200 No Tav mescolati a un nutrito gruppo di appartenenti ai movimenti per la casa. Striscioni, cori di protesta e la promessa che la lotta per la grande infrastruttura non finisce qui.

Sono i due volti della giornata del vertice romano tra Italia e Francia sulla tratta alta-velocità. Da una parte i rappresentati delle istituzioni italiane e francesi convinti ad andare avanti. Dall’altra il popolo della protesta che fa esplodere tutta la sua rabbia per una decisione che era nell’aria. Alla fine il bilancio è di otto feriti (di cui sei poliziotti) e un assalto alla sede storica del Pd di via dei Giubbonari, aperta nel ’46 nei locali della ex Casa del Fascio. Ma si tratta di un racconto troppo sintetico per descrivere un lungo pomeriggio di scontri, violenza, danni. E tanta paura.

Cariche e lanci di bombe carta iniziano già dopo le 17. Un gruppo di venti persone a volto coperto tenta più volte di forzare il cordone delle forze dell’ordine schierato in tutte le "arterie" che partono dalla piazza con al centro la statua di Giordano Bruno. Villa Madama, lontano, è super blindata. In un primo momento si prova a fare irruzione nella sede del Pd in via Sant’Andrea delle Fratte. Niente da fare: gli agenti lo impediscono. Così la furia si scaglia contro la struttura di via dei Giubbonari, fatta bersaglio di vandalismi e insulti ai militanti apostrofati come «fascisti». «Erano incappucciati, con le bandane – racconta Giulia Urso, segretario della sezione dei Democratici –. Avevano un odio animalesco». Assieme ad altri cinque rappresentanti Urso rimane trincerata all’interno. I No Tav imbrattano il simbolo della falce e martello e danneggiano la targa di marmo esterna con lo spray. Un blitz con petardi va in scena frattanto nella sede del Cipe in via della Mercede.In piazza, anche dopo le 19, il clima resta pesante. Negozi, attività commerciali e bar hanno tutti le saracinesche abbassate. Katia, proprietaria di una libreria indipendente a Campo de’ Fiori, è praticamente l’unica che ha deciso di tenere aperto: «Per offrire un servizio», dice. Mentre Hassan, dipendente egiziano di un ristorante, assiste allo "spettacolo" in attesa del ritorno alla normalità e con la speranza che il "suo" locale possa aprire. La protesta (a tratti violenta) è capeggiata da uno storico anarchico di Roma, paraplegico. L’uomo si è mosso sulla sua carrozzina tra gli antagonisti e il cordone delle forze dell’ordine, anteponendosi alle cariche. La presenza del disabile, assieme a donne incinta in prima fila, viene definita «grave» dalla Questura di Roma in una nota diffusa in serata.

A Villa Madama, intanto, le notizie su quanto sta accadendo nel cuore di Roma arrivano praticamente in tempo reale. Nella conferenza stampa congiunta con Hollande, il premier Letta esprime «profondo dispiacere per gli incidenti». Ma la linea non cambia. Il presidente della Repubblica francese aggiunge dettagli su tappe e tempi della tratta Torino-Lione: «Nel 2014 la gara d’appalto sarà sottoscritta e i lavori potranno iniziare tra la fine del prossimo anno e l’inizio del 2015». I due presidenti annunciano anche un’altra «importante novità: la Torino-Cuneo-Ventimiglia-Nizza». Una nuova infrastruttura per «rendere ancora più osmotici i nostri due Paesi». Letta e Hollande, seduti uno accanto all’altro, si scambiano cenni di intesa. Il francese si lascia andare persino a una battuta di spirito: «Siamo alla fine del tunnel. Anzi all’inizio....», si corregge sorridendo. Intanto, alle 20, a Campo de’ Fiori sembra tornare la calma. Agli antagonisti viene concesso di trasformare quello che doveva essere un sit-in in un «deflusso concordato», scortato dalle forze dell’ordine fino alla fermata della metro di Circo Massimo. La piazza lentamente si svuota. Ma Hassan non si fida. «Magari i manifestanti ritornano – dice –. E poi ormai è tardi, ho già chiamato il proprietario. Stasera il ristorante resta chiuso». Per paura.