Reportage. Marciapiedi e case, a Roma i ragazzini sono in vendita
Foto Ansa
È una specie di azzardata novità, si chiama twerkare e i giovanissimi conoscono bene cosa sia. Se fin qui era inteso come una specie di gioco, di cattivo gusto ma comunque gioco, da un po’ va diffondendosi in modo assai diverso dallo sfottò.
La parola sarebbe un’italianizzazione di twerking, termine inglese che descrive il ballo durante il quale si scuotono velocemente i fianchi e quindi le natiche. Invece twerkare vuol dire agitare il sedere quasi sulla faccia (o di fronte) a qualcuno e adesso, anche a Roma, fin dai 13 o 14 anni, certe ragazzine hanno preso a farlo in cambio di 5 euro, magari dieci. E può trasformarsi in una pericolosa anticamera. Che non va presa sotto gamba, perché i gradini della scala che porta a sprofondare nella prostituzione minorile sono sempre meno.
Nella Capitale ci sono due terribili mondi dei più piccoli in vendita. Il primo è più evidente. Perché te ne accorgi, anche truccate pesantemente, anche vestite poco o nulla e sotto una luce fioca. T’accorgi che non arrivano a 18 anni e non stanno sui marciapiedi capitolini per passare il tempo o a loro scelta. Da viale Marconi alla Salaria, dalla Collatina a viale Togliatti, per esempio, ma anche in certe strade isolate della provincia. Non sono tante, ma ci sono. Soprattutto nigeriane e romene, qualcuna del Togo. Spesso quando sono arrivate hanno detto di avere vent’anni, sebbene non arrivino a 15, così hanno potuto anche eludere il sistema di protezione minorile. Del resto in strada le minorenni sono quasi solamente straniere. Vivono in una specie di cupo limbo nero e segnato da sfruttamenti, criminalità, schiavitù.
Un inferno che nemmeno tocca alle ragazzine e basta. Perché l’allarme riguardante la zona della stazione Termini risale almeno a un anno e mezzo fa. E a notte fonda qui non è cambiato poi troppo. Ci sono prostitute e trans, ci sono i prezzi stracciati e anche ragazzetti di 14 o 15 anni che si vendono, che il buio delle ore piccole aiuta a nascondersi e a venir fuori quando necessita. Tanti rom, qualche eritreo. E seppure siano giovanissimi hanno già insegnato loro come e dove sistemarsi aspettando i clienti. Naturalmente sempre senza uscire dalla "zona" gestita dai propri padroni. Guardandosi anche bene le spalle, che da queste parti la notte è carica anche di ubriachi, delinquenti, risse e fuori di testa.
Nel suo ultimo dossier "Save the Children" spiega chiaro come il fenomeno della prostituzione minorile nella Capitale si sia complicato «per la crescente mobilità territoriale» e «per il turn over generazionale delle vittime su strada, registrata del resto verso le aree del Frusinate e della Pontina, nonché a livello nazionale». Sarebbe a dire che gli schiavisti spostano in continuazione le ragazzine, così diventano meno "visibili", meno individuabili e i mercati si allargano. Non solo, ma c’è anche un «drastico abbassamento dell’età media delle ragazze», col risultato di renderle «più facilmente soggette alle manipolazioni».
L’altro terribile mondo non prevede marciapiedi, tant’è che viene scoperto di tanto in tanto in qualche inchiesta giudiziaria. Come lo "scandalo dei Parioli" di qualche anno fa, con le baby squillo che volevano soldi facili e lusso e raccontarono ai magistrati come bastassero loro due "incontri" per guadagnare quanto uno stipendio medio.
O come il quadro offerto tre anni fa dal Procuratore aggiunto Maria Monteleone, esperta di reati contro le vittime vulnerabili, dei ragazzini, anche tredicenni, che dal web vengono "affittati" per una notte o un week end da adulti spesso assai maturi. Con un aumento di casi dal 2013 al 2015 del 516% e nella metà si tratta di maschietti, in gran parte stranieri, spesso romeni, ma anche italiani.
La battaglia è durissima. Ma ogni tanto ce la si fa. Nel luglio scorso, ad esempio, con sei condanne per sfruttamento della prostituzione minorile e associazione a delinquere, dopo un’indagine condotta dalla Dda capitolina partita in seguito alla denuncia di una minorenne che aveva spiegato di essere stata portata nel nostro Paese con la promessa di un lavoro, poi invece massacrata, privata dei documenti e spedita sul marciapiede.