Il fatto. La veglia di preghiera a Roma per Maria, donna dell'Est prostituìta e uccisa
Forse si chiamava Maria. O forse no. Forse aveva trenta anni. O forse di più. Di sicuro faceva la prostituta, ma non per scelta. Anche durante la pandemia. E di sicuro è morta sola, uccisa a botte, il 12 maggio, dopo un giorno di agonia. Ammazzata molto probabilmente dal compagno. Un fatto ignorato, rimasto invisibile per 25 giorni come la vita della donna, fino a oggi, quando i carabinieri hanno arrestato il compagno, 41 anni, rumeno. Ed è emerso che si chiamava davvero Maria. Sì, Maria Drabikova, 40 anni, slovacca. L'aveva trovata la mattina dell11 maggio, per caso, un giovane mentre portava a passeggio il proprio cane nel parco don Mario Picchi, che prende il nome dal sacerdote fondatore dei Ceis, una delle prime comunità per il recupero dei tossicodipendenti. E poi rifugio di tante fragilità. Siamo lungo la Cristoforo Colombo, la grande arteria a scorrimento veloce che porta al quartiere romano dell'Eur.
Non lontano c'è proprio la sede del Ceis, e poi grandi palazzoni, la vecchia Fiera di Roma e la sede della Regione Lazio. Zona di prostituzione, soprattutto ragazze rumene, bulgare, slave e rom. Maria era una di loro. Ma nessuno si è fatto avanti, nessuno parla, nessuno per giorni è venuto a riconoscerla, nessuno ha chiesto il suo corpo martoriato dalle botte. Non si sa chi contattare. Anche perché molte delle ragazze che si prostituiscono non dicono alle famiglie cosa realmente fanno in Italia. Si vergognano. E spesso il protettore toglie loro i documenti.
La veglia di preghiera sul luogo del ritrovamento del corpo della donna. A sinistra il vescovo Palmieri - Foto Mira
Così da 25 giorni Maria è nella camera mortuaria, abbandonata, così come era stata ritrovata nel parco, confusa per un mucchio di stracci che solo l'abbaiare insistito del cane ha fatto poi scoprire essere il corpo di una donna agonizzante. Una donna invisibile, un'altra goccia del mare di invisibili della città. Invisibili ma merce di quel mercato del sesso invece ben visibile e tollerato. Lo conosce bene Adriana Domenici, laica consacrata che partecipa alle "ronde" notturne per incontrare le ragazze lungo le strade della zona. Prima col vescovo ausiliare di Roma Sud, don Paolo Lojudice, oggi arcivescovo di Siena, e ora con don Gianpiero Palmieri, vescovo ausiliare di Roma Est e Delegato per la Carità, la Pastorale Migranti e Rom. "Forse Maria l'abbiamo incontrata - prova a ricordare Adriana -. Era proprio nella zona dove l'hanno ritrovata. Ricordo che aveva giá allora i segni delle botte".
Il luogo del ritrovamento della donna massacrata - Foto Mira
E c'è un altro elemento. Sembra che Maria fosse incinta. E anche la Maria che Adriana e gli altri volontari avevano incontrato. "Ci aveva detto di essere incinta e di sentirsi male. Purtroppo anche in gravidanza le fanno prostituire. Anzi, è terribile dirlo, ci sono dei clienti che cercano proprio donne incinte. E pagano di più. Noi le avevano proposto di accompagnarla dal medico. In un primo tempo ci aveva detto di sì, ma poi il compagno glielo aveva vietato".
È questo il motivo delle botte? È lei la Maria trovata nel parco? Anche questa interrogativo resta. Nel pomeriggio Adriana e decine di altri volontari si sono raccolti in quel piccolo spazio verde, l'ultimo luogo che la donna ha visto da viva. Hanno raccolto l'appello di don Gianpiero per essere insieme in un momento di preghiera e di riflessione. Per questa drammatica e ignorata vicenda del tempo del Covid-19. Con loro anche il giovane presidente dell'ottavo municipio, Amedeo Ciaccheri ("L'abbiamo aiutata in questi mesi di pandemia ma non siamo riusciti a salvarla", ricorda con amarezza).
"Siamo qui come uomini, come cristiani e come credenti di altre fedi - sottolinea il vescovo Palmieri - perchè nessuno merita di essere ammazzato in un prato di una città, e ancor più una persona fragile come Maria, senza dimora e donna. È contro Dio e la sua volontá". I volontari lo ascoltano in cerchio davanti a un piccolo albero, coperto di fiori, portati dal municipio, dove è stata trovata la donna. "Siamo qui - aggiunge don Gianpiero - per ricordarla. La cosa più terribile per un essere umano è che nessuno lo riconosca. Tocca a noi fare in modo che non accada". Perchè la storia di Maria non è l'unica. "Conosciamo tante ragazze come lei e per questo chiediamo che la societá si faccia carico di loro perchè possano uscire da questa condizione". Chi è qui ha giá fatto una chiara scelta. "Vogliamo unire le forze - legge una volontaria - e continuare con speranza a impegnarci in ogni ambiente di vita e di lavoro perchè la violenza sulle donne sia ogni giorno di più sostituita dal rispetto, dalla stima, da spazi di partecipazione, dal riconoscimento di pari diritti e pari dignitá tra uomini e donne".
Viene letto il brano del Vangelo di Matteo nel quale Gesù annuncia che "i pubblicani e le prostitute entrano prima di voi nel regno di Dio". E ancora parole di papa Francesco sulla tratta ("Molti hanno le mani che grondano sangue a causa di una complicità comoda e muta") e di don Oreste Benzi sulla prostituzione ("Credo che nel loro peccato c'è tutto il nostro peccato d'indifferenza"). Una giovane volontaria legge un lungo elenco dei diritti di "ogni donna" che si conclude con queste dure parole: "Ma tutti questi diritti non saranno mai raggiungibili finchè ci saranno uomini che, solo perchè è donna, la fermeranno in strada o al lavoro per chiederle: "Quanto costi?"". E dopo la recita delle preghiere di intercessione e del Padre nostro, vengono deposti dei fiori bianchi. In un grande silenzio. "Questo silenzio - ammonisce il vescovo - è diverso da quello dell'indifferenza che non ha ascoltato le grida di Maria". E un lungo applauso abbraccia il suo ricordo.