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Economia e guerra. Confindustria: prospettive cupe. Visco: attenti alle fasce deboli

Redazione romana sabato 23 aprile 2022

Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Le prospettive economiche dell'Italia sono cupe

L’economia italiana è in "netto indebolimento" a causa della guerra e dei rincari energetici e le «prospettive sono cupe ». Ciononostante, una vera e propria recessione è improbabile perché il conflitto in Ucraina per quanto «terribile» resta «circoscritto» e «il Paese è in grado di reggere le sanzioni alla Russia». Le analisi sulla situazione dell’economia fatta ieri da Confindustria e dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco, almeno apparentemente, divergono. Più allarmato il report del Centro studi degli industriali, preoccupato ma non altrettanto pessimista il numero uno di Via Nazionale che invita comunque a dare sostegno alle fasce deboli.

Secondo Confindustria, il conflitto in Ucraina che «amplifica i rincari di energia e altre commodity, e accresce la scarsità di materiali e l'incertezza. Sommandosi agli effetti dei contagi, tutto ciò riduce il Pil nel primo trimestre 2022 e allunga un’ombra anche sul secondo: l’andamento in aprile è compromesso e le prospettive cupe», si afferma nel report Congiuntura flash di aprile. Inoltre, il rialzo dei tassi «è un problema» perché «farà crescere gradualmente la spesa per interessi», e quindi «l’Italia avrà meno spazi di bilancio per mettere in campo una nuova manovra espansiva».

Il Csc spiega che a marzo «si è accentuata l’erosione della fiducia delle imprese manifatturiere, già in atto da fine 2021». L’indice Pmi del settore è sceso ulteriormente, pur restando sopra il 50 cioè in area positiva (55,8 da 58,3). Dopo la volatilità di gennaio-febbraio, «l’impatto del conflitto sulla produzione è atteso approfondirsi nei dati di marzo». Questo comporta «un calo significativo nella media del 1° trimestre, che contribuisce molto alla flessione del Pil». «In stallo» anche i servizi: in questo caso il rallentamento a marzo è da 52,8 a 52,1 e la fiducia delle imprese scende a 99 da 100,4. Contagi covid e incertezza comprimono la mobilità delle famiglie (per il tempo libero -16,6% nel 1° trimestre rispetto al pre-pandemia), tenendo debole la domanda di servizi. Il turismo fino a febbraio ha visto un recupero ancora parziale (-15% i viaggi di stranieri in Italia). Anche l’export è debole, mentre prima del conflitto cresceva «ben oltre i livelli pre-Covid».

«I primi effetti della guerra in Ucraina sono già visibili negli ordini manifatturieri esteri, in forte calo a marzo. Inoltre, la dinamica del commercio mondiale, già piatta a inizio anno per il calo degli scambi in Asia e l'aumento in Europa, ha prospettive negative, sottolinea il centro studi. Lo scenario è negativo per tutta l’«economia europea che, più di quella USA, è colpita dal conflitto in Ucraina». Per questo secondo Confindustria ci sarebbe bisogno di «misure espansive». Ma con i tassi di mercato a lungo termine in risalita che faranno crescere gradualmente la spesa per interessi, l’Italia non potrà permettersi di spingere troppo sulla leva della spesa pubblica. «Dato l'alto debito, le politiche dovranno essere prudenti anche per evitare ulteriori balzi dello spread. Inoltre, se il rialzo del Btpnfacesse crescere anche il costo del credito bancario, ciò determinerebbe un ulteriore aggravio di costi per imprese e famiglie, già colpite dal caro-energia. Questo penalizzerebbe sia gli investimenti che i consumi privati, zavorrando il Pil italiano».

Considerazioni solo in parte raccolte dal governatore Visco che anche per il suo ruolo istituzionale sceglie un profilo più prudente per commentare le prospettive economiche. Una recessione (cioè un riduzione del Pil per un periodo prolungato) «è poco probabile», ha detto intervistato dal Tg3. Quello in Ucraina infatti «è un conflitto gravissimo, un evento terribile, ma è circoscritto e al momento non ha quella dimensione globale che hanno avuto la crisi finanziaria del 2009 o la pandemia stessa». Secondo il governatore «nei prossimi mesi continueremmo ad avere alti prezzi del gas e del petrolio, oscilleranno intorno a questi livelli molto alti per poi scendere» però nel corso del secondo semestre «e con più decisione alla fine dell’anno». Inoltre il nostro Paese «sicuramente è in grado di reggere» il costo delle sanzioni economiche alla Russia e «credo che possiamo mantenere i nervi saldi», ha aggiunto. Questo non vuol dire che non ci saranno conseguenze negative. E per questo Visco invita ad «a dare un’attenzione particolare alle fasce deboli della popolazione che più saranno colpite». (N.P.)