Coronavirus. Caritas, un Reddito di emergenza per famiglie povere e lavoro autonomo
Preparazione di cibi da distribuire alla Caritas di Roma
Reddito di emergenza, ovvero Rem. E Sea, sostegno al lavoro autonomo. Sigle nuove contenute in un pacchetto di proposte sul tavolo della maggioranza per alzare una diga contro la povertà delle famiglie e preparare un piano di risposte eque ed efficienti ai bisogni di ciascuno per evitare tensioni sociali. Non lasciare indietro nessuno, come chiede il Papa, guardando anche al mondo articolato del lavoro autonomo oggi su un crinale pericoloso e mai visto.
Caritas Italiana, insieme al Forum Disuguaglianze Diversità – di cui è parte - e all’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile ha proposto al governo un piano per una protezione sociale universale che accompagni questa e le fasi successive dell’emergenza.
“Dopo gli interventi iniziali contenuti nel decreto Cura Italia di Marzo e quelli successivi – afferma in una nota l’organismo pastorale della Cei - siamo a un passaggio rilevante per il Paese. Solo mettendo in sicurezza il presente, infatti, sarà possibile costruire la fiducia necessaria ad affrontare il futuro”.
La proposta è stata elaborata da un gruppo di lavoro coordinato dal professor Cristiano Gori. Tre gli obiettivi per la Caritas. Primo, mettere in campo un intervento straordinario per i poveri costruendo subito una diga contro l’impoverimento e raggiungendo rapidamente la popolazione colpita. Secondo, fornire una risposta all’intera società italiana, sostenendo ognuno in base alle differenti esigenze e valorizzandone le risorse attraverso interventi equi e sostenibili di promozione umana. Infine, nella preparazione degli interventi della fase successiva è chiesta la partecipazione e il coinvolgimento sussidiario di tutte le realtà del Paese impegnate nella lotta alla povertà, Terzo settore incluso. Cosa propone il piano sottoposto alla maggioranza?
“Anzitutto – spiega Cristiano Gori, docente di politica sociale dell’università di Trento - parte dal Decreto Cura Italia modificando senza stravolgere le tutele straordinarie già in atto, cioè le diverse forme di cassa integrazione previste per il Covid-19 e le indennità di disoccupazione per dipendenti e parasubordinati. A queste proponiamo di affiancare due nuovi strumenti, il Sostegno di emergenza per il lavoro autonomo (Sea) e il Reddito di emergenza per le famiglie impoverite (Rem).”
Per Gori perché il pacchetto faccia da diga alla povertà è importante che mantenga uno schema semplice. “E’ basato su una logica di risposta universale – aggiunge - ed è mirato alle esigenze di ognuno. In questi momenti servono pochi cambiamenti e mosse rapide. La parte sui lavoratori dipendenti in sostanza già c’è. Invece per tutte le forme di lavoro autonomo prevediamo un intervento differenziato in base al reddito famigliare e al fatturato. Il Sea è un aggiustamento dei 600 euro e, come la cassa integrazione per i dipendenti, preserva la capacità produttiva degli autonomi. Il reddito di emergenza, infine, è una versione transitoria del reddito di cittadinanza per i più poveri”. Quanto alla durata, le nuove misure dovrebbero arrivare fino al 31 agosto per omogeneità con la durata delle forme di cassa integrazione legate al Covid. Il fattore tempo è importante per battere la povertà.
“Non possiamo andare avanti con misure mensili. Le famiglie devono avere certezze per qualche mese.” Non si parla di costi. “Non sappiamo quante risorse sono disponibili né onestamente nessuno sa come sarà l’Italia tra un mese. Se si indica una cifra ci si concentra su quello. Invece ora è più importante far passare una logica di equità: nessuno resti indietro. Dobbiamo arrivare con questo pacchetto a includere chi è escluso dal welfare, italiani e stranieri. Le risorse verranno poi redistribuite. In un paese che affronterà una crisi lunga, le misure lavorano su due assi: la lotta a povertà e disuguaglianze e quella alle tensioni sociali”.
L'Alleanza contro la povertà in Italia ha intanto chiesto al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo di aprire un confronto per porre l'attenzione sulla lotta alla povertà nell'emergenza COVID-19 coinvolgendo parti sociali e terzo settore.