Attualità

Sanità. Per un italiano su due il Pronto soccorso è troppo lontano da casa

Enrico Negrotti sabato 24 febbraio 2024

Per il 50% delle famiglie italiane il Pronto soccorso è troppo lontano da casa

Una famiglia italiana su due, il 50,8%, dichiara di avere un po’ o molta difficoltà a raggiungere il Pronto soccorso, in aumento di 1,6 punti percentuali rispetto al 2022. Lo rileva l’Istat nel report 2023 sui servizi di pubblica utilità. Il rapporto prende in considerazione l’accesso fisico della popolazione maggiorenne ad alcuni servizi (Asl, Anagrafe, Poste) rilevando che negli ultimi vent’anni la quota di utenti si è progressivamente ridotta (-16% per quanto riguarda la Asl) ma è rimasta abbastanza stabile rispetto al 2022.

Il rapporto segnala anche le differenze di tipo territoriale (sia geografiche, sia di dimensioni dei centri di residenza) ma anche in relazione a tempi di attesa e orari di apertura. Solo tre giorni fa, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, aveva diffuso altri dati sui Pronto soccorso che indicavano un grande numero di accessi impropri (oltre il 40% evitabili perché codici bianchi e verdi cui è seguita una dimissione a domicilio), una situazione che rivela qualche squilibrio nella gestione dell’assistenza territoriale. Schillaci aveva riferito alla commissione Affari sociali della Camera che nel 2022 si sono registrati «più di 17 milioni di accessi in Pronto soccorso (Ps), con il 12% in codice bianco (massimo 240 minuti di attesa previsti), 50% in codice verde (massimo 120 minuti), 19% in codice azzurro (massimo 60 minuti), 17% in codice arancione (massimo 15 minuti), 2% in codice rosso (zero minuti)».

E aveva ammesso che solo per i codici bianco/verde si registrava il rispetto dei tempi massimi di attesa su tutto il territorio nazionale, mentre per gli altri codici «si assiste a una notevole variabilità (con spesso il mancato rispetto dei tempi massimi previsti)». Per quanto riguarda la distribuzione geografica, Istat rileva che le maggiori difficoltà a raggiunge un Pronto soccorso viene dichiarata da chi abita nelle regioni del Sud (59,5%), seguito da Isole (52,7%) e Centro (52,4%). Più specificamente, in 11 regioni si supera la media nazionale, e a segnalare le maggiori difficoltà sono le famiglie residenti in Campania (63,5%) e Calabria (62,5%), seguite da Liguria (58%) e Puglia (57%).

Altrettanto significativa è la dimensione del Comune di residenza: delle famiglie che segnalano difficoltà «nei Comuni centro dell’area metropolitana la percentuale è pari al 43,8% mentre nei Comuni piccolissimi (al di sotto dei 2.000 abitanti) sale al 68,6%». Questo dato, però, trova una sua spiegazione nelle parole del presidente della Società italiana di medicina di emergenza-urgenza (Simeu), Fabio De Iaco, che ammette che si tratta di un «disagio per i cittadini, ma il punto è che non si può avere un Pronto soccorso in ogni Comune, perché disseminare le strutture di emergenze sul territorio non risponderebbe a una esigenza di qualità dell’assistenza».

La soluzione, suggerisce De Iaco, «sta nel non considerare i Ps come delle monadi, ma piuttosto integrati in una vera rete di emergenza urgenza che comprende anche un’assistenza pre-ospedaliera. In questa rete, un ruolo fondamentale ha il 118 e i medici e infermieri dei Ps dovrebbero lavorare, con un ruolo unico, anche nel 118 in modo da creare una vera integrazione con i Ps, dove giungerebbero solo i casi più gravi. Un modello, questo, che in alcuni territori sta già funzionando ». In relazione ai servizi delle Asl, il report dell’Istat rileva che «nel 2023 poco meno del 40% delle persone di 18 anni e più si è recato presso una di queste strutture.

L’indicatore raggiunge valori più elevati nel Centro e nel Nord-est (intorno al 44%), il minimo nelle Isole (33,3%)», con una forte differenza tra Sardegna (39,7%) e Sicilia (31,1%). Per gli utenti delle Asl, assumono un certo rilievo anche i tempi di attesa. «Gli utenti che lamentano file di attesa superiori ai 20 minuti per i servizi offerti dalle Asl – segnala il report – sono il 49,8% in media nazionale. Una frequenza, quest’ultima, che tuttavia presenta un minimo del 34,7% nel Nord-est e che sale al 61,5% nel Sud e al 66,5% nelle Isole». Le Regioni dove più famiglie denunciano lunghe attese sono Sicilia (68,4%), Molise (67,6%) e Calabria (67,2%). Per quanto riguarda gli orari di apertura degli uffici delle Asl, il 60% si dichiara soddisfatto, con punte massime trta gli over60, mentre i 25-44enni chiedono maggiore flessibilità, soprattutto tra i residenti delle Isole.