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Ricerca. Nuove cure per i tumori al polmone: rischio di morte ridotta dell'84%

Enrico Negrotti lunedì 3 giugno 2024

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Nuove speranze di cura per tumori al polmone vengono dal congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco) in corso a Chicago (Stati Uniti). Sono stati presentati i risultati di due studi clinici dalla azienda farmaceutica AstraZeneca: il primo (Laura) mostra l’efficacia di una terapia mirata contro il carcinoma polmonare non a piccole cellule (Nsclc). Il secondo (Adriatic) quella di una immunoterapia contro il carcinoma polmonare a piccole cellule (Sclc).

In particolare nello studio Laura (pubblicato anche sul New England Journal of Medicine) la molecola osimertinib ha mostrato di ridurre il rischio di progressione di malattia o morte dell’84% rispetto al placebo. Nello studio Adriatic sul durvalumab il rischio di mortalità si è ridotto del 27%.

La terapia con osimertinib è stata sperimentata in oltre 145 centri di più di 15 Paesi (negli Stati Uniti, Europa, America del Sud e Asia) in 216 pazienti con tumore Nsclc allo stadio III non operabile e con la mutazione del gene Egfr (recettore del fattore di crescita epidermico). In questi malati il farmaco (che è un inibitore dell’Egfr), utilizzato dopo la chemio-radioterapia, ha permesso una sopravvivenza libera da progressione di malattia pari a 39,1 mesi, rispetto ai 5,6 dei pazienti trattati con placebo.

Il trial con durvalumab si è svolto in 19 Paesi di America del Nord, America del Sud, Europa e Asia su 730 pazienti con tumore del polmone a piccole cellule di stadio limitato (Ls-Sclc) non in progressione dopo la chemio-radioterapia concomitante. In questo caso l’immunoterapico ha fatto registrare una sopravvivenza globale mediana di 55,9 mesi rispetto ai 33,4 mesi del placebo: il 57% dei pazienti è vivo a tre anni rispetto al 48% del gruppo placebo.

«Era da oltre 40 anni che non assistevamo a cambiamenti nello standard della terapia sistemica del tumore del polmone a piccole cellule di stadio limitato» ha commentato Filippo de Marinis, direttore della Divisione di oncologia toracica dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano, nella stessa nota di AstraZeneca. «Sulla base di questi dati - aggiunge - osimertinib dovrebbe diventare il nuovo standard di cura per questi pazienti».

«Potremo offrire – osserva ancora Sara Ramella, direttore di Radioterapia oncologica alla Fondazione Policlinico universitario Campus Biomedico di Roma – ai pazienti in stadio localmente avanzato un trattamento mirato in un setting a intento curativo, in grado di ottimizzare l’efficacia della chemio-radioterapia».

Infine Silvia Novello, responsabile di Oncologia medica all’ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano (Torino), aggiunge che «il tumore del polmone a piccole cellule finora ha ricevuto meno attenzione rispetto ad altre neoplasie, anche a causa dello stigma sociale, riconducibile alla storia di tabagismo nella maggioranza dei pazienti».

Ogni anno, in Italia, sono circa 44mila i nuovi casi di tumore del polmone e per l’80-85% si tratta di tumore al polmone non a piccole cellule (Nsclc). La mutazione del gene Egfr è presente in circa il 20% dei casi.

Il tumore del polmone a piccole cellule (microcitoma) colpisce oltre 6mila persone l’anno in Italia, pari al 15% del totale delle nuove diagnosi di carcinoma polmonare.