Houston, Houston mi ricevi? Avevamo un problema, ma ora un gruppo di docenti e studenti calabresi ha fatto una scoperta eccezionale per creare materiali in condizioni di gravità ridotta». Esperienza spaziale per ragazzi e professori dell’Istituto tecnico industriale “Enrico Fermi” (il nome è una garanzia) di Fuscaldo, nel Cosentino, ospiti del “Johnson Space Center” di Houston quale prima scuola al mondo non americana, e seconda istituzione non Usa, a partecipare al “Flight opportunities program” dell’ente spaziale statunitense. Coordinati dal docente di elettronica, Carmelo Mandarino, ricercatore principale, tra settembre e ottobre hanno svolto, a bordo di voli parabolici organizzati dalla Nasa, le sperimentazioni previste dal programma “Cosmic” mirato allo studio dell’esplorazione umana dello spazio e alla produzione di materiali in condizioni di gravità ridotta per un impiego anche civile. In particolare, l’Itis “Fermi” ha portato sui voli parabolici, in fasi di gravità lunare e microgravità, la speciale attrezzatura progettata da docenti e studenti per realizzare la fase di microfusione del processo di sinterizzazione delle polveri. Obiettivo del progetto è la realizzazione di pezzi per la costruzione o la riparazione delle prime strutture abitative sui pianeti che presto saranno interessati da un vasto programma di esplorazioni. Oppure per ottenere pezzi di ricambio della stazione spaziale internazionale. Ma non è finita, perché è possibile che le fibre siano utilizzate anche per creare protesi e ossa sintetiche, oltre che pezzi di elettronica. Queste e molte altre possibilità sono aperte e saranno seguite dalle aziende eventualmente interessate, che hanno già contattato la scuola calabrese mostrando attenzione per la creazione dei suoi cervelli. Che, in sostanza, è un forno a induzione compatto capace di operare in varie situazioni di gravità.L’istituto cosentino, che da tempo lavora all’idea, ha svoltato cogliendo al volo l’occasione garantita dal programma “Cosmic”. Già nell’anno scolastico 2008-2009 il collegio dei docenti approvò la scelta. Le due fasi precedenti del processo di sinterizzazione delle polveri, la miscelazione prima e la compressione poi, erano state realizzate nel corso di altri voli parabolici effettuati con l’Agenzia spaziale europea (Esa) a Bordeaux nel 2006, anche in quel caso in condizioni di microgravità. Il “Fermi” fu coinvolto nell’iter partecipando alla “Student parabolic flight campaign” gestita dall’Esa presso l’aeroporto della città francese. L’Asi garantì il suo supporto al progetto “Fermispace” che consentì agli studenti dell’istituto di Fuscaldo di volare a bordo dell’Airbus A300-0G e così realizzare la seconda fase (la compressione delle polveri) del processo di sinterizzazione. Ma per chiudere il cerchio mancava il terzo e ultimo passo: la microfusione. Che ora è possibile grazie all’attrezzatura progettata da questo manipolo di docenti e discenti calabresi (ma assemblata da un’azienda milanese) che non hanno voluto saperne d’accontentarsi di lezioni, interrogazioni e pagelle, sgobbando per rendere più unico che raro il loro iter scolastico, progettando questo forno spaziale che completa il processo dando vita a un materiale leggerissimo, e nel contempo molto resistente, impiegabile in diversi settori. Sarà analizzato da enti di ricerca certificati e l’esito della sperimentazione l’anno prossimo sarà al centro di un confronto durante il quale lo staff del progetto dialogherà con la comunità scientifica e accademica, esperti rappresentanti dell’Asi e ricercatori della Nasa. L’appuntamento servirà sia per studiare i risultati già raggiunti dalla sperimentazione che per pensare a ulteriori fasi, con un occhio attento allo sviluppo della ricerca sulle stazioni spaziali. Ma, ovviamente, oltre ai cervelli servono i portafogli. Ed è un problema trovarli. Intanto la Nasa ha messo sotto contratto l’idea.