Attualità

ISTRUZIONE. Profumo sull'ora di religione: non voglio mutare le norme

Enrico Lenzi giovedì 27 settembre 2012
Terza messa a punto del ministro dell’Istruzione Francesco Profumo sull’insegnamento della religione cattolica. «Non penso certo a cambiare norme o patti, tanto meno a fine legislatura» ha detto ieri il titolare del dicastero di viale Trastevere. In realtà, secondo la nuova spiegazione, si tratterebbe di una considerazione su come «la scuola possa recepire e trasmettere» un’idea legata ai mutamenti dovuti al multiculturalismo, «alle generazioni degli italiani del futuro, che si stanno formando oggi nella scuola italiana». Insomma una «riflessione a voce alta su come l’Italia e dunque la scuola italiana possa fare i conti con questa mutata realtà». Una correzione di rotta che il ministro, secondo le agenzie di stampa, ha affidato a una lettera indirizzata dal filosofo Giovanni Reale, che in un’intervista pubblicata proprio ieri aveva espresso non poche perplessità sull’ennesima uscita di Profumo sul tema dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica - comprendente istituti statali e paritari -, dove è scelta dal 90,6% degli studenti italiani. Del resto il ministro dell’Istruzione, prima della nuova spiegazione, aveva continuato a incassare anche ieri commenti critici da un ampio fronte, che è andato ad aggiungersi a quello del giorno precedente. E così il presidente del Forum delle associazioni familiari (che riunisce una cinquantina tra associazioni e movimenti della società civile) Francesco Belletti ha definito «quanto meno sorprendenti le affermazioni del ministro», soprattutto perché «sembra aver dimenticato che non più di due mesi fa lui stesso a sottoscrivere le nuove indicazioni nazionali sull’ora di religione, che peraltro si fanno già carico proprio delle mutate condizioni sociali e culturali» e «non si tratta di catechismo, bensì di presentare le radici cristiane della cultura del popolo italiano, una rappresentazione tanto più utile quanto più i giovani sono culturalmente e religiosamente lontani». Un obiettivo che l’annuale messaggio della presidenza della Conferenza episcopale italiana in occasione della scelta sull’avvalersi dell’insegnamento sottolinea con chiarezza. Non meno critico il fronte politico. «Il ministro Profumo quando si trova davanti ai microfoni non resiste alla terribile tentazione di fare annunci – commenta Giuseppe Fioroni esponente del Pd e suo predecessore al ministero –. Per un ministro tecnico fare tante parole e pochi fatti non funziona bene». «Farebbe bene – dice a Profumo il senatore del Pdl Franco Asciutti, capogruppo in commissione Istruzione al Senato – a ricordare che l’insegnamento della religione nelle scuole è previsto dall’articolo 9 del Concordato; ed esso non ha finalità di catechizzare gli alunni o di preparare alla ricezione dei Sacramenti, nè tanto meno presuppone un atto di fede da parte dei destinatari oppure è riservato ai soli credenti». «Ridimensionare l’ora di religione vuol dire negare quelle che sono le nostre radici» sottolinea il deputato del Pd Enrico Farinone, vicepresidente della Commissione Affari europei.