Attualità

La reazione. Profughi, l’Ue (forse) ci prova

Giovanni Maria Del Re martedì 6 gennaio 2015
Che la risposta europea all’emergenza migratoria sia insufficiente a Bruxelles è chiaro da tempo. E non è un caso che lo stesso nuovo presidente della Commissione Jean-Claude Juncker abbia fatto della questione una delle priorità del suo esecutivo. Priorità che, come ha ricordato ieri il capo portavoce della Commissione Margaritis Schinas, sono alla base dell’Agenda europea per la Migrazione che sta mettendo a punto il commissario competente, il greco Dimitris Avramopoulos, e che a Bruxelles promettono sarà presentata «molto presto».«Stiamo facendo quello che possiamo – ha detto Schinas – ma chiaramente c’è spazio per fare di più e di più significa più mezzi, più strumenti più soldi», Avramopoulos «sta lavorando duramente perché questo si realizzi al più presto». Secondo alcune fonti comunitarie l’obiettivo è di arrivare alla presentazione dell’agenda entro la primavera, si vedrà.Per ora la Commissione resta abbottonatissima sui dettagli, molti dei quali a dire il vero devono essere ancora precisati dai tecnici di Avramopoulos e del suo diretto "superiore", il primo vicepresidente Frans Timmermans. Quello che è certo è che si tratta di una strategia "integrata" che si basa su più elementi. Nel programma di lavoro della Commissione per il 2015 presentato a dicembre dallo stesso Juncker, a proposito di «una nuova politica per la migrazione», si spiega che l’agenda «bilancerà un approccio più equo e responsabile nei confronti dell’immigrazione legale, per fare dell’Ue una destinazione attraente per persone di talento e capacità, con salde misure contro l’immigrazione irregolare e il traffico di persone». Nel documento si legge inoltre che «migliorare la gestione della migrazione implica il collegamento della nostra politica migratoria con la nostra politica esterna, promuovere una maggiore cooperazione interna ed esterna, offrire protezione alle persone in difficoltà, basandoci sulla responsabilità e la solidarietà e prevenendo eventi tragici come quelli che si ripetono nel Mediterraneo».Proviamo a tradurre: da un lato, la Commissione vuole incanalare e promuovere l’immigrazione verso l’Ue, soprattutto delle persone ad alta qualifica che sempre più mancano all’Europa. Dall’altro però vuole al contempo rafforzare il contenimento non tanto delle vittime, quanto dei loschi affari dei trafficanti di uomini. E la Commissione, Juncker in testa, lo sa bene: i 90 milioni di bilancio di Frontex sono davvero troppo poco, solo che fondi e mezzi possono essere solo forniti - e su base volontaria - dagli Stati membri. Di qui il pressing crescente di Bruxelles sulle capitali.Per ora dall’esecutivo Juncker non si strappano cifre concrete, se non che l’incremento di fondi e mezzi dovrebbe essere «sostanzioso», in nome della solidarietà tra Stati membri nei confronti di quelli più esposti come l’Italia. Anche se Bruxelles, va sottolineato, ribadisce ancora una volta che comunque Frontex non attuerà missioni analoghe a quella di Mare Nostrum.Altro punto è quello della protezione dei profughi, Bruxelles vuole rafforzare anche l’Easo (European Asylum Support Office), l’agenzia che si occupa in particolare dell’accoglienza dei richiedenti asilo. Soprattutto, ed è anche qui il riferimento alla solidarietà, Bruxelles insiste perché accolgano profughi tutti gli stati membri Ue, mentre nel 2013 il 75% dell’accoglienza ha riguardato appena 5 stati membri Ue. La strategia, infine, prevede il rafforzamento della cooperazione con gli stati sia di origine che di transito per prevenire i flussi e soprattutto le rischiose avventure attraverso il Mediterraneo. Quella di Juncker, certo, è una scommessa: per realizzare l’agenda sarà indispensabile il pieno sostegno degli Stati membri.