Ucraina. Profughi in Italia, ecco i contributi per l'accoglienza a famiglie e Comuni
Madre e figlio su un pullman di profughi ucraini in viaggio per l'Italia
Mentre si dimezzano gli arrivi giornalieri di profughi ucraini in Italia, sono annunciati i contributi "di autonoma sistemazione" per loro, nonché i fondi per le famiglie che accolgono e per gli enti locali. Il Governo ha stanziato complessivamente 428 milioni di euro da destinare all'accoglienza. Il Dipartimento della Protezione civile lavora alle ordinanze che definiranno e regolamenteranno la "macchina" dopo il periodo iniziale di generoso - e frammentato - slancio umanitario. L'Italia è comunque solo uno dei Paesi interessati dal flusso in fuga dall'Ucraina: 3,8 milioni secondo dati Onu.
Sono 71.940 le persone giunte finora in Italia: 37.082 donne, 6.661 uomini e 28.197 minori. Tra sabato e domenica, l'incremento è stato di 1.156. Nella prima fase gli ingressi erano arrivati a superare i 3mila quotidiani. Le destinazioni principali, informa il Viminale, continuano ad essere Milano, Roma, Napoli e Bologna, le città dove la comunità ucraina in Italia (circa 250mila persone) ha i numeri più alti. In grande maggioranza i profughi si sono sistemati presso familiari e conoscenti; c'è poi una quota che è stata accolta da famiglie che hanno dato disponibilità; un'altra è stata presa in carico dalle associazioni di volontariato; e, infine, ci sono quelli ospitati dai centri di accoglienza dei sistemi Cas e Sai del Viminale, che sono stati ulteriormente potenziati per far fronte alle necessità.
Un'ampia tipologia di sistemazioni, dunque, che andranno messe a regime ed ordinate. Ordinanze di Protezione civile definiranno le diverse forme di supporto all'accoglienza e di sostentamento. Un contributo di autonoma sistemazione, analogo a quello previsto per gli sfollati dell'ultimo sisma che ha colpito il Centro Italia, sarà versato direttamente ai titolari di protezione temporanea che hanno trovato da soli un alloggio, per un massimo di 60mila persone e dalla durata di tre mesi a partire dall'ingresso fino al 31 dicembre di quest'anno.
L'ipotesi circolata è quella di un contributo di 600 euro al mese, fino ad un massimo di 900 euro per nucleo familiare. Il decreto Ucraina ha inoltre ampliato fino ad un massimo di 15mila i posti di accoglienza diffusa attivati attraverso il terzo settore e dagli istituti religiosi. In questo caso i contributi saranno dati alle associazioni nella misura dei costi previsti per chi alloggia nei centri di accoglienza ufficiali: una cifra intorno ai 30 euro al giorno a persona. Se ad ospitare sono famiglie - "certificate" dalle associazioni di volontariato come la Caritas - ci sarà per loro un sostegno per le spese affrontate.
Ci sono inoltre 152 milioni di euro da stanziare - in tutto il 2022 - a favore delle Regioni in rapporto al numero di persone accolte come contributo forfettario per l'accesso alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale, fino ad un massimo di 100mila persone. Il presidente dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha informato che in settimana ci sarà un incontro delle Regioni con il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio per fare il punto sull'accoglienza. "Avevo chiesto al Governo e hanno ascoltato - ha detto - da un lato un contributo economico di accoglienza a tutte le famiglie, perché se questa rete dovesse venir meno ci sarebbe un difficoltà maggiore. Secondo, abbiamo chiesto, ed è stato accolto, di alzare il contributo minimo medio per ogni persona ospitata nei centri di accoglienza straordinaria,". Ora, in vista dell'atto che sta predisponendo il governo con la protezione civile, ha aggiunto,"ci sarà la richiesta di contributi per gli enti locali: c'è un tema che riguarda la cosiddetta integrazione".
Capitolo a parte, infine, per i minori non accompagnati, 277 secondo gli ultimi dati del Viminale. A coordinare gli interventi su questa tipologia di profughi particolarmente vulnerabile è il commissario delegato, prefetto Francesca Ferrandino. Due terzi si trovano in famiglie autorizzate dal Tribunale per i minorenni; un terzo in strutture, sempre con l'ok del Tribunale.