Dure accuse da Amburgo alle autorità italiane, accusate di aver pagato 500 euro a testa a 300 profughi africani finti in mezzo alla strada per fargli raggiungere la Germania. Una violazione degli accordi di Schengen. In realtà all’origine delle tensioni tra Italia e Germania sul fronte dell’immigrazione c’è una coda dell’Emergenza Nordafrica, una delle pagine peggiori del Belpaese nell’accoglienza dei rifugiati, e una mezza bufala. Andiamo per ordine. Ieri il quotidiano conservatore di Amburgo "Die Welt", mai tenero con il nostro paese, ha pubblicato un articolo secondo cui 300 profughi africani sarebbero arrivati nella città anseatica pagati dal Viminale, che non avrebbe accolto questi migranti - detti "libici", ma provenienti da Nigeria, Ghana e Togo - e li avrebbe incitati a proseguire. L’articolo attribuisce le accuse al ministro regionale per gli Affari Sociali, il socialdemocratico Detlef Scheele. Secondo "Der Spiegel", settimanale noto per le uscite anti italiane, in marzo il Ministero federale dell’Interno ha inviato alle autorità dei länder una missiva per informarli che l’Italia avrebbe offerto ai profughi soldi e documenti validi per tre mesi che autorizzano a viaggiare nell’area Schengen. Non è andata così. I 300 accampati ad Amburgo dietro il monumento di Bismarck sono stati ospitati in Italia per 18 mesi con altre 40 mila persone nei centri di accoglienza dell’Emergenza Nordafrica chiusi lo scorso febbraio. Sono i migranti fuggiti dalla Libia in preda alla guerra civile, dove lavoravano, e sbarcati a Lampedusa. Erano originari di paesi terzi subsahariani, quindi proporre loro il viaggio verso Tripoli o un rimpatrio era impossibile. Va detto che non c’è stata un’uscita programmata dai centri e che l’Emergenza Nordafrica è terminata in modo concitato, all’italiana. Alla chiusura venne effettivamente elargito mezzo migliaio di euro di buonuscita a ogni profugo. Quanto ai documenti, le nostre autorità hanno concesso loro una protezione umanitaria temporanea con un titolo di viaggio per l’area Schengen. Con i quali non possono stabilirsi fuori dai confini nazionali né lavorare. Forse di questo non sono stati informati. O forse si, comunque la locomotiva tedesca con la sua richiesta di manodopera è una tentazione irresistibile per molti bisognosi, Schengen o no. Ora la situazione dei 300 profughi di Amburgo è diventata pesante. In mezzo a una strada al freddo del Nord, perché senza permesso di lavoro non si ha diritto alle prestazioni sociali. In più il titolo di viaggio è in scadenza. Associazioni e chiese amburghesi li stanno aiutando, ma Scheele ha rincarato la dose: «Sarebbe irresponsabile dar loro false speranze, il viaggio di ritorno in Italia è l’unica opzione». Un sito tedesco in lingua inglese «Local.de» aggiunge che i profughi sono ammalati e senza soldi. Ma, nonostante Amburgo abbia offerto loro un biglietto ferroviario gratuito, nell’Italia in crisi nessuno vuole tornarci.