Notte agitata per tanti insegnanti precari, soprattutto per quelli che, a mezzanotte e un minuto di ieri, hanno scoperto di essere stati assegnati a una scuola a centinaia di chilometri da casa. Perché sarà anche vero, come ha ribadito il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che «complessivamente la mobilità riguarderà il 10-15%» dei nuovi assunti e che quest’anno dovranno spostarsi in 7mila su 38mila neo immessi in ruolo, ma per chi è toccato da questa eventualità, è il 100% della vita ad essere coinvolto. Tra le tante storie “sfornate” dall’algoritmo ministeriale, che ha abbinato docenti e cattedre, forse la più incredibile è stata raccontata dalla presidente dei Comitato insegnanti precari, Elena La Gioia, ai microfoni di Radio Inblu, network delle radio cattoliche. Protagonista della vicenda è una docente di 62 anni di Taranto, che sarà costretta a trasferirsi ad Ascoli Piceno, a 500 chilometri da casa. «Non è solo la lontananza da casa a fare problema – spiega La Gioia – ma anche il fatto che questa collega dovrà insegnare una materia che, nell’arco della sua lunga carriera da precaria, ha insegnato solo per due settimane. In pratica, a un passo dalla pensione, si dovrà trasferire lontano da casa e, per di più, dovrà rimettersi a studiare perché, ovviamente, dopo tanti anni qualcosa sarà cambiato. Ma questo – avverte La Gioia – è soltanto un caso emblematico dei tanti che si incrociano girando l’Italia». Anche se la maggioranza di chi dovrà spostarsi lo farà da Sud verso il Nord, non mancano casi di emigrazione al contrario. È, per esempio, la storia di Vanessa Scarano, insegnante di musica di 31 anni, che da Pesaro dovrà andare in Sicilia, a Trapani, un “viaggetto” di 1.300 chilometri. «L’avevo messa al 91° posto su 100», racconta sconsolata la docente di clarinetto, che, dopo quattro anni, dovrà lasciare il liceo musicale di Ancona, dove comunque potrà restare per un altro anno, avendo ricevuto un nuovo incarico di supplenza. Ma fra dodici mesi il problema si ripresenterà e la prof è intenzionata a rispondere «presente ». «Quando ho presentato la domanda ho messo in conto che avrei accettato, qualunque fosse stata la provincia di destinazione – spiega Scarano, dopo una notte insonne per la rabbia e la delusione –. Ho fatto tanto sacrifici e non posso rinunciare. Come prima scelta avevo indicato Pesaro, ma ero disposta anche a spostarmi, visto che già adesso faccio 85 chilometri al giorno per andare ad Ancona. Speravo in Massa Carrara o Frosinone, ma la Sicilia non me l’aspettavo proprio. Scoprirlo così è stata una vera batosta». Per la docente marchigiana, cambiare città potrebbe anche voler dire rinunciare alla carriera da musicista. «Sono primo clarinetto nell’orchestra sinfonica Rossini di Pesaro – sbotta – e rischio di perdere tutto, di dover rinunciare a una parte importante della mia vita e, tra l’altro, importante pure per l’insegnamento». Per la giovane docente, l’ultima speranza sarà, una volta in Sicilia, presentare domanda di trasferimento. Anche se già sa che avrà poche possibilità. «Per la musica nelle Marche ci sono pochi posti liberi», conclude sconsolata, già pensando a come organizzare la sua nuova vita sull’isola. La lunga notte dei precari è stata scandita dai tantissimi messaggi scambiati sui social netowork. Facebook e Twitter sono stati invasi da migliaia di commenti, anche di chi voleva condividere con i colleghi la gioia di essere stato “nominato” per un posto. «Sono stato assegnato alla prima provincia indicata», esulta CGLuke, destinato a Ravenna, mentre Rosa83, di Napoli, dovrà traslocare a Milano. «Ho figli piccoli – scrive su un forum – e dovrò scegliere tra lavoro e famiglia». Lo stesso dilemma che, da ieri notte, riguarda migliaia di precari della scuola.