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MINISTERO SALUTE. Procreazione assistita, le linee guida confermano i vincoli della legge

martedì 15 novembre 2011
Nessun "golpe" nel presentare le nuove linee guida della legge 40, ma solo un "polverone strumentale". Così il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, dopo le polemiche legate al presunto inserimento nelle ultime linee guida del divieto di accedere alla fecondazione assistita per le coppie con malattie genetiche, divieto che invece è contenuto già nella legge 40, che risale al 2004. Le linee guida, ricorda Roccella, sono state inoltrate al Consiglio Superiore di Sanità "come prevede la legge", ed è un testo "sul quale abbiamo lavorato, in assoluta trasparenza, da almeno due anni. La parte più innovativa, e cioè l'applicazione alla PMA delle direttive europee 23/2004 e collegate, è stata messa a punto da un osservatorio a cui partecipavano Ministero, Regioni, Istituto Superiore di Sanità, Società Scientifiche ed operatori del settore, ed è stata successivamente condivisa con le regioni, che le hanno approvate all'unanimità sempre, a tutti i livelli. La richiesta al CSS è stata fatta nel pieno delle funzioni dell'attuale governo, al contrario di quanto avvenne per il decreto con cui il Ministro Livia Turco licenziò le linee guida nel 2008, firmato addirittura a camere sciolte". Entrando nel merito, Roccella ricorda che "le linee guida possono fornire solo indicazioni per l'applicazione della legge; non possono quindi vietare né consentire più di quanto sia già previsto dalla legge vigente. La legge 40, all'art. 4, afferma che l'accesso alla PMA è "circoscritto ai casi di sterilità o di infertilità": le coppie portatrici di malattie genetiche possono ricorrere alla PMA solo nel caso siano infertili. Per quanto riguarda la diagnosi preimpianto, la legge prevede, per la parte sulle misure a tutela dell'embrione (art. 13), in particolare: "La ricerca clinica e sperimentale su ciascun embrione umano è consentita a condizione che si perseguano finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell'embrione stesso, e qualora non siano disponibili metodologie alternative", e vieta "ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni". Nelle linee guida abbiamo riportato esclusivamente alcuni passaggi del testo di legge". Ci sono state, è vero, sentenze di tribunale che hanno contraddetto questa impostazione, ma "sentenze di tribunali civili o amministrativi valgono solamente per i singoli casi esaminati e, notoriamente, non possono cambiare un testo di legge". Mentre "per quanto riguarda la volontà di schedare i pazienti, si tratta di un'accusa insensata, ingiustificata ed irresponsabile, che dimostra tutta la sua strumentalità". "Rispedisco quindi al mittente - conclude Roccella - le volgari accuse di sfacciataggine e arroganza (evidentemente rivoltemi per aver applicato la legge), ed aggiungo quelle di disinformazione e malafede".