Attualità

GIUSTIZIA E POLITICA. Processo breve: è battaglia in Parlamento

Giovanni Grasso giovedì 7 aprile 2011
Giustizia e processi del premier sono ancora il terreno privilegiato della battaglia politica, che ormai si combatte sulle barricate e senza esclusione di colpi. Con ministri, maggioranza e opposizioni precettati in aula, ieri sera, anche per una seduta notturna, in cui la tensione si tagliava con il coltello. Ieri lo scontro ingolfava in contemporanea tutte e due le Camere: mentre a Montecitorio andava in onda un braccio di ferro procedurale sul processo breve, in Commissione Giustizia al Senato la maggioranza ha messo a segno un altro blitz, votando un emendamento che sembra fatta su misura per i procedimenti penali di Silvio Berlusconi e che è stato subito irriverentemente ribattezzato «processo lunghissimo» o «ammazza Mills». La mattinata si era aperta a Montecitorio sotto il segno dell’ostruzionismo da parte delle opposizioni. I cui deputati hanno preso la parola in massa per contestare puntigliosamente e in modo smaccatamente strumentale l’approvazione del processo verbale, ovvero la "cronaca" scritta del dibattito di aula precedente. Il risultato è che l’esame del contestato provvedimento sul processo breve è slittato ancora. E i ministri sono dovuti rimanere incollati alla sedia in aula, tanto che il Consiglio dei ministri di oggi è stato convocato durante la pausa pranzo.Non sono mancate, da parte di Pdl e Lega, accuse alla presidenza della Camera di aver permesso una discussione fiume e senza precedenti sul processo verbale. Ha detto ad esempio il capogruppo leghista Reguzzoni: «In 50 anni non era mai successo: questo dipende esclusivamente da Fini». In conferenza dei capigruppi Fini ha spiegato che si trattava di una forma di protesta inedita e che da oggi avrebbe contingentato i tempi. A questo punto la maggioranza ha messo in campo la sua contromossa: spingendo il relatore della legge comunitaria a chiedere il rinvio in Commissione, ha di fatto anticipato l’esame del processo breve. In più, la maggioranza ha chiesto di procedere ieri sera alla seduta notturna. Anche questa, all’insegna dell’ostruzionismo continuo.Spiega il capogruppo del Pd Franceschini: «Fino a che ci sarà il tentativo, calpestando regole, buon senso, priorità del Paese, di portare al voto il provvedimento sul processo breve, noi non esiteremo a utilizzare ogni virgola del regolamento per impedire l’approvazione di questa legge». In aula il segretario del Pd Bersani ha attaccato a fondo Pdl e Lega: «La prescrizione breve lascerà senza processo un sacco di delinquenti, ancorché incensurati, solo per difendere Berlusconi». Replica del capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto: «Da lui ormai solo insulti». E al Senato si apre un altro fronte. La proposta di legge leghista per rendere più dura la condanna all’ergastolo è stata di fatto trasformata in una norma che agevola i difensori nella presentazione dei testi (ridimensionando il potere di ammissibilità, finora in capo al giudice) e impedendo che un processo passato in giudicato possa diventare elemento di prova in un altro. Le opposizioni hanno subito messo in evidenza che sono norme che si possono applicare sia al processo Mills (dove esiste già la condanna dell’avvocato inglese per corruzione) sia a quello Ruby, in questo secondo caso allungandone i tempi a dismisura. Commenta Roberto Rao (Udc): «È una manovra concentrica alla Camera e al Senato. Risultato: annullamento dei processi a Berlusconi».