Attualità

LA RESA DEI CONTI. Primarie, terremoto nel Pd

Roberta D’Angelo venerdì 5 ottobre 2012
​Compito arduo, quello del segretario, per evitare domani la spaccatura dell’Assemblea del Pd sulle regole per le primarie. Pier Luigi Bersani non raccoglie l’invito di Walter Veltroni a mettersi al tavolo con Matteo Renzi per trovare una soluzione condivisa. E il sindaco "rottamatore" sembra quasi compiaciuto delle indiscrezioni che parlano di regole modificate in senso restrittivo, che non gioverebbero alla sua candidatura: «Siamo al ridicolo», commenta sarcastico. Di fatto Renzi coglie l’occasione per sferrare un nuovo attacco ai vertici, che vorrebbe pensionare e invita a riflettere sull’errore che sarebbe non lasciare aperta la consultazione, nel tentativo di conquistare anche i consensi dei delusi del Pdl: «Dire no a un elettore deluso del centrodestra che vuole votare per noi è un capolavoro di "tafazzismo" (da Tafazzi, personaggio autolesionista del trio Aldo-Giovanni-Giacomo, ndr). Viene a dirci vi voglio votare e noi gli diciamo "pussa via"? No, stai scherzando?».Il sindaco attende di essere davanti alla sua platea di Prato, dove approda per il suo tour, per concedere a Bersani il proprio consenso su diversi punti delle regole come dovrebbero essere riscritte, secondo il vertice di largo del Nazareno. «Facciamo l’albo degli elettori, mi va bene. Siamo favorevoli anche al fatto che gli elenchi siano pubblici, va bene anche il doppio turno», ma «la pre-registrazione no». Sarebbe un modo per «restringere il campo dei partecipanti». Ma senza i delusi del Pdl si rischia di perdere, avvisa Renzi.Una polemica «pretestuosa», che non convince la segreteria del Pd, certa di lavorare in nome della «massima trasparenza». Le regole, spiega il responsabile economico Stefano Fassina, «sono pensate per ampliare i votanti e garantire candidati ed elettori». Il sindaco però approfitta della scena e continua con la linea pesante. La «pre-registrazione», dice, è un errore: «Così si portano a votare le truppe cammellate», mentre invece «le primarie servono a portare a votare la gente perbene». Con la pre-registrazione «non solo vai a fare la coda la domenica ma devi andare la domenica prima a pre-registrarti per dire che la domenica dopo vai a votare». E giù ancora su Bersani, convinto che «le regole servono per evitare che a votare venga "Batman", ma questo signore non ha mai votato alle nostre primarie e mai lo farebbe. "Batman", invece, ha votato insieme all’ex capogruppo del Pd alla Regione Lazio...».Toni sempre aspri, dunque, malgrado le raccomandazioni di Veltroni, che ieri è andato a trovare Bersani nel suo studio, per consigliare una soluzione pacifica della querelle. L’ex segretario parla anche a nome dei 29 parlamentari che hanno firmato un appello perché non si restringa il campo degli elettori. La materia del contendere resta la modalità di registrazione per il voto: per la segreteria è una garanzia contro l’inquinamento, per i renziani un ostacolo per disincentivare la partecipazione.Ma la segreteria di Bersani contesta fortemente la volontà di restringere il campo. «Si tratta di organizzare sempre meglio rispetto al passato l’affluenza al voto e con tanti candidati il doppio turno si rende necessario», si spiega, respingendo le parole di Renzi che sulle regole costruirebbe ormai la propria campagna elettorale.Oggi comunque si riunirà il comitato chiamato ad apportare le modifiche allo Statuto, per consentire a Renzi e agli altri esponenti del Pd di competere con Bersani, Vendola e Tabacci. Quindi domani il segretario potrebbe presentare un documento, con le nuove regole, da mettere ai voti e poi da portare al confronto con gli altri candidati extra-pd. Renzi ha già fatto sapere che non sarà all’Assemblea, dove comunque potrebbe partire la conta. «Paghiamo la scelta di Bersani di non aver seguito lo Statuto, che prevede un Congresso a ridosso delle elezioni, con tanto di primarie per scegliere la linea e il segretario, che deve essere il candidato premier del partito», spiega il costituzionalista Stefano Ceccanti. «Ma restringere il campo delle regole ora – concorda il politologo Salvatore Vassallo – sarebbe un boomerang».