Attualità

Qatargate. Pressing dei leader Ue sull'Eurocamera. I giudici: rete corruttiva estesa

Giovanni Maria Del Re, Bruxelles venerdì 16 dicembre 2022

Sospeso l’accesso alla Ong “No peace” «La Ong No peace without justice, coinvolta nelle indagini, è stata sospesa dall'accesso al Parlamento Europeo, insieme agli accrediti delle 11 persone collegate». Lo ha detto la presidente dell’assemblea, Roberta Metsola: «Ci sono falle che vanno chiuse, guardiamo alle Ong iscritte nel registro trasparenza, e a quelle che non lo sono, ma prendono i nostri fondi».

Si allarga sempre più l’inchiesta sul Qatargate, come si poteva prevedere. Secondo un decreto di perquisizione eseguito nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza, su delega della procura di Milano, nell'ambito dell’ordine di investigazione europeo richiesto attraverso Eurojust dalla procura federale di Bruxelles, sarebbe stato individuato «un gruppo indeterminato e molto ampio di persone» dedito alla consumazione di «fatti di corruzione» che avrebbe operato all'interno di «strutture europee con o senza legami con l'Unione Europea».

L'INCHIESTA
Illazioni azioni sempre forti sui socialisti Kaili: «Non finirò come Ifigenia» Discussione accesa al Consiglio Ue.
Ok allo stop a tutti i dossier legati al Qatar. E ora si indaga pure sui “gettoni” parlamentari


Una notizia che lascia presagire nuovi, importanti sviluppi nell’inchiesta, mentre continuano le rivelazioni a mezzo stampa. Ieri il quotidiano belga Le Soir ha riferito delle dichiarazioni di uno degli indagati chiave, Francesco Giorgi (partner dell’ex vicepresidente del Parlamento Europeo, la socialista greca Eva Kaili, anche lei in carcere). Giorgi, secondo i documenti giudiziari citati da Le Soir, «ha ammesso di far parte di un'organizzazione usata sia dal Marocco che dal Qatar per intervenire negli affari europei». L’ex eurodeputato Antonio Panzeri sarebbe stato il capo dell’organizzazione, Giorgi responsabile della gestione delle enormi quantità di danaro. Il giornale riferisce che Panzeri, Giorgi e l’eurodeputato Pd Andrea Cozzolino (di cui da ultimo era assistente Giorgi, e finora fuori dall’indagine) sarebbero stati in diretto contatto con i servizi segreti marocchini, il Dged. «Sono profondamente indignato per le vicende giudiziarie», ha detto poi lo stesso Cozzolino, precisando di essere «del tutto estraneo alle indagini». Una situazione scottante, che spiega l’intervento alla base dell’inchiesta dei servizi belgi insieme a quelli di altri 4 Paesi Ue, tra questi anche le agenzie italiane Aise e Aisi.

Come se non bastasse, si è attivato anche il procuratore europeo, Laura Codruta Kövesi (che coopera con l’Olaf, l’ufficio antifrodi Ue), che ha chiesto la rimozione dell’immunità parlamentare per Kaili, ma anche di un’altra eurodeputata, anche lei greca, ma del Ppe, Maria Spiraki. Questo però per un altro filone: un comunicato parla di sospetto di «frode a danno del bilancio Ue, in relazione alla gestione dei gettoni parlamentari, in particolare per quanto riguarda la remunerazione degli assistenti ». E intanto la procura di Atene ha a sua volta avviato un’inchiesta sull’ex vicepresidente. «Non farò la fine di Ifigenia», ha detto Kaili attraverso il suo avvocato Michalis Dimitrakopoulos, in riferimento alla figlia sacrificata, nel mito greco, di Agamennone e Clitennestra. «Tutte le azioni e le iniziative della signora Kaili – ha proseguito il legale - sono state approvate dal Parlamento europeo».

Uno sfondo drammatico per il Consiglio Europeo apertosi ieri, con il tradizionale incontro con il presidente dell’assemblea Ue. «Molta parte dello scambio con i leader europei – ha riferito poi la stessa Metsola - è stata dedicata all'inchiesta che tocca il Parlamento». Alla fine, il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel le rivolge un messaggio a nome dei 27 capi di Stato e di governo: piena fiducia sull’inchiesta giudiziaria, pieno sostegno e fiducia che la presidente prenderà «tutti i passi necessari per migliorare e proteggere il funzionamento del Parlamento Europeo». Un messaggio che è anche un chiaro monito dei leader a Metsola. «Attueremo un ampio pacchetto di riforme nel 2023 – assicura la presidente - esistono falle che vanno chiuse come quella degli ex membri del Parlamento europeo o nel registro della trasparenza ». In preparazione un piano in 10 punti per affrontare la corruzione al Parlamento.

Ieri Metsola ha dovuto anche precisare i suoi rapporti con il Qatar. «Sono stata invitata ad andare ai Mondiali – assicura - ho rifiutato perché ho delle preoccupazioni su quel Paese», e «ho avuto due incontri con i rappresentanti del governo del Qatar a Bruxelles dove ho ricevuto gli inviti che ho rifiutato». Ieri il Parlamento Europeo ha approvato come previsto (546 sì e solo due no) la risoluzione che chiede lo stop a tutti i dossier legati al Qatar, chiedendo inoltre una commissione d’inchiesta e misure per maggior controllo e trasparenza. In preparazione, un piano in dieci punti per affrontare la corruzione. Previsto anche lo stop all’accordo Ue-Qatar sull’aviazione civile. Critiche, intanto, al popolare ceco Tomas Zdechovsky, presidente del gruppo di amicizia Bahrain-Ue accusato di aver fatto una visita non dichiarata in Bahrein nell’aprile 2022.

ANSA

Il ruolo-chiave dell’ambasciatore Atmoun, cresce il peso di Rabat

All'origine di tutto il Qatargate ci potrebbe essere stata una soffiata arrivata direttamente dagli Emirati Arabi Uniti all'intelligence del Belgio, che avrebbe portato gli “007” sulle tracce di un centro di studi del Marocco a Bruxelles dietro il quale si nascondeva una centrale di spionaggio collegata con l'ambasciatore marocchino in Polonia, Abderrahim Atmoun, citato nelle carte come il “trait d'union” con Panzeri e Giorgi.

Ora che le carte della procura di Bruxelles hanno fatto entrare a pieno titolo il Marocco nell'inchiesta, si alza un velo su vicende che hanno acceso polemiche feroci in seno ad alcune commissioni del Pe: a cominciare dalla ratifica per lo sfruttamento delle risorse del Sahara Occidentale. Obiettivo per il quale Rabat ha smosso mari e monti. Nel 2017 al tavolo della commissione parlamentare mista Marocco-Ue, in qualità di copresidente sedeva proprio Atmoun. Un rapporto che evidentemente non si è interrotto con la partenza di Atmoun verso altri lidi. Il capo della Dged, i servizi segreti di Rabat, Yassine Mansouri, è ora sospettato dai giudici belgi di essere un personaggio chiave dello scandalo mazzette. Sarebbe stato lui a pensare alle modalità di pagamento per gli arrestati, compresi i contanti emessi in Belgio. Una notevole capacità di penetrazione nel sistema europeo dei servizi di Rabat.

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