FESTA DEL 2 GIUGNO. Riforme, pressing di Napolitano Verso la nomina di 25 «saggi»
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto questa mattina al Quirinale il presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta, con il ministro per le Riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello, e il ministro per i Rapporti con il Parlamento e coordinamento attività di governo, Dario Franceschini. Si è trattato di un vertice sulle riforme: mentre continua il dibattito sul semipresidenzialismo, argomento che divide il Pd e la maggioranza, l'incontro con il capo dello Stato è servito a fare il punto sul percorso da seguire per l'avvio del cosiddetto comitato dei 40. Poco dopo Napolitano ha ricevuto anche il vicepremier Angelino Alfano.
Al centro dei colloqui, il percorso e le modalità per raggiungere l'obiettivo delle riforme. L'intenzione del governo, ribadita oggi anche nell'incontro al Colle, è quella di andare rapidamente avanti sulla strada delle riforme costituzionali. Nel vertice si sarebbe accennnato anche alla consultazione popolare che si intende prevedere come obbligatoria ed al comitato dei 'saggi' che l'esecutivo nominerà per avere una consulenza di tecnici esperti. Gli esperti saranno 25 e fra loro ci sarebbero i saggi della commissione Napolitano che non hanno avuto incarichi di governo, come Valerio Onida e Giovanni Pitruzzella, o l'ex presidente della Camera, Luciano Violante.Ma sulle parole pronunciate ieri dal presidente della Repubblica, sui 18 mesi che sarebbero un tempo congruo per fare le riforme, oggi arriva l'attacco di Beppe Grillo che sul blog scrive: "Napolitano ha detto che 'il governo Letta è un'esperienza a termine', durerà 18 mesi, quando lui sarà alla soglia dei 90 anni. Mi domando, con quale autorità il presidente della Repubblica definisce la durata di un governo?». E sul presidenzialismo l'attacco del leader 5Stelle a Berlusconi: «Vuole diventare Duce».Napolitano: «Riforme entro18 mesi. Sul presidenzialisno sarò neutrale». Un "governo eccezionale", che deve non solo combattere la crisi ma finalmente approvare le riforme istituzionali; un esecutivo che, proprio per la sua straordinarietà, è "senza dubbio a termine". Per questo i 18 mesi per chiudere le riforme, indicati dal premier Enrico Letta, sono un tempo "appropriato", ma sono anche il limite massimo. Il presidente Giorgio Napolitano ieri, festa della Repubblica, è tornato a chiedere "operosa laboriosità" alle forze politiche e al Parlamento. Silenzio assoluto sul tema caldo del presidenzialismo."Non dirò nulla sul contenuto delle riforme istituzionali", su questo tema "resterò assolutamente neutrale", ha assicurato il presidente. Dai giardini del Quirinale, visitati ieri da un mare di gente che lo ha a lungo applaudito, ha continuato a spronare le forze politiche, passando dall'ottimismo alla preoccupazione. Il capo dello Stato da un lato ha detto di vedere un Paese "determinato a superare la crisi", dall'altro ha esortato le forze politiche a trovare finalmente un accordo sulle riforme, ammainando "le proprie bandiere o i propri modelli".Intanto preme l'acceleratore del presidenzialismo il Pdl, che attraverso il segretario e vice premier Angelino Alfano annuncia: "Siamo vicini alla meta". "In questi 20 anni - spiega Alfano in un'intervista pubblicata oggi su Il Giornale - abbiamo combattuto per il primato della sovranità popolare. La scorsa legislatura abbiamo fatto passare il presidenzialismo al Senato ma, purtroppo, ci hanno bloccato alla Camera. Ora siamo vicini alla meta perché le aperture arrivate dal Pd sono importanti: i segnali arrivati da Renzi, da Veltroni e dallo stesso Letta sono incoraggianti".In realtà Alfano semplifica il punto di vista del Pd, che ufficialmente non si è mai spinto oltre un semipresidenzialismo legato a una legge elettorale a doppio turno. Se il dalemiano Nicola Latorre è favorevole "prevedendo i dovuti contropoteri, una seria legge sul conflitto d'interessi, e un sistema elettorale maggioritario", gli ex Ppi e anche l'ala sinistra appaiono contrari. Rosy Bindi invita Letta a pensare piuttostoalla crisi economica e il viceministro all'Economia Stefano Fassina non crede che "il governo debba impegnarsi troppo a indicare una soluzione per la forma di Stato e di governo".Ma sull'apertura di Letta piovono critiche soprattutto a sinistra. Molto duro il giurista Stefano Rodotà: "Sono rimasto stupito che un politico accorto come l'attuale presidente del consiglio, Letta, abbia detto che il prossimo presidente della Repubblica non sarà eletto con il sistema dei grandi elettori. Loro non ci sono riusciti e vogliono uscire dalle loro difficoltà per la via delle riforme". Contrario anche il leader di Sel Nichi Vendola: "Parlare di presidenzialismo in un paese che non è riuscito nemmeno a fare la legge sul conflitto di interessi è segno di uno sbandamento culturale".