Intervista. De Micheli: «Preoccupa il profilo politico del nuovo Pd»
Paola De Micheli
La pausa delle feste attenua i malumori degli esclusi dalla segreteria del Pd, ma non la determinazione a essere comunque protagonisti. Paola De Micheli, arrivata quarta alle primarie, non demorde.
Il Pd ora è operativo. Come le sembrano le scelte un po' in solitaria di Schlein?
Le scelte di Elly Schlein non mi sembrano unitarie. Non solo per l’esclusione delle due mozioni che non sono arrivate alle primarie, ma soprattutto per l’assenza di rappresentanza del mondo cattolico e di alcune deleghe molto delicate. Penso alla difesa e alla sicurezza, inoltre alcune figure determineranno una necessità di sintesi, ad esempio sul tema dei termovalorizzatori.
Lei e Cuperlo non siete rappresentati in segreteria: avete avuto contatti con Schlein dalla sua elezione?
Ho avuto modo di parlare con la segretaria. Le mie opinioni prima le comunico a lei e dopo diventano pubbliche. Non rinunciamo al lavoro di modernizzazione che abbiamo sviluppato durante il congresso. Meloni vuole imporre una nuova cultura della destra. Noi dobbiamo costruire un’alternativa, illustreremo le nostre proposte con iniziative dell’associazione Rigenerazione Democratica e le porteremo in Direzione.
Il Pd vira a sinistra?
Il Partito democratico è un partito di sinistra e di centrosinistra. Mi preoccupa in questa fase iniziale il profilo culturale e politico del nuovo Pd e una questione di fondo: l’egemonia nell’opposizione e la definizione di una agenda totalmente alternativa al governo.
La segretaria si è sganciata dalle correnti?
Non ho mai attribuito alle correnti né poteri salvifici né poteri distruttivi, anzi, durante la recente campagna elettorale avevo proposto di regolamentarle. Sicuramente né Schlein, né tutti gli altri segretari che avevano dichiarato di voler chiudere le correnti lo hanno fatto o lo faranno, perché un partito che ha l’ambizione di raggiungere il 30% deve rappresentare il pluralismo interno fino in fondo.
Anche l’area di Bonaccini è insoddisfatta. Il governatore ha sbagliato mosse?
Una mozione così variegata come quella di Bonaccini inevitabilmente non si sente rappresentata a pieno. Spero che in Direzione nazionale potremo recuperare la profondità della discussione su quei temi che oggi appaiono esclusi.
Schlein ha annunciato battaglie sui temi etici, che vedono posizioni distanti. Ci sarà spazio per le diverse sensibilità?
Cercheremo di prendercelo, questo spazio, con uno stile costruttivo per affrontare i temi etici. La nostra storia nasce dalle esperienze di sinistra fino al cattolicesimo democratico. Il Pd deve rappresentare la maggioranza degli italiani e sui temi etici è sempre riuscito a fare sintesi in questi anni.
Il Pd sarà «un problema per Meloni »? La leader dem è scesa già più volte in piazza.
Penso che l’opposizione al governo si faccia generando alleanze con le persone nel Paese e rappresentandole in Parlamento. Dobbiamo avanzare proposte alternative a quelle disastrose del governo. Un esempio, la sanità: se il governo non modifica le proprie politiche ci saranno nuove disuguaglianze da affrontare. Il governo depaupera la sanità pubblica e obbliga le persone ad accedere a quella privata. Il nostro radicale “no” all’autonomia differenziata deve essere accompagnato da una proposta moderna di garanzia di diritto alla salute per tutti.
Con il Movimento 5 stelle si è riallacciato il dialogo?
Sul piano personale non è mai venuto meno. Penso che anche il M5s sta affrontando una fase di ridefinizione della propria identità e del proprio ruolo. Possiamo però da subito costruire l’unità delle opposizioni su un tema come il Pnrr. Su altri temi invece sono realista, ci saranno distinguo fra i tre partiti dell’opposizione perché alle Europee del 2024 si voterà con il proporzionale. La cosa certa è che l’organizzazione dell’opposizione al governo Meloni è urgente, perché il governo sta prendendo decisioni che rischiano di farci trovare in poco tempo in un’Italia che nessuno vuole, nemmeno quelli che hanno votato per la destra.