Premio Focsiv. I volontari cambiano il mondo
I premiati: (da sinistra) Marco Alban, suor Angel Bipendu Nama, Chiara Passatore, Samuel Murage
Emozionati. Abituati più a loro agio accanto ai più deboli che a ricevere premi. Come suor Angel Bipendu Nama, medico, che a largo di Lampedusa salva e cura migranti sulle navi della nostra Marina militare. Come Chiara Passatore, ventiseienne, volontaria in servizio civile tra piccoli con disagi della Romania. Come Marco Alban, impegnato in Burkina Fasu e Mali, il cui progetto sarà sostenuto con 20mila euro donati dalla Chiesa cattolica. O come Samuel Murage Kingori, volontario del Saint Martin Csa - Catholic social Apostolate della regione di Nyahururu in Kenia.
Cioè gli esempi migliori di chi agisce «per la sostenibilità ambientale, lo sviluppo umano, il bene comune dei territori, delle comunità e delle persone», e per questo oggi hanno ricevuto il "Premio volontariato internazionale Focsiv" (giunto alla ventitreesima edizione). Durante una lunga cerimonia aperta dal presidente della Focsiv, Gianfranco Cattai, e condotta dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, e che ha visto la partecipazione fra gli altri della presidente della Commissione cultura del Parlamento europeo, Silvia Costa, di don Michele Autuoro, direttore della "Fondazione Missio", di Federico Soda, direttore dell’Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo, e di molti altri ospiti.
Per tutte le categorie previste dal riconoscimento è stato considerato, «come criterio preferenziale di selezione», l’impegno verso interventi tesi a promuovere lo sviluppo sostenibile, alla luce di quanto indicato dall’Enciclica di Papa Francesco “Laudato si'” sulla cura del Creato e dall’Accordo della XXI Conferenza del Clima COP 21 di Parigi.
«Sono molto contento di questo premio – ha detto Murage Kingori – e rappresento i milleduecento volontari in Kenia del Catholic social Apostolate. È stato riconosciuto il valore del volontariato anche in un luogo così lontano come l’Africa».
Un premio che «per noi volontari internazionali è molto importante – ha spiegato Marco Alban –, perché al di là della sana competizione, è l’occasione di parlare e fare cultura sul volontariato internazionale» e di questo «c’è tanto, tanto bisogno».
Chiara Passatore poi lo confessa: ricevere il Premio Focsiv «è l’ultima delle cose che mi sarei aspettata». Non fosse perché – confessa ancora – «sono partita (per la Romania, ndr) fondamentalmente per fare una cosa per me, se poi sono riuscita a fare qualcosa per gli altri ne sono contenta. Ma ero partita per crescere io e tornare più forte».
Tre interventi in tre Paesi diversi con un comune denominatore sottolineato dalla Focsiv: «Camminare insieme alle comunità per uno sviluppo umano sostenibile capace di agire sulle situazioni di vulnerabilità e provocare processi di crescita».
Come la visione complessiva realizzata da Marco in Burkina Faso e Mali, dove, partendo da una risposta al problema ambientale di riciclare rifiuti plastici, si interviene anche sull’educazione, la malnutrizione, l’accesso all’acqua, lo sviluppo agricolo.
Oppure il lavoro di Chiara per l’integrazione dei bambini della comunità rom e più a rischio di dispersione scolastica in una delle regioni della Romania, sapendo «l’educazione dei minori più vulnerabili può rinforzare la certezza che solo investendo nelle nuove generazioni si può rompere il circolo vizioso della povertà».
Una consapevolezza che è diventata scelta di vita per Samuel Murage Kingori, che ogni giorno a Nyahururu si occupa di diritti dell’infanzia, «iniziando dal miglioramento della qualità della vita dei bambini provenienti dalla strada o vittime di violenza», per i quali era necessario innanzi tutto protezione ed affetto.
L'Europa scommette sul volontariato
L’impegno è stato formalizzato. Con la risoluzione approvata di recente dall’Europarlamento «sul servizio volontario europeo e la promozione del volontariato in Europa». Chiede alla Commissione di istituire il "Corpo di Solidarietà" europeo, che era stato annunciato dal Commissario Jean-Claude Juncker nel suo discorso sullo stato dell’Unione.
Ma anche di estendere l’accesso all’esperienza del volontariato europeo e internazionale a tutti i cittadini europei e non solo ai giovani. Di riconoscere il contributo anche economico del lavoro dei volontari anche come cofinanziamento nei progetti europei. Di certificare e quindi riconoscere lo status di volontario «per agevolare la mobilità europea e internazionale», il riconoscimento delle competenze (sia nello "Youth passaport" che nell’"Europass").
Un’iniziativa che Silvia Costa, presidente della Commissione cultura del Parlamento europeo, intervenendo alla premiazione Focsiv, ha ribadito di dedicare «ai 100mila giovani europei tra i 17 e i 30 anni che in questi vent’anni hanno partecipato alla esperienza del Servizio volontario».