Prato. Mafia cinese, arrestato anche il capo dei capi in Italia
C'è anche il "capo dei capi" della mafia cinese in Italia tra i 33 arresti per associazione a delinquere di stampo mafioso effettuati oggi a Prato e in altre località. Si chiama Zhang Naizhong, 58 anni, sposato e con un figlio, ed è stato catturato a Roma; la sua organizzazione ha base operativa a Prato e ramificazioni in diversi Paesi europei: Francia, Spagna, Portogallo, Germania e Polonia. L'operazione, denominata "China Truck", ha impegnato 130 poliziotti del Servizio Centrale Operativo e delle Squadre mobili di Prato, Roma, Firenze, Milano, Padova e Pisa, 18 pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine di Firenze e Roma, il Nucleo Cinofili di Bologna e il Reparto Volo di Firenze e Roma; stanno collaborando attivamente la polizia francese e spagnola.
Zhang è stato sorpreso dai poliziotti all'alba nel suo appartamento, all'interno di un condominio in viale Marconi a Roma. Nell'abitazione, apparentemente modesta, sono stati trovati numerosi gioielli e orologi di lusso e circa 30mila euro in contanti, mentre sotto casa erano parcheggiate diverse auto di grossa cilindrata nella disponibilità del boss cinese. Zhang era pedinato da tempo e nel suo ultimo giorno di libertà, ieri, quando si è recato da Roma a Prato per visitare alcune delle sue aziende, per tentare di far perdere le sue tracce ha cambiato per ben otto volte la vettura. Tra gli arrestati, oltre al figlio di Zhang, suo braccio destro
nell'organizzazione criminale cinese, anche la segretaria della cosca, che aveva il compito di tenere la contabilità illecita e che al
tempo stesso era l'amante del capo dei capi.
Una rete in tutt'Europa
Il boss, con un accordo con il numero due dell'organizzazione, era riuscito anche a imporre un accordo per porre fine alla guerra fra bande di cinesi che tra il 2005 e il 2010 portò a una quarantina di morti ammazzati con armi bianche. Zhang è originario dello Zhejiang, il suo "vice" del Fuyang, regioni che storicamente si contendono il controllo delle comunità di emigrati. Una situazione di "guerra" analoga, hanno ricostruito ancora gli inquirenti, si è poi verificata anche nella comunità cinese di Parigi e fu ancora una missione del capo dei capi, accompagnato dal numero due, a pacificare anche quella situazione. La decisione per evitare che i fatti di sangue portassero a portare l'attenzione sugli affari illeciti dell'organizzazione di stampo mafioso.
La lunga e complessa indagine è partita nel 2011 e riguarda un'associazione criminale che ha affermato la sua egemonia nel controllo del traffico delle merci su strada in tutta Europa, imposta con metodi mafiosi ed alimentata dagli introiti provenienti da attività criminali tipiche della malavita cinese. "Riuscire a individuare una complessa organizzazione mafiosa cinese non è ordinario ma eccezionale - ha commentato il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero De Raho - Riconoscere i caratteri mafiosi è un fatto quasi incredibile, frutto di un'indagine di altissimo livello. Ormai cominciano a profilarsi come stabilmente operanti nel territorio mafie straniere, cinesi, albanesi e rumene; è importante tenere alto il livello quando queste associazioni inquinano la nostra economia".