E da ieri mattina Caivano ha conquistato il (tristissimo) primato del comune con la più alta superficie di terreni sequestrati nell’intera "Terra dei fuochi": 600mila metri quadrati. Risultato dell’ultima – ennesima – operazione condotta dal Corpo forestale di Napoli. Seguendo la falda freatica, gli uomini del generale Sergio Costa hanno individuato e sequestrato tredici pozzi avvelenati e quindici fondi agricoli tra campi seminati e pronti per la raccolta di ortaggi su un’area di 43 ettari tra Sammereto e Pascarola (appunto nel comune caivanese). Un sequestro resosi urgente visto che la Procura di Napoli procede per il reato di "avvelenamento di acque destinate all’alimentazione".
Acque al triclorometano e arsenico. Dalle analisi dei pozzi, è infatti emerso un superamento dei limiti di contaminazione delle acque sotterranee per la presenza di manganese (fino a più di venti volte il limite normativo), triclorometano (oltre cento volte il limite) e arsenico (oltre il doppio del limite). E la gran parte dei terreni sequestrati era coltivata a cavolfiori, broccoli, verze, finocchi, cicoria e zucchine la cui raccolta era imminente o in atto, il resto dei terreni erano pronti per essere seminati a spinaci o per coltivare di prodotti ortofrutticoli comunque destinati all’alimentazione umana.
Pozzi "chiusi" anche nel casertano. A proposito ancora di pozzi e acque sotterranee. È datata 8 novembre 2013, venerdì scorso, l’ordinanza del sindaco di Caserta, Pio Del Gaudio, che, vista la «rilevante contaminazione da metalli tossici» dovuta a «una contaminazione antropica» registrata dall’Arpac (l’Agenzia campana per l’ambiente), «ordina «ai proprietari dei pozzi siti in località "Lo Uttaro" l’interdizione dell’uso delle acque emunte degli stessi». Una situazione che era già stata denunciata tempo addietro da alcuni organi d’informazione locali.
De Laurentis: «Cosa state facendo?». Intanto scende in campo il Napoli. «Caro Luigi, quale azione state mettendo in atto tu e il presidente della Regione Caldoro sull’inquinamento dei suoli in Campania? Qui ci vuole una class action»: lo ha chiesto il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentis, parlando della "Terra dei fuochi" ad un convegno, sempre ieri mattina. Terra nella quale – ha aggiunto – «i napoletani e i politici italiani permettevano che fossero sversate quantità incredibili di materiale cancerogeno». Così De Laurentiis lo ha chiesto ancora al sindaco, seduto di fronte a lui: «Qual è l’azione che i politici stanno mettendo in campo sul tema?". Caro sindaco, devi dichiararti insieme a Caldoro, altrimenti diventate conniventi a vostra volta».
La gioia di Caldoro e De Magistris. Le risposte istituzionali (grate e soddisfatte, quasi gioiose) sono arrivate a strettissimo giro. Praticamente immediata quella di De Magistris: «Ha fatto bene De Laurentis, dobbiamo essere tutti schierati su questa battaglia. Non deve passare il messaggio che la Campania è tutta inquinata. Andiamo all’individuazione dei siti inquinati e a una grande battaglia per i soldi per le bonifiche. Dico sì al principio chi inquina paga» e «diamo un calcio alle ecomafie». Poco più tardi commenta anche Stefano Caldoro, il governatore, che affida la sua contentezza a un
tweet: « "Terra dei Fuochi. Bene De Laurentis. La "mia" regione dopo vent’anni ha iniziato la svolta. C’è solo una parte. Ambiente, salute e cittadini».
Testimonial i più giovani. Ragazzi testimonial della legalità nella terra dei fuochi, infine. È l’iniziativa che oggi vede protagoniste due scuole secondarie di primo grado provenienti da comuni della provincia di Napoli e Caserta e si lega al progetto per le scuole "Da Terra dei fuochi a Terra Felix" realizzato da Legambiente con Ecopneus per l’anno scolastico 2013-2014.