Economia. Poste-Enav, privatizzazione al via
Il vertice di governo ha rispettato le attese anche sugli altri punti annunciati: varato un provvedimento che stabilisce nuove regole per il rientro dei capitali detenuti illegalmente all’estero. «Non si tratta di uno scudo, non c’è l’anonimato », ha assicurato Letta marcando la distanza dalle misure adottate qualche anno fa dall’ex ministro Tremonti. Il ministro Saccomanni ha aggiunto che «non c’è nessuno sconto sulle imposte né altre forme di condono o amnistia», c’è invece «la riduzione delle sanzioni amministrative e la modifica di quelle penali, ridotte del 50%». Nello stesso decreto trova posto l’annunciata abrogazione del taglio delle agevolazioni fiscali. La disposizione era contenuta in un comma della legge di Stabilità e avrebbe comportato una riduzione delle detrazioni Irpef dal 19 al 18% già nelle dichiarazioni dei redditi relative al 2013. Il riordino degli sconti fiscali non scompare dall’orizzonte ma viene trasferito nella delega fiscale ora in Parlamento, un veicolo dai tempi più lunghi. Il rinvio apre un problema di copertura da quasi 500 milioni di euro per il 2014, che sarà assicurata incrementando gli obiettivi di risparmio della spending review a cui sta lavorando il commissario Carlo Cottarelli.
Come annunciato nei giorni scorsi dallo stesso Letta il governo ha poi rinviato dal 16 febbraio al 16 maggio i termini per il pagamento da parte delle imprese dei contributi Inail, che in base alla legge di Stabilità quest’anno saranno tagliati da 3 a 2 miliardi complessivi nell’ambito della riduzione del cuneo fiscale. «Diamo alle imprese tre mesi di liquidità in più in un momento in cui reperire il credito è così faticoso», è stato il commento del premier. Tornando alle privatizzazioni, Saccomanni ha spiegato che il governo punta ottenere da questa prima tornata fino a 5,8 miliardi. Poste è stimata infatti tra i 10 e i 12 miliardi e quindi il 40% vale tra 4 e 4,8 miliardi, mentre la valutazione di Enav è dell’ordine di 1,8-2 miliardi e il 49% equivale dunque a circa 1 miliardo», ha aggiunto il ministro.
Nulla esclude che in futuro altre tranche delle due aziende possano essere messe sul mercato dal momento che ad esempio Eni o Enel, sono tuttora controllate dallo Stato con quote di poco superiori al 30% del capitale. Intanto entro due anni il governo conta di avviare la cessione di quote di altre aziende. Ieri non si sono fatti altri nomi ma il dossier è aperto e riguarda Stm, Sace, Fincantieri, Cdp Reti (asset della Cassa depositi e prestiti che già controlla il 30% di Snam e nella quale confluirà anche Terna) e Grandi Stazioni (controllata delle Ferrovie dello Stato). Previsto anche la vendita di un ulteriore 3% dell’Eni dopo un riacquisto di azioni proprie fino al 10% del capitale. Gli incassi delle privatizzazioni andranno tutti alla riduzione del debito pubblico, come prevedono del resto le norme europee.
Diverso il discorso per le risorse una tantum che affluiranno dal rientro dei capitali dall’estero. Letta ha detto esplicitamente che «saranno utilizzati per la riduzione delle tasse sul lavoro». Mentre Saccomanni ha indicato la copertura di spese in conto capitale, «come il rimborso dei debiti della verso le imprese o l’allentamento del patto di stabilità per gli investimenti ». L’obiettivo dell’operazione è quello di rendere più conveniente per gli evasori il rientro dei capitali facendo leva da un lato sulla riduzione delle sanzioni e dall’altro dal maggior rischio di essere scoperti. A questo mirano gli accordi bilaterali con i paradisi fiscali, a partire da quello con la Svizzera che il governo punta a concludere in tempi brevi.