Attualità

Il caso. Poste, anche la Versilia si ribella ai tagli

Paolo Viana domenica 19 luglio 2015
«Buongiorno, sono Iacopo Menchetti, giovane di Valpromaro, frazione dei comuni di Camaiore e Massarosa, Provincia di Lucca. Faccio parte del Comitato paesano e Vi scrivo in merito al piano di tagli di Poste Italiane che prevede la chiusura di 59 uffici e la riduzione di orario di altri 37 sportelli in Toscana, tra cui quello di Valpromaro, che si trova nelle Seimiglia. Dopo una prima intenzione comunicata a febbraio, sospesa per scopi chiaramente elettorali, l’azienda torna all’attacco con un piano di chiusure che si concentra nelle aree rurali, collinari o montane, dove l’ufficio postale rappresenta un presidio essenziale e irrinunciabile per la popolazione anziana, ma anche per i giovani, le aziende e i turisti…». Il grido d’aiuto arriva dal-l’Italia profonda, stropicciato, con la posta del mattino: potrebbe anche essere l’ultimo e non tanto per via di quei mille chilometri di fibra ottica che saranno posati entro l’autunno sotto l’erba della Versilia e che a sentire le promesse della Regione renderà tutto digitale, compreso il Caciucco.  Il via libera dell’Antitrust e l’approssimarsi della quotazione in Borsa ha imbaldanzito Poste Italiane: il 7 agosto inizieranno i lavori di smontaggio e l’ufficio postale di Valpromaro non sarà più operativo dal 7 settembre. In questi mesi, il Comitato ha fatto di tutto, coalizzandosi con i lavoratori, le amministrazioni, i gruppi, le altre associazioni. Ha scritto - ma le lettere saranno state poi recapitate? - contro il «folle, miope e criminoso piano di tagli » ordito dalla società postale, che, come si sa, ha ottenuto dall’Authority per le comunicazioni anche il via libera alla consegna a giorni alterni della corrispondenza per il 25% degli italiani. (Anche se, in questi giorni, il governo ha stanziato 89 milioni di euro che potrebbero risolvere molti problemi sia sul fronte della chiusura dei piccoli uffici che su quello del recapito a giorni alterni). Una smobilitazione contro cui il Davide- Valpromaro non smette di lottare, fino all’ultimo giorno, in nome di un’Italia diversa da quella che ha in mente il Golia-Francesco Caio, l’ad di Poste Italiane che ha promesso al gover- no di digitalizzare gli italiani e soprattutto di drenare quattro miliardi con la privatizzazione. Il Comitato paesano ha inviato una lettera aperta il 9 luglio all’indirizzo del governatore Enrico Rossi, per esprimere la rabbia della gente che si è sentita «irrisa» dalla promessa di «valutazione dei singoli casi e apertura di tavoli di confronto a livello locale fra azienda e enti» che non ci sono mai state. I toscani, si sa, sono accoglienti ma anche fumantini: per secoli, proprio in questo paesino della Lucchesia, hanno offerto un tetto ai pellegrini della via Francigena, ma ciò non li rende più accomodanti rispetto alle promesse non mantenute. In tal senso, ricordano al governatore che «riscossero grande apprezzamento, anche dell’opinione pubblica, le parole da Lei pronunciate dinanzi a oltre 100 Sindaci dei comuni coinvolti da Lei convocati a Firenze.  Fu detto in quel consesso: “Non passeranno i tagli agli uffici postali in Toscana”. All’indomani delle elezioni che L’hanno riconfermata alla guida della nostra Regione, tutto si ripropone, con le stesse modalità, la stessa sfrontatezza e arroganza di Poste Italiane, nei confronti dei territori e delle comunità locali. Quei territori e quelle comunità che fanno tanta parte della nostra Toscana, che ne costituiscono un valore da preservare, e che rischierebbero di essere definitivamente minacciati da ulteriori penalizzazioni sul piano del servizio pubblico». Il sindaco di Camaiore, Alessandro Del Dotto, giura però sulla coerenza di Rossi: «La Regione è schierata con noi – assicura – confermandoci che chiederà un incontro con il Governo che non può rimanere in silenzio e con l’Amministratore delegato di Poste S.p.a. Inoltre, Rossi chiederà ai parlamentari locali di mobilitarsi con interrogazioni al governo e, sul fronte dell’Uncem, la prossima settimana sarà convocato il coordinamento che rappresenta tutti i Comuni per decidere un calendario di iniziative di protesta di livello regionale in tutti i territori». Già nei giorni scorsi, il governatore si era mosso chiedendo al governo l’apertura di un tavolo di confronto «vero». Inoltre, il Consiglio regionale della Toscana ha approvato mercoledì una mozione che invita il governatore «a proseguire ancora più incisivamente nell’azione di contrasto del piano di razionalizzazione riproposto dall’azienda» e invoca il «coinvolgimento delle istituzioni interessate, con i cittadini e gli utenti». Stiamo parlando di una regione di colline, boschi e torrenti e di un ufficio postale retto da una sola persona, che in questi anni ha servito le otto frazioni delle Seimiglia camaioresi (Montemagno, Valpromaro, Gombitelli, Migliano, Orbicciano, Santa Maria Albiano, Fibbiano Montanino e Fibbialla), nonché - dopo la chiusura dell’ufficio di Monte Pitoro - Gualdo, nell’inverno del 2012 -quelle di Gualdo, Montigiano e Pieve a Elici del comune di Massarosa. Senza contare gli ospiti della Casa del Pellegrino di Valpromaro: 700 persone all’anno. «Chiudere l’ufficio postale significa dire a duemila persone che è ora di andarsene» esclama Menchetti e non esagera: tra il Freddana e il Contesora nessuno ha l’Adsl e alcune frazioni non sono neanche collegate dalla rete dei trasporti pubblici; con la chiusura dell’ufficio di Valpromaro un residente di Fibbiano si dovrebbe recare all’ufficio di Camaiore compiendo un viaggio complessivo di 36 chilometri. «Per noi questo ufficio postale è la bandiera della presenza dello Stato italiano in questa valle» dice Iacopo ed infatti il 24 maggio tutto il paese era sotto l’ufficio postale, con il sindaco. Al termine della commemorazione dei caduti della prima guerra mondiale, sono saliti su una scala e hanno sostituito il tricolore sulla porta dell’ufficio postale di Valpromaro: quello esistente era a brandelli.