Mentre si apre il fronte di battaglia con la Cgil, il Ministero del Lavoro scende in campo con una nota per chiarire alcuni dubbi e rispondere alle prime critiche, avanzate da più parti, sulle nuove regole per i contratti a termine. In attesa di conoscere il testo definitivo del provvedimento di legge, infatti, non sono pochi i punti del progetto illustrato l’altra sera dal ministro Giuliano Poletti che si prestavano ad interpretazioni diverse.
I RINNOVI SENZA CAUSALE «Con l’entrata in vigore del decreto legge il datore di lavoro può sempre instaurare rapporti a tempo determinato senza causale, nel limite di durata di 36 mesi – spiega il documento –. Viene così superata la precedente disciplina che limitava tale possibilità solo al primo rapporto di lavoro. Inoltre, la possibilità di prorogare un contratto di lavoro a termine in corso di svolgimento è sempre ammessa, fino ad un massimo di 8 volte nei trentasei mesi. Rimane, quale unica condizione per le proroghe, il fatto che si riferiscano alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto è stato inizialmente stipulato». Queste prime precisazioni rispondono da un lato a chi, come ad esempio l’economista Tito Boeri, paventava che con le nuove regole si potessero ripetere fino a 156 contratti di una settimana appena. Dall’altro a quegli imprenditori che temevano l’applicazione dei nuovi termini di «acausalità» (senza cioè dover indicare una ragione specifica per l’assunzione) solo al primo contratto, mentre il ministero chiarisce che ciò sarà sempre possibile nel limite dei 3 anni. Il contratto del lavoratore, però, dovrà essere prorogato sempre relativamente alla stessa posizione e non spostato su un’altra.
I LIMITI SULL’ORGANICO Un’altra questione particolarmente dibattuta è quella del limite di assunzioni con contratti a termine rispetto all’organico complessivo dell’azienda, che il governo fissa nel decreto al 20%. Riguardo ciò, il ministero precisa che «il decreto fa comunque salvo quanto disposto dall’art. 10, comma 7, del D.lgs. 368/2001, che da un lato lascia alla contrattazione collettiva la possibilità di modificare tale limite quantitativo e, dall’altro, tiene conto delle esigenze connesse alle sostituzioni e alla stagionalità ». I contratti collettivi possono quindi stabilire limiti diversi, ma ancora non è chiaro se varranno quelli già concordati dalle varie categorie, mediamente intorno al 10-15% degli organici complessivi, o ne andranno concordati di nuovi? Ancora, il ministero chiarisce che comunque si tiene conto delle «esigenze connesse alle sostituzioni e alla stagionalità», come a dire che nelle imprese con produzioni o lavorazioni molto legate ai diversi periodi dell’anno il limite del 20% potrà essere superato. Infine, l’ultima precisazione riguarda le aziende che occupano fino a 5 dipendenti: «possono comunque stipulare 1 contratto a termine».
«TESTO MIGLIORABILE» «Con questi interventi – conclude la nota del ministero – il governo ha inteso offrire la risposta ritenuta più efficace alle attuali esigenze del contesto occupazionale e produttivo del Paese. Naturalmente, si tratta di misure sulle quali il Parlamento sarà chiamato a pronunciarsi e potrà fornire spunti e proposte per un loro eventuale miglioramento ». Insomma, il dibattito è aperto e le Camere sono sovrane. L’impressione è che l’iter del provvedimento non sarà tanto semplice.