Genova. Allarmi e psicosi sui ponti fragili d'Italia. Benevento chiude il «suo» Morandi
Il viadotto Scorciavecchia sull'autostrada Palermo-Agrigento, vittima di un crollo nel 2015
Da nord a sud, c’è un'Italia delle infrastrutture in grande sofferenza, con il volto lacerato da centinaia di ferite, alcune delle quali anche gravissime. Dopo il crollo del viadotto di Genova, sono parecchie le segnalazioni sul web che denunciano strade profondamente danneggiate, ponti instabili, pilastri scorticati e basamenti claudicanti. Certo, sull’onda emotiva di quanto accaduto al ponte Morandi, è comprensibile che in molti, impressionati e spaventati, non sapendo a chi rivolgersi, indichino sui social network le situazioni che considerano allarmanti, pur non avendo competenze ingegneristiche e senza essere in grado di distinguere i reali pericoli. Al di là delle psicosi, alcune immagini sembrano parlare da sole e, se raccolte, disegnano una mappa del Paese con infinite criticità, sull’intera rete viaria nazionale.
A partire proprio dal nord, tra Piemonte e Liguria. Poche ore dopo i fatti di Genova, migliaia di utenti hanno condiviso su Facebook le foto di Stefano Barbano, che mostrano i piloni del viadotto Lodo sull’autostrada A6 Torino Savona all’altezza di Cadibona in gran parte scrostati, le griglie metalliche scoperte e con calcinacci a terra.
Immediata la risposta della società Autostrada dei fiori, che assicura che non ci sono pericoli e che l’opera «viene sottoposta con cadenza trimestrale a verifiche e controlli» e che gli accertamenti «non hanno evidenzia to alcuna criticità di carattere statico», assicurando comunque che è già stato predisposto «uno specifico progetto i cui lavori, che ammontano a circa 1 milione di euro, verranno posti in gara entro l’estate», in attesa di un intervento ancora più ampio».
Francesco Ippoliti, invece, dall’Abruzzo , posta immagini preoccupanti sull’A24 Roma – Teramo, con i pilastri del viadotto Assergi (non lontano dal Gran Sasso) in condizioni che parrebbero precarie, e si chiede: «Così da 15 anni. Chi controlla?Chi verifica?».
Restando in Abruzzo, in queste ore continuano a rimbalzare sul web le immagini del ponte sul Sangro, che collega Atessa a Lanciano, che presenta evidenti segni di degrado e persino i piloni crepati ( e sfalsati) orizzontalmente: dopo le inchieste di diverse trasmissioni tv, le autorità hanno escluso qualsiasi rischio statico, ma è evidente gli abitanti non si sentano al sicuro.
Sempre su Facebook, poi, c’è la segnalazione di Giuseppe Padula per i viadotti della statale Trignina in Molise, che ha ottenuto centinaia di migliaia di visualizzazioni, come, in Sicilia, Gio Ruggito segnala la precarietà del viadotto della statale 626 Caltanissetta – Gela, vicino a Capodarso.
A preoccupare, poi, è la tenuta degli altri viadotti opera di Riccardo Morandi, edificati lungo tutto il territorio nazionale. L’ingegnere romano ha realizzato il progetto del ponte Vespucci sull’Arno a Firenze e quello per il viadotto sull’autostrada Roma – Fiumicino, seguendo uno schema identico a quello del ponte collassato a Genova. Si basano su un’idea di Morandi anche il viadotto Bisantis, a Catanzaro, e il san Nicola di Benevento, dove il sindaco, il sindaco Clemente Mastella, ha deciso di emettere un'ordinanza con la quale stabilisce la chiusura al traffico leggero e pesante, in via precauzionale del ponte.
Il caso più emblematico resta quello del viadotto siciliano Akragas I, che collega Agrigento a Porto Empedocle, chiuso lo scorso anno perché in cattivo stato. Ora è in fase di restauro, ma ci si interroga sulla necessità del suo abbattimento: «L’Anas - spiegano dal Comune di Agrigento -condivide l’ipotesi avanzata dal sindaco Calogero Firetto di riconsiderare i costosi interventi di manutenzione previsti e di rivalutare, invece, percorsi alternativi».
Morandi fu molto attivo anche all’estero. Sono di sua creazione anche il ponte General Rafael Urdaneta sul lago di Maracaibo, in Venezuela, edificato negli anni Sessanta e parzialmente crollato pochi anni dopo per la collisione con una grossa nave e su progetto dell’ingegnere romano è stato costruito anche il ponte sul Wadi al-Kuf, in Libia, anche questo chiuso per deterioramento strutturale.
Il tragico crollo del ponte Morandi ha creato grande scalpore anche all’estero e molti Paesi si interrogano sullo stato delle loro infrastrutture. La Bulgaria, per esempio, ha deciso di rinnovare 211 viadotti in cattive condizioni, la maggior parte dei quali costruita tra 35 e 40 anni fa, ma anche gli Stati Uniti fanno i conti: secondo i dati già noti dell’American Road and Transportation Builders Association, l’associazione statunitense che monitora infrastrutture e trasporti, negli Usa sono 54.259 i ponti «strutturalmente carenti». Secondo queste stime, a rischio è un ponte ogni 12, mentre un ponte su tre ha comunque bisogno di interventi.