Ponte Morandi. Conte: mai dimenticare. Tasca: la sofferenza non avrà l'ultima parola
Un momento del ricordo delle vittime del crollo del ponte Morandi
(Aggiornato alle 22.30) Ieri a Genova c’era solo una cosa più forte del silenzio. Più forte delle campane delle chiese che hanno suonato a lutto, più forte del pianto delle sirene delle navi in porto, più forte dei clacson che dal nuovo viadotto hanno salutato le vittime di ponte Morandi alle 11.36, a due anni esatti dal crollo. Era la rabbia nelle parole di Egle Possetti, che nel disastro ha perso la sorella Claudia e oggi rappresenta tutte quelle famiglie distrutte.
«Mettere all’angolo un sistema marcio che ha permesso il crollo del ponte in Italia nel 2018» scandisce davanti al premier Giuseppe Conte dal palco della commemorazione allestito quasi sotto il ponte ricostruito. Quello stesso viadotto che loro non hanno voluto inaugurare perché «l’orgoglio non basta». Possetti non nomina mai Autostrade e i Benetton, ma il riferimento è chiaro. «In questi due anni abbiamo sentito dichiarazioni di profonda arroganza da parte di chi ha gestito e gestisce questa infrastruttura». E insieme alla memoria invoca ancora la giustizia, che è «determinante» perché «è uno dei deterrenti al ripetersi di altre stragi. Non è più accettabile che i processi durino decenni. Non possiamo più ammetterlo».
Parole composte ma pesanti che sono risuonate nella "radura della memoria", l’agorà pubblica appena inaugurata che rappresenta idealmente la prima pietra della rinascita per la Valpolcevera annientata dal disastro. In mezzo ai 43 alberi, tanti quanti le vittime del Morandi, una pedana circolare in legno dove sono incisi tutti i loro nomi. Qui il presidente del Consiglio, presente coi ministri Paola De Micheli e Alfonso Bonafede, si è fermato per un breve momento di raccoglimento prima della cerimonia. Alle 11.36 la città si è riunita, come l’anno scorso, per ricordare il momento più buio della sua storia recente. Poi l’omaggio musicale a cura dei musicisti del teatro Carlo Felice.
«Continueremo a sostenervi in questa vostra richiesta, il vostro dolore e la vostra ferita sono il nostro dolore e la nostra ferita» assicura Conte durante il discorso ufficiale. Ma le parole di Egle Possetti vanno oltre e chiedono impegni precisi. «Dovremo tornare liberi di firmare concessioni eque. Vogliamo autostrade sicure e non vogliamo che siano i cittadini a pagarle. Proveremo a vigilare perché la nostra disperazione possa essere trasformata in un altro pezzo di rinascita. Non possiamo continuare a farci umiliare». Impegni sollecitati anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che i familiari delle vittime li aveva incontrati lo scorso 3 agosto, e in un messaggio ha invitato a «sviluppare e ricostruire una affidabile cultura della sicurezza, di adeguata manutenzione e del controllo».
Nel pomeriggio a palazzo Tursi, sede del Comune di Genova, è stata scoperta una targa che riporta incisi i nomi di tutte le vittime. Sopra c’è la bandiera di San Giorgio, simbolo della città, la stessa che i vigili del fuoco avevano appeso su una delle pile rimaste in piedi del ponte Morandi appena crollato. «Genova non dimentica – ha ribadito il sindaco Marco Bucci, che è anche commissario alla ricostruzione – e quello di oggi è un grande messaggio per dire chiaro e tondo che queste cose non si devono ripetere più». In serata tre diverse fiaccolate sono partite dai quartieri più vicini al viadotto per convergere nella radura della memoria.
Sotto il nuovo ponte, intanto, continuano i lavori. In questa vallata che un tempo ospitava molte industrie oggi si gioca una buona parte della trasformazione di Genova. Il progetto è quello di un grande parco dove troveranno spazio anche aziende della green economy e un memoriale vero e proprio dove saranno esposti anche i resti del ponte Morandi. «Sarà un luogo destinato proprio ai parenti che lì potranno incontrarsi – ha spiegato l’architetto genovese Stefano Boeri che ha vinto il concorso lanciato dal Comune –. Speriamo che possa vedere la luce entro i prossimi due anni».
Le parole dell'arcivescovo, Marco Tasca
L'arcivescovo di Genova, Marco Tasca - Ansa
“Viviamo questa Eucarestia nel segno certamente della speranza come credenti”, ha sottolineato l’arcivescovo che, richiamando il brano del Libro dell’Apocalisse letto durante la Liturgia della Parola, ha notato come “oggi tante domande ci sono anche nel nostro cuore, domande che forse non hanno ancora una risposta. Ma siamo qui, come comunità cristiana a dire: Signore, aiutaci. Sii presente nella nostra vita”. “Il tentativo di risposta che l’Apocalisse dà – ha proseguito – credo sia molto consolante per noi oggi”. Perché dice che “il male, il dolore, il pianto, la sofferenza, la morte non hanno l’ultima parola. Siamo davvero chiamati a chiedere al Signore la grazia di credere in questo”. “Perché – ha osservato – forse non viene spontaneo, forse è molto difficile, in maniera particolare in questa giornata per i parenti delle vittime”. “Come credenti è davvero bello dire: Signore ti ringrazio che il dolore, la morte e la sofferenza non hanno l’ultima parola. Dammi la grazia di sperimentare questo”.
L’arcivescovo ha anche evidenziato come “il sogno di Dio è quello di vivere una relazione con ciascuno di noi, vivere con noi tutto quello che noi viviamo” condividendo “anche i momenti che stiamo vivendo oggi”. “La proposta di Dio è molto chiara: vuole essere con noi”, “a noi chiede di accogliere questa novità”.
Mons. Tasca ha poi ricordato quanto afferma il profeta Isaia: “Dio ci porta scolpiti sulle palme delle sue mani”. È “bellissimo”, ha commentato, “sapere che quando Dio si guarda guarda il nostro volto. È questa la speranza cristiana: sappiamo che qualcuno si prende cura di noi, sappiamo che Dio non ci abbandona, che è con noi”.
La lettera di Mattarella
In una lettera al Secolo XIX il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha invitato a "sviluppare e ricostruire una affidabile cultura della sicurezza, di adeguata manutenzione e del controllo che coinvolga e responsabilizzi imprese, enti pubblici, istituzioni locali e nazionali, università, mondo della ricerca". "La loro giusta richiesta di verità e giustizia per i propri cari, inghiottiti dal crollo del Ponte, è stata accompagnata dalla forte e sofferta esortazione che vengano in ogni modo evitati in futuro disastri simili con nuovi lutti e nuove vittime", spiega il presidente della Repubblica ricorda l'incontro con "alcuni rappresentanti dei famigliari delle vittime" poco prima dell'inaugurazione del nuovo Ponte.