Attualità

Verso il voto. Forza Italia, liste in alto mare ed è rivolta contro Casellati

R.R. sabato 20 agosto 2022

Maria Elisabetta Alberti Casellati

La Basilicata diventa il ring dell’ultimo round delle liste elettorali. Qui sarebbe candidata Elisabetta Casellati, decana di Forza Italia e presidente del Senato, "dirottata" dal suo Veneto e perciò bersaglio dei malumori del partito lucano, che si sente scalzato. E qui il Pd schiera come capolista alla Camera il sottosegretario Enzo Amendola. Ad affollare la platea si aggiunge Matteo Salvini, che guiderà la lista al proporzionale. Ed è proprio il leader leghista a far notare la coincidenza. Ma è soprattutto la tensione interna a Forza Italia - con la rivolta semi-annunciata contro i "paracadutati" da Roma - a segnare la volata finale sulle liste che vanno depositate entro domani sera. Fi sarebbe dunque quella più in alto mare, la Lega (definiti venerdì i collegi uninominali) è al lavoro su quelli proporzionali, mentre sarebbe in chiusura Fratelli d’Italia.

A rischio, per il partito di Silvio Berlusconi, non ci sono solo i parlamentari uscenti - secondo i calcoli più pessimisti, la squadra si ridurrebbe a una cinquantina tra deputati e senatori rispetto agli attuali 123 -, ma anche big e nomi storici. Per gli "azzurri" i consensi il 25 settembre potrebbero fermarsi sotto il 10%. Così la tela delle liste si fa e si disfa, a costo di sacrifici indigesti per parecchi. E sale l’agitazione tra quanti annusano il rischio di restare fuori. È quel che succede in Basilicata e coinvolge la presidente Casellati. Il consigliere regionale di Fi, Gerardo Bellettieri, sbotta: «Il popolo lucano merita rispetto e va rappresentato da gente lucana del territorio». Quindi, pur confermando «massimo rispetto per la seconda carica dello Stato», rammenta che sul posto c’è chi «lavora incessantemente per il territorio e ha portato il partito dal 4% al 12,5%». E ne fa nome e cognome: il potentino Giuseppe Moles, che è anche sottosegretario all’Editoria. «Io sto con lui», chiosa Bellettieri.

Il collegio maggioritario della Basilicata è considerato sicuro per il centrodestra, più o meno come quello di Padova in cui correrebbe però la bolognese Annamaria Bernini, capogruppo al Senato. E proprio le giravolte decise dall’alto lasciano strascichi. Pronto alle dimissioni è il deputato Dario Bond, vicecoordinatore regionale per il Veneto, in polemica con la gestione delle candidature. «In Veneto ci sono province dove non si farà nemmeno campagna», ammette amaro e sbotta: «Sono in Fi dall’inizio, ma così non si può andare avanti».

Un indizio dell’agitazione e dei lavori non conclusi è il riserbo assoluto di Fi da qualche giorno. Con per di più Berlusconi "latitante": a parte un’intervista al Tgcom24, non partecipa nemmeno ai funerali dell’amico Niccolò Ghedini. È rimasto probabilmente a Villa Certosa, in Sardegna, dove avrebbe chiamato a corte i vertici del partito. Eppure sul vertice non filtra granché. «L’energia è una vera emergenza nazionale», ammonisce in tv il leader osservando che «la politica invece si occuparsi di questo, sta discutendo solo di liste e di candidature». Appunto. Unico spiraglio è la fiducia di Paolo Barelli, capogruppo alla Camera: «Bisogna chiudere le liste domenica mattina al massimo», convinto che «la fiducia è l’ultima a morire». E agli atti va registrato pure l’addio dal Parlamento di Francesco Giro: annusata l’aria, dopo 25 anni di carriera il senatore con la doppia tessera di Lega e FI non si candida.