Verso le urne. Ultima trattativa tra Calenda e Letta
Trattative con Letta, ma Carlo Calenda potrebbe scegliere di correre da solo
Da un lato Enrico Letta che cerca di dare corpo alla sua alleanza strategica accogliendo più partiti possibile nel listone Democratici e progressisti, per fare da argine all’avanzata del centrodestra. Dall’altro le operazioni dei partiti neonati o comunque troppo giovani che non hanno avuto modo di registrarsi per presentarsi con i propri simboli, a causa del precipitare della crisi.
Ed è un problema non da niente per chi, come Carlo Calenda, vorrebbe condurre i giochi nella sua nuova casa. Perché +Europa, con cui il suo gruppo è andato avanti finora, ha già deciso di entrare nel progetto del segretario Pd, ma il leader di Azione continua a prendere tempo, lasciandosi andare a dichiarazioni che fanno pendere la bilancia ora sul piatto dell’alleanza, ora su quello della corsa in solitaria. Calenda infatti non pare prendere in considerazione la terza opzione, ovvero quella di un’intesa con Iv di Matteo Renzi, con cui pure le convergenze programmatiche non mancano.
Per sciogliere i nodi si attende domani, quando lo stesso Calenda ha detto che comunicherà la sua decisione. Difficile da decifrare, a oggi, se si seguono dichiarazioni e tweet spesso in contraddizione tra loro. L’ex ministro sa che la partita è delicatissima. «Non possiamo sbagliare la decisione sulla corsa in coalizione al centro o con il Pd», scrive sui social, perché «da questa decisione dipende la possibilità di contendere la vittoria, che non reputo affatto certa, alla destra e di dare al Paese un governo decoroso».
Poi Calenda confessa di preferire la corsa in solitudine, sul «modello Roma» (ovvero come fece già per le comunali), «anche perché» Azione non gradisce «la decisione del Pd di tenere dentro partiti che non hanno votato la fiducia a Draghi e ex 5s».
E a mettere il carico in questo senso anche Filippo Rossi, leader di Buona destra che ha aderito ad Azione. Ma Calenda non sembra ammaliato neppure da Renzi, che occupa lo stesso spazio con proposte simili o compatibili.
Il leader di Iv, senza premurarsi di ammorbidire i toni ruvidi nei confronti di Letta, preferisce andare da solo, certo di poter capitalizzare un tre per cento a oggi non troppo scontato. Ma il segretario del Pd non chiude affatto, anzi, ribadisce: «Non metto veti, discutiamo con tutti». Non però con i 5s, su cui resta lo stigma della scelta «irresponsabile» di aver fatto cadere il governo Draghi.
Da parte di Iv, il vicepresidente della Camera Ettore Rosato lancia segnali a Calenda: «Credo che l’ipotesi terzo polo al centro slegato dall’asse sovranista e dall’abbraccio Pd/Fratoianni sia la cosa migliore per tutti. Proviamoci!», auspica su Twitter.
Risolve invece la questione delle firme da raccogliere per presentarsi con un proprio simbolo alle elezioni Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri ieri ha siglato l’accordo con il sottosegretario Bruno Tabacci, fondatore di Centro democratico, e domani lancerà il nuovo progetto. «Sarà l’evoluzione di Insieme per il futuro», dice l’ex leader di M5s.
Insomma, questa sarà una domenica di trattative serratissime. Se non domani, entro i primi giorni della settimana i nodi dovranno essere sciolti. Gli accordi saranno presi sui collegi blindati. Per Calenda Roma centro non è trattabile. Ma il segretario del Pd sa che proprio sui collegi si gioca la partita e non vuol perdere tempo prezioso, con i sondaggi che lo danno testa a testa con Giorgia Meloni, ma molto indietro come coalizione.
E già comincia ad anticipare il programma dem (certo che non ci sarà un programma comune di coalizione). Così ripropone la "dote" ai diciottenni: «Noi la porteremo avanti e sarà finanziata con la tassa di successione per i patrimoni plurimilionari, è giusto che uno che ha un patrimonio così lasci qualcosa alla società: se viene ridato ai giovani attanagliati dalla precarietà questo è il senso di generazioni che si aiutano».