Attualità

25 settembre. Il Pd si prepara al voto, la direzione al lavoro per le liste

Roberta D'Angelo martedì 26 luglio 2022

Il segretario del Pd, Enrico Letta, durante la riunione odierna della direzione del partito

La corsa contro il tempo in vista delle elezioni del 25 settembre è iniziata e il Pd non vuole sembrare affatto impreparato, dopo aver lavorato fino all'ultimo al salvataggio del governo Draghi. Enrico Letta chiama a raccolta la direzione del partito per avviare la fase più delicata, quella della composizione delle liste, mentre impazza il dibattito sulla coalizione che ancora non c'è. I veti incrociati non possono rallentare il passaggio della scelta dei candidati, che il segretario dem intende fare alla luce del sole, non rinunciando tuttavia alla possibilità di indicare alcuni nomi in autonomia. Alla fine, la relazione è stata approvata all'unanimità.

Letta ha a che fare con il nuovo Parlamento in versione ridotta e dunque anche le liste saranno molto più snelle che in passato.
E allora il segretario del Pd disegna la road map per coinvolgere il parlamentino del Pd e cercare di evitare lo stillicidio delle pressioni degli aspiranti candidati e delle correnti. Tra il 9 e l'11 agosto, la direzione nazionale approverà la lista dei Democratici e Progressisti per l'Italia 2027, dice. E, appunto, in questa occasione ci sarà l'elenco completo di candidate e candidati scelti sulla base di due criteri: protagonismo dei territori e parità uomo-donna.

«La legge sull'equilibrio uomo-donna c'è e si applica, noi la applicheremo. Perché tutto è trasparente. Dobbiamo essere trasparenti e non fare errori», si appella ai suoi. «L'unico imperativo e' metterci nella postura migliore per avere un seggio in piu'. Per me la composizione che i segretari regionali, le capogruppo e i gruppi parlamentari rispetto al rinnovamento necessario e' essenziale». Perciò, continua, «bisogna che dai livelli territoriali e regionali venga fatto un buon lavoro, facendo le scelte giuste e non scaricare le responsabilita' su altri», anche perché, conti alla mano, «ci sono 30 collegi al Senato e 60 alla Camera da cui dipenderanno le elezioni. Siamo sotto di 5-8 punti, dobbiamo scegliere il candidato giusto. E la gente va a vedere se c'è il paracadute oppure no. Ognuno di voi rifletta su come dare una mano e non essere un problema o piantare paletti per vedere se poi qualcuno li toglie». Il nodo è uno solo: o vince il Pd o Giorgia Meloni. Questo va tenuto a mente nei due mesi a venire.

Letta deve comunque sciogliere il nodo delle alleanze, ma proprio per mancanza di tempo, tutto andrà fatto in contemporanea. «Le alleanze saranno solo elettorali», dice. Poi, ognuno si assumerà le responsabilità delle proprie scelte di programma. «Dobbiamo toglierci dalla testa il ragionamento "se quello sta con voi non vi voto". Noi siamo responsabili per la nostra lista, per quello che siamo noi, per il nostro programma». Questo impone la legge elettorale, sottolinea il segretario dem. Che poi risolve la questione della premiership dopo che Carlo Calenda ha messo come condizione il ritorno di Mario Draghi a Plazzo Chigi: «Assumo completamente, se lo vorrete, il ruolo di front runner della lista».

Poi, sul programma, citando il più recente editoriale del direttore di Avvenire Marco Tarquinio, Letta esorta i suoi: «Non si vince con la medaglia d'oro su Twitter ma con i voti», però occorre fare scelte di «pacifico coraggio» e «buon senso popolare».