Attualità

Le attese. Le associazioni al governo: no slogan, ora misure

Angelo Picariello venerdì 29 settembre 2017

Dopo le belle parole è l’ora di passare ai fatti. I responsabili dell’associazionismo hanno fatto un passo indietro: a questa conferenza sulla famiglia hanno scelto di non intervenire, hanno preferito ascoltare. E ora, nella pausa pranzo, nell’impareggiabile panorama sui Fori che si gode dalla terrazza del Campidoglio, è tutt’un commentare le parole dei vertici istituzionali. Gran soddisfazione per la centralità da tutti riconosciuta alla famiglia, per il riconoscimento del ruolo svolto in questi anni di crisi. Ma c’è anche preoccupazione, che rischia di trasformarsi in delusione, per le misure concrete e strutturali che non arrivano. Soprattutto sul versante fiscale.

La sintesi la fa il presidente del Forum delle associazioni familiari Gigi De Palo. «Un intervento decisamente lucido quello del presidente Gentiloni», dice. «Giusto in ogni passaggio. Sappiamo tutti però - aggiunge - che se non si aiuta la famiglia, questo Paese muore. Dal premier e dal governo, oltre a belle parole, ci aspettiamo immediate misure già in questa legge di stabilità. Forse è davvero l’ultima possibilità - avverte - per la vita delle famiglie e per la credibilità della politica». Sulla stessa falsa riga il presidente di Azione Cattolica, Matteo Truffelli: «Abbiamo ascoltato parole molto impegnative circa il ruolo culturale, sociale ed economico della famiglia. Ora - dice anche Truffelli serve consequenzialità. Servono misure che guardino al futuro del Paese, non ispirate al piccolo cabotaggio. Occorre fare, né più e né meno, quel che si è detto. Se la politica vuole recuperare credibilità - conclude - deve fare sul serio, facendo della famiglia il fulcro delle politiche per progettare il futuro del Paese».

È fiducioso il presidente delle Acli Roberto Rossini. «Il nostro Paese non ha una politica strutturale per la famiglia. Le parole di oggi, però, inducono all’ottimismo - sostiene -. Finalmente sono stati affrontati temi come la riforma del sistema fiscale e la costruzione di un nuovo welfare per le famiglie. E contro la povertà è stata inaugurata una politica strutturale, con il Reddito di inserimento ». Un primo passo. «Ora - auspica Rossini - il rafforzamento del Fondo contro la povertà potrebbe andare a sostenere le famiglie con figli, principali beneficiarie del reddito di inserimento». Pur sempre qualcosa, ma è drammatico che le famiglie con figli vengano trattate come una categoria a rischio, quasi come una patologia. La 'numerosa' delegazione dell’associazione famiglie numerose è guidata dal vice presidente Carlo Dionedi: «Andiamo al cuore del problema - propone -. Se siamo tutti d’accordo sul dramma della denatalità, se il governo insiste sulla carenza di fondi perché non partire dalle famiglie con più 4 o più figli? Si tratta - calcola - dello 0,6 per cento del totale. Se non ci sono fondi per avviare il quoziente familiare si può partire da questo piccolo segnale, stabilendo almeno un principio iniziale di equità fiscale. Sarebbe un aiuto determinante per chi è più in difficoltà, e nello stesso tempo potrebbe invogliare altre famiglie verso questa scelta coraggiosa.

Ma indirettamente - conclude - sarebbe anche un aiuto all’economia. Perché gli aiuti dati alle famiglie con figli non finiscono sotto il mattone, ma in acquisti di prima necessità, diventano anche un aiuto a rimettere all’economia». Tutti d’accordo, ma se ne parla la prossima legislatura, ha detto la sottosegretaria Boschi. E Carlo Costalli non ci sta. «Troppo facile cavarsela con generici impegni e puntuali rinvii - replica il presidente del Movimento cristiano lavoratori -. Si deve iniziare subito, serve un segnale già in questa legislatura », avverte. Costalli insiste: «Non sfugge a nessuno l’importanza dei riconoscimenti venuti qui alla famiglia, ma a pochi giorni dall’avvio del dibattito sulla legge di Bilancio, e a 6 mesi dalle elezioni se tutto si risolvesse in uno spot elettorale sarebbe inaccettabile. Se si tratta davvero di una priorità da cui dipende il futuro del Paese, serve, ora, un intervento strutturale che incida sulla leva fiscale. Altrimenti - conclude - con gli elettori sempre meno vincolati da ancoraggi ideologici, questo peserà di certo sulle loro valutazioni».

C’è un settore dell’associazionismo che sta pagando caro gli effetti della crisi. È quello impegnato sulla libertà di educazione. «Tante famiglie in difficoltà - dice Roberto Gontero, presidente dell’Agesc, i genitori delle scuole cattoliche - sono costrette a fare una scelta dolorosa, non potendo mantenere tutti i loro figli presso la scuola paritaria sono costretti a fare delle vere e proprie discriminazioni fra loro ». Un’altra misura da prevedere subito, quindi, sarebbe l’aumento del contributo alle famiglie che scelgono le scuole paritarie: «Non sarebbe un costo. È noto che uno studente che non grava sulla scuola statale costa molto meno», ricorda Gontero. «Se si parla tanto di denatalità è urgente aiutare chi è più di tutti in prima linea a sostenere le famiglie in difficoltà», interviene don Edoardo Algeri, presidente della Confederazione dei sindacati di ispirazione cristiana, 220 in tutta Italia. «Se ci sono tante famiglie disposte ad accogliere un figlio si deve fare di tutto per prevenire i 100mila aborti che si registrano, tanto più che esiste una legge che tutela l’anominato. Ma non ci sentiamo abbastanza ascoltati».

«Contro la denatalità, al di là delle parole, manca del tutto un piano», denuncia Paolo Ramonda, dell’associazione Giovanni XXIII. «Non si ha il coraggio di sostenere con chiarezza il 'lavoro' della maternità. Nella laica Francia, o in Germania, la mamma che fa questa scelta ottiene il doppio dei sostegni previsti in Italia. E i risultati si vedono, in termini di rilancio della natalità». Sono tre le proposte che avanza l’associazione fondata da don Benzi: «Uno 'stipendio' per le mamme, la prima. La seconda un intervento deciso in favore delle adozioni. La terza, un aiuto sostanzioso per chi cura in casa persone con gravi handicap. Un investimento più che un costo, questo, dal momento che nelle strutture i costi di degenza viaggiano fra i 3 e i 400 euro al giorno». Sono tante le ingiustizia da rimuovere, tante le istanze rappresentate a questa conferenza del 2017.

Amelia Cucci Tafuro è la presidente de 'Il Melograno', l’Associazione per i diritti civili delle persone vedove. «È giusto intervenire sui femminicidi - dice - ma i diritti degli orfani sono tutti uguali. E chi perde un genitore giovane che non ha fatto in tempo a mettere da parte il minimo per la pensione non può essere colpito due volte», dice Cucci Tafuro auspicando anche alcune correzioni alla riforma Dini che, in termini di cumulo sulla reversibilità, penalizza le vedove e indirettamente i figli.

«Ma la famiglia non è innanzitutto un problema economico - conclude Marco Mazzi, presidente delle famiglie per l’Accoglienza -. La famiglia, è tutt’altro che un problema, è una risorsa, perché luogo di legami, la famiglia è un bene perché un luogo di vita. Perciò è importante un approccio sussidiario che sostenga le associazioni che sono di aiuto alla famiglia. Per questo vanno sostenute sul serio le famiglie adottive, che accolgono la vita. Per questo serve il quoziente familiare - concorda Mazzi -, trasformando i sussidi in un reale riconoscimento. Non è più rinviabile, nel nostro Paese, agli attuali livelli di natalità».