La storia. L'ex magistrata afghana diventa italiana
L'abbraccio tra la ministra Cartabia e la magistrata afghana Bashir
Nata a Kabul nel 1970, Bashir si è opposta alle prepotenze degli integralisti sin dal 1996, quando era pm presso la procura generale. Costretta dagli integralisti a lasciare il lavoro e a fare la casalinga, ha reagito organizzando in cantina (fino al primo crollo del regime, nel 2001) una scuola clandestina per la figlia Yasaman e per le bambine del vicinato. Un’attività repressa dai fondamentalisti con ripetute irruzioni e con l’arresto di suo marito. Col ritorno della democrazia, è diventata procuratrice di Herat. E fra il 2006 e il 2015 si è battuta contro la corruzione e contro abusi come i matrimoni forzati fra anziani e spose-bambine di 9-10 anni, in applicazione della legge costituzionale afghana (che prevede per le nozze l’età minima di 16 anni). Un impegno che nel 2007 l’ha resa bersaglio di un attentato davanti alla porta di casa, in cui sono state ferite due guardie del corpo. «Si è sempre battuta per la costruzione dello stato di diritto e per la libertà e l’eguaglianza delle donne in Afghanistan», ricorda la ministra Cartabia. E conferendole la cittadinanza, conclude la Guardasigilli, «l’Italia vuole manifestare vicinanza a tutte le altre donne afgane, che continuano a lottare per i propri diritti, pagandolo a caro prezzo».