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Istat. I matrimoni crescono solo al Nord, resiste il rito religioso. Più unioni civili

Massimo Calvi lunedì 18 dicembre 2023

Il giorno preferito per ufficializzare l’amore in Italia è il sabato: che si tratti di matrimoni religiosi, matrimoni civili o unioni civili ha scelto questo giorno quasi la metà delle coppie che hanno deciso di “convolare”. E nel 2022 il sabato degli italiani è stato un po’ più impegnato degli anni precedenti: l’Istat ha contato 189.140 tra matrimoni e unioni, il 4,8% in più rispetto al 2021 e il 2,7% in più se ci si confronta con il 2019, prima della pandemia.

L’aumento, tuttavia, sembra essere temporaneo, dovuto in parte al recupero per le cerimonie rinviate in seguito alle restrizioni per il Covid-19. L’Istat, che ha diffuso la tradizionale indagine annua su “Matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi”, ha rilevato infatti che nei primi otto mesi del 2023 già si registra un calo del 6,7% sullo stesso periodo dello scorso anno. Sia per ragioni demografiche ­- giacché dopo decenni di calo delle nascite incominciano a restringersi le generazioni in età di matrimonio – sia per ragioni culturali e di trasformazione degli stili di vita, ecco che se anche sposarsi resta un obiettivo e un sogno per molti, la nuzialità conferma la tendenza a un ridimensionamento che, tra l’altro, replica l’andamento declinante dei tassi di fecondità che dura da 40 anni. Rispetto a 10 anni fa matrimoni e unioni sono stati 18mila in meno.

Leggere i dati dell’Istat è un po’ come mettersi a guardare il film della società che cambia: ci si sposa sempre più tardi, calano, anche se di poco, le nozze celebrate in Chiesa, aumentano di molto le seconde nozze e le unioni tra persone dello stesso sesso, crescono i matrimoni con un partner straniero.

Due Italie. Se matrimoni e unioni complessivamente aumentano lievemente, il bilancio Istat restituisce l’immagine di un’Italia divisa in due: al Nord l’aumento è stato infatti del 14,2% rispetto al 2021 e del 10,5% sul 2019, mentre al Sud si è registrato un calo su entrambi gli anni, rispettivamente del 4,5 e del 2,3%. Ci si sposa, e ci si risposa, molto al Nord, mentre nel Meridione le nozze sono in crisi in linea con le difficoltà nel mercato del lavoro, la crisi demografica più accentuata e l’aumento dell’emigrazione verso le regioni settentrionali. Un impoverimento che non è solo relativo alla dimensione quantitativa della popolazione.

Sposi sempre meno giovani. L’età media del matrimonio è di 34,6 anni per i maschi e di 32,5 per le femmine, circa due anni in più rispetto al 2012. Tutto in linea con la difficoltà che si riscontra in Italia a lasciate la casa dei genitori: la percentuale di giovani che resta in famiglia fino alla soglia dei 35 anni è di oltre il 61%, quasi il 3% in più rispetto a 20 anni fa.

Le prime nozze? Ancora in Chiesa. Più di un matrimonio su due, il 56,4%, è celebrato con rito civile. Ma se si tratta di prime nozze, a prevalere, nel 55% dei casi, è ancora il rito religioso, anche se quello civile è in aumento. Se le prime nozze sono tra cittadini entrambi italiani, allora il rito religioso è decisamente preferito, perché lo sceglie il 61% delle coppie. Il cambiamento culturale della società italiana è ancora più evidente se si guardano le seconde nozze, che sono state quasi 43.000, il valore più alto mai registrato finora, il 22,7% del totale dei matrimoni.

Più matrimoni misti. In aumento anche i matrimoni con almeno uno sposo straniero, quasi 30.000, il 21,3% in più rispetto al 2021. Quasi due terzi delle unioni miste vede uno sposo italiano e una sposa straniera; nel 18,9% dei casi la sposa è di cittadinanza rumena, nel 10,2% ucraina, nel 6,9% russa. Le donne italiane, invece, hanno contratto matrimonio più spesso con uno sposo di cittadinanza marocchina (12,6%) o albanese (8,5%).

Mi sposo in Italia. Per chi segue le cronache rosa non è una novità, ma l’Italia è sempre di più una meta scelta per sposarsi: lo scorso anno hanno scelto il nostro Paese 3.754 coppie non residenti, il doppio rispetto al 2021. Turismo matrimoniale a parte, a crescere (+14%) sono anche i matrimoni in cui almeno uno dei due sposi risiede in Italia, cioè anche per ragioni di ricongiungimento dopo una migrazione.

Unioni civili boom. Non sono molte, solo 2.813, le unioni civili tra coppie dello stesso sesso costituite presso gli Uffici di Stato Civile dei Comuni italiani in virtù della legge entrata in vigore nel 2016. Il loro incremento è però molto netto: +31% rispetto al 2021, +22,5% sul 2019 e +10% anche se si guarda ai primi 8 mesi del 2023. Il 56,7% di queste unioni riguarda coppie di uomini.

Meno separazioni e meno consensuali. Un capitolo a parte lo meritano i divorzi, 82.596, sostanzialmente stabili, e le separazioni, a quota 89.907, in calo dell’8,2%. Il numero di divorzi è tornato di fatto ai livelli pre-pandemia e in linea con i valori successivi al 2015, dopo l’introduzione del divorzio breve oltre che delle procedure consensuali extragiudiziali (dal 2015). Il vero problema dello scorso anno sembra essere stato il calo significativo delle separazioni consensuali (-10%), scese all’83,3% del totale. I divorzi consensuali sono invece il 71,5%, in linea con il primo anno.