Attualità

ISTRUZIONE. Più crisi, meno libertà educativa

Enrico Lenzi lunedì 21 ottobre 2013
Sono in prima fila nella «battaglia» per tenere in vita la scuola cattolica paritaria. Ma sono anche coloro su cui «cade una responsabilità educativa», perché sono «soggetto educativo a tutti gli effetti, in quanto garanti e custodi di un carisma o di un progetto educativo che si realizzano per il tramite degli insegnanti e della comunità educante in genere». Sergio Cicatelli, direttore del Centro studi scuola cattolica (Cssc) definisce così i «gestori» della scuola cattolica, alla cui figura è stato dedicato l’annuale Rapporto sulla scuola cattolica (giunto alla sua quindicesima edizione) elaborato dal Cssc. Una coincidenza (o forse no) quella di dedicare il documento proprio ai gestori in un momento (a dire il vero piuttosto prolungato) difficile per la paritaria, che anche quest’anno dovrà combattere per cercare di salvare i propri fondi stanziati dal governo nella Legge di Stabilità. Lo hanno sottolineato all’unisono i rappresentanti delle associazioni nazionali delle scuole cattoliche (Fism, Fidae, Forma) di ogni ordine e grado. «I gestori si sono fatti carico della difficile situazione e con il loro lavoro cercano di poter garantire la condizione di una libertà di scelta educativa delle famiglie, tenendo in vita le scuole paritarie» hanno sottolineato le associazioni. Parole che non nascondo l’amarezza per la conferma che anche per il 2014 si ripresenterà la corsa al recupero dei fondi tagliati attraverso un passaggio nella Conferenza Stato-Regioni. «Un recupero che purtroppo al momento non è neppure totale» sottolinea Luigi Morgano, segretario nazionale della Fism, ricordando che la proposta del governo parla di 200 milioni di euro contro i 223 tagliati. Una amarezza condivisa da don Francesco Macrì, presidente nazionale della Fidae (che, assente, ha mandato una relazione) e da don Mario Tonini vicepresidente nazionale di Forma, che riunisce i centri di formazione professionale. Insomma per la scuola paritaria le difficoltà sono tutt’altro che alle spalle, come è emerso dal dibattito svoltosi ieri a Roma per la presentazione del Rapporto, incontro presieduto dal vescovo di Anagni-Alatri e membro della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università e moderato da don Maurizio Viviani direttore dell’Ufficio nazionale educazione, scuola e università della Cei.I dati del Rapporto «Una pluralità di gestori». Nel titolo del Rapporto c’è tutta la complessità, «una realtà estremamente varia e articolata» come sottolinea il direttore del Cssc, Cicatelli. Infatti vi sono gestori delle scuole cattoliche propriamente dette (cioè quelle appartenenti a Congregazioni, parrocchie o diocesi), e quelle di ispirazione cristiana, che a loro volta hanno una pluralità di tipologie: associazione, cooperativa, fondazione. Dalla fotografia scattata dal Cssc, due scuole dell’infanzia su tre (Fism) sono «cattoliche» secondo le norme canoniche: il 35,4% appartiene a Congregazioni, il 29% a parrocchie, per un totale del 64,6%. Il restante terzo si suddivide nel 17,5% con gestione affidata a una associazione, l’8% a cooperativa e il 7,4% a fondazione. Più alta la percentuale di scuole cattoliche, canonicamente dette, tra gli istituti della Fidae (elementari, medie e superiori): il 74,%. Il restante quarto si suddivide nel 14,9% di cooperative, il 7,5% di fondazioni e il 2% di associazioni. Per il mondo della formazione professionale il 56,8% sono centri di diretta emanazione di congregazioni, parrocchie o diocesi, mentre il 43,2% è distribuito tra le varie forme di impresa sociale.Lo stato di salute delle paritarie Purtroppo non è buono. Lo dicono i freddi numeri del Rapporto: sensibile diminuzione degli iscritti nelle scuole dell’infanzia; quasi duemila alunni in meno nella scuola primaria; oltre il doppio (4.700) nella secondaria di primo grado; mentre nella secondaria il calo è più contenuto (1.800). «Cali – spiega Cicatelli – che si possono spiegare come effetto della crisi economica, che si ripercuote sulla capacità di spesa delle famiglie, costrette a tagliare sui consumi non indispensabili, e ne risente ovviamente la loro libertà di scelta educativa».I numeri delle paritarie Secondo i dati relativi all’anno 2012/2013, escluse le scuole di Aosta, Bolzano e Trento, le paritarie censite sono quasi 14mila. Due terzi di esse sono cattoliche o di ispirazione cristiana (65,4%) mentre il restante 34,6% è di altro gestore.