Il profilo. Più Casaleggio che Grillo, dove vuole arrivare il rapper-azienda
Fedez e la moglie Chiara Ferragni
Il vorticoso e repentino passaggio dal rap nudo e crudo allo show-business cambia Federico nella direzione e nei temi. I rapper underground, in realtà, non sempre sono prodighi di umanità verso le persone omosessuali. Nel 2011, ad esempio, Federico insulta Tiziano Ferro - che da poco aveva fatto coming out - nel testo Tutto il contrario: «Mi interessa che Tiziano Ferro abbia fatto outing. Ora so che ha mangiato più wurstel che crauti…» e volgarità discorrendo. Le scuse arriveranno - e meno male! - anni dopo, quando lo scivolone riportato alla memoria dai fan più attenti rischia di far deragliare il treno con destinazione Eldorado. Al quale treno il matrimonio con Chiara Ferragni nel 2018 aggiunge propellente eccezionale. Fedez e la più famosa delle influencer danno così vita ai Ferragnez, una sorta di Truman show via social network che tocca molti aspetti anche della loro vita privata. Occhio: "Ferragnez" significa che è Chiara il motore della nuova impresa con i suoi 23,4 milioni di "followers" e un’attività che di recente l’ha portata addirittura nel Cda di Tod’s (è la sesta più pagata influencer al mondo).
La carriera musicale di Federico si appanna un po’, il sodalizio con J-Ax si scioglie, Chiara oggettivamente straripa, orienta e incassa. Di Fedez rischia di restare solo la "z" che chiude la formula "Ferragnez". Poi il rilancio quest’anno, tornando alle origini, alla musica, con il secondo posto nel nazionalpopolare Sanremo insieme a Francesca Michielin. Significative le lacrime di Fedez durante la prima serata, a riprova di una emotività che il 32enne milanese inizia a tirare fuori sempre più spesso, anche in contrasto con l’immagine da "cinico" stroncacarriere che lo ha accompagnato nei primi anni ad X Factor. Il rilancio funziona, anche spinto dal tifo "influente" da casa di Chiara (non sufficiente, però, ad agguantare la "Vittoria", come qualcuno dice avevano programmato di fare in vista della nascita della secondogenita, che ha proprio questo nome). A seguire arriva il successo clamoroso di Lol, esperimento comico condotto insieme con Mara Maionchi. E si tratta di un exploit ancora più eclatante in quanto ottenuto su una piattaforma streaming e non su una tivù in senso classico. Dunque, nella scia di Lol, che ha reso popolare il rapper anche tra gli adulti, si può collocare l’affondo del primo maggio. Con una domanda che, come direbbe Antonio Lubrano, sorge spontanea: semplice attivismo per restare sulla cresta dell’onda o strategia sapientemente pianificata? A Sanremo il rilancio, con Lol la centralità, il primo maggio per il messaggio finale. Con i social a fare da assemblatori del puzzle. I numeri farebbero propendere per quest’ultima ipotesi. Complessivamente, infatti, in una trentina di ore le citazioni online relative a Fedez sono state più di 487mila, da parte di oltre 37mila autori unici, i cui contenuti hanno coinvolto (like, condivisioni, commenti) 4,1 milioni di persone. E allora quale potrebbe essere l’approdo del percorso?
Va notato infatti che la politica non è l’ultima evoluzione del personaggio-Fedez. Viene da più lontano. Nel 2014 il rapper scrive l’"inno" del M5s. Una chiara presa di posizione. Non sono partito, è il titolo. «Dalla marcia su Roma al marcio su Roma c’è solo un Movimento che va avanti all’infinito». E più recentemente con il podcast Muschio selvaggio affronta (insieme al co-conduttore Luis Sal) problemi di grande interesse e complessità condendoli dei consueti luoghi comuni.
Ora che il Movimento evapora tra le tensioni interne, i guai di Grillo e la separazione con Casaleggio, secondo alcuni "Fede" si è messo in proprio. Presto, molto presto per dirlo. Di certo a Milano lui e Chiara tirano e per certi versi fanno paura, mettendo la faccia anche su opere benefiche. «Il nuovo Grillo», lo definisce ora lo stesso mainstream che ha "ripulito" il rapper dai tratti più duri. Ma Milano fa rima con Casaleggio, non con Grillo. E Federico sembra aver imboccato una strada che somiglia molto a quella di Casaleggio jr: mollare partiti e movimenti, raccogliere cittadini su una singola causa, single issue, e mettere su quella causa tutta la forza che si ha. Bombardando. Semplificando. Facendo a polpette le idee diverse. In sostanza una strategia del "vaffa 4.0", forse ancora più inquietante, perché si può dirigere (a piacimento o a pagamento) contro o a favore di chiunque, senza nemmeno dover sciorinare una visione - discutibile quanto si vuole - ma comunque complessiva del Paese e dei suoi problemi.