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POLEMICHE. Milano, registro coppie di fatto: sì dalle Commissioni, coro di critiche

Cinzia Arena venerdì 13 luglio 2012

Coppie di fatto, la parola passa al Consiglio comunale. Ieri pomeriggio il regolamento che istituisce il registro dei conviventi è stato "licenziato" dalla commissione congiunta Affari istituzionali e Pari opportunità (alla sua terza seduta su questo tema). Polemiche le opposizioni, che hanno inutilmente chiesto un ulteriore approfondimento in attesa del parere della segreteria generale e del pronunciamento dei consigli di zona.«È un provvedimento inutile e dannoso per la burocrazia che genera», attacca il consigliere Matteo Forte, Pdl, chiedendo l’audizione del vicesindaco Maria Grazia Guida, che su questo tema ha preso le distanze, seguita dal un gruppo di consiglieri cattolici del Pd pronti ad astenersi in aula.Un pasticcio tecnico ha rallentato l’iter della delibera (manca infatti il parere consultivo dei parlamentini) ma ieri le due presidenti di commissione Marilisa D’Amico (Pd) e Anita Sonego (Fds) dichiarando concluso il dibattito in commissione hanno rassicurato che i tempi tecnici per l’approdo in Consiglio prima della pausa estiva, sollecitato dal sindaco Giuliano Pisapia nel corso di una riunione di maggioranza, ci sono. «Ci hanno detto che tre o quattro pareri delle zone sono già arrivati, gli altri arriveranno entro la prossima settimana», spiega la Sonego.L’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino è tornato a sottolineare «il vuoto di carattere legislativo» e il ruolo «stimolo» che l’istituzione di un registro a Milano avrebbe sul dibattito nazionale. Dal centrodestra sono state sollevate obiezioni sul metodo, in particolare per la mancanza dei pareri delle zone, ma soprattutto sul contenuto. Contestata da un lato l’equiparazione delle coppie di fatto alla coppia sposata, con «l’acquisizione di diritti ma non di doveri», dall’altra la mancanza di chiarezza sui campi di applicazione e di differenze rispetto alla normativa attuale, che prevede la possibilità di registrarsi all’anagrafe come conviventi legati da «vincolo affettivo».«State facendo della burocrazia inutile», ha detto per il Pdl Marco Osnato. Mentre il capogruppo Carlo Masseroli ha messo l’accento sulle scarse adesioni ai registri nelle città dove sono già stati istituiti. Anche il Pdl comunque si presenta spaccato, con una parte guidata dal coordinatore cittadino, Giulio Gallera, disponibile a votare il testo a patto che si tolga la definizione di «famiglia anagrafica». In aula la delibera sarà emendabile, e già si pensa ad introdurre una clausola di «divorzio» di fatto, mentre rispunta l’ipotesi di cerimonie al momento dell’iscrizione all’anagrafe. «Ma non è inserita in questa delibera per evitare polemiche», ammette la Sonego. Cinzia Arena

IL FORUM DELLE ASSOCIAZIONI: ATTO INUTILE

«Preoccupa la scelta della giunta del sindaco Pisapia e dell’assessore Maiorino, che ha approvato in commissione consiliare un testo per l’istituzione del registro delle unioni civili» commenta Francesco Belletti, presidente del Forum. «Un atto essenzialmente inutile per i milanesi, come riconosciuto anche da alcuni membri della giunta e confermato dal risultato deludente dei registri dove sono stati istituiti, ma finalizzato a sollevare una vertenza di carattere nazionale. E quando diciamo “inutile” non lo facciamo per pregiudizio, ma per evidenza, perché l’accesso a coppie non sposate era già stato consentito, dall’Amministrazione comunale, senza bisogno di un registro. E poi la fretta di chiudere tutto entro luglio, come se fosse una priorità assoluta, dimenticando anche di ascoltare i Consigli di Zona, luogo di democrazia partecipativa fortemente promosso da Pisapia in campagna elettorale. Ma evidentemente alla Commissione non interessava il parere dei Consigli di Zona perché non interessava il parere della società civile!». «Perché non abbiamo visto lo stesso impegno e la stessa urgenza per inserire misure fiscali e tariffarie di favore alle famiglie con figli, in una Milano in cui la pressione fiscale sulle famiglie è cresciuta in modo così forte? Si tratta di una fuga in avanti dall’anima fortemente ideologica che in un momento in cui la crisi economica ci chiama all’unità non fa bene a nessuno» conclude Belletti. «Temi così controversi meritano di essere lasciati ad un nuovo scenario sociale e politico dove anche i valori e le scelte strategiche del Paese verranno riproposte all’attenzione dei cittadini. Basta con la vecchia politica e la vecchia burocrazia, che cambia il Paese a colpi di decreti, atti amministrativi, emendamenti notturni».