Una svolta che segna la fine di un’epoca. Dopo diciotto anni di amministrazione di centrodestra, Milano sceglie un sindaco di sinistra. È l’avvocato Giuliano Pisapia, 62 anni, ex parlamentare di Rifondazione comunistra, candidato alle primarie di Sel. Una vittoria netta sul sindaco uscente Letizia Moratti, i sei punti di distacco del primo turno sono diventati dieci al ballottaggio, arrivato dopo una campagna elettorale al veleno. «Abbiamo vinto con il sorriso e con l’ironia», non si stanca di ripetere Pisapia, che per tutto il pomeriggio di ieri ha fatto la spola tra il quartiere generale del teatro Elfo Puccini in corso Buenos Aires e piazza Duomo dove una grande folla colorata di tutte le sfumature possibili di arancione (il colore scelto per la campagna elettorale) si è riunita sin dal primo pomeriggio e si è dissolta solo a tar- da sera. Il riferimento è alla valanga di accuse che lo schieramento avversario gli ha riservato nelle ultime settimane, da quella mediatica della Moratti sul furto d’auto (rivelatasi un boomerang) agli slogan leghisti su «Zingaropoli». «Loro ci hanno insultato, ci hanno irriso, ma noi abbiamo risposto con il sorriso, con la forza della ragione e con l’ottimismo», ha detto il neo-sindaco, assicurando che il clima politico sarà all’insegna del dialogo con tutti. A partire proprio dalla sconfitta Letizia Moratti, cui Pisapia ha teso la mano nell’ipotesi di un lavoro comune: «Sono contento che partecipi a questo dono per Milano che è l’Expo», ha affermato riferendosi all’incarico di commissario straordinario della sua ex rivale. Il primo pensiero del nuovo primo cittadino è stato per «i militari feriti in Afghanistan e per le loro famiglie», subito dopo un grazie a Napolitano, definito un esempio per «la sua saggezza e il suo rigore morale». L’avvocato ha messo poi l’accento sulla necessità di riscoprire «l’accoglienza e la solidarietà», assicurando che sarà il sindaco «di tutta Milano, anche dei non milanesi », sul modello di Greppi, primo cittadino della città nell’immediato dopo-guerra. «Abbiamo liberato Milano, adesso dobbiamo ricostruirla», ha 'annunciato' infatti Pisapia, che si è dato quindici giorni di tempo per formare la giunta, composta per metà da donne: «L’ho promesso e sarà così, un segnale molto forte sarà avere un vicesindaco donna». Tra i nomi circolati con insistenza quello di Marilena Adamo, senatrice del Pd. Per il nuovo primo cittadino di Milano, infine, il voto delle amministrative non avrà ripercussioni nazionali nell’immediato. Di tutt’altro tenore le dichiarazioni di Nichi Vendola, leader di Sel, che ieri è volato a Milano per festeggiare la vittoria del 'suo' uomo. «È un avviso di sfratto per il governo », ha sottolineato. Concetto ribadito da Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, anche lei sul palco di piazza Duomo. La festa tra musica, politica e comicità, è andata avanti tutta la sera. Tra i tanti personaggi presenti, lo scrittore Umberto Eco, il premio Nobel Dario Fo, il regista Gabriele Salvatores, il fondatore di Emergency Gino Strada. A festeggiare è tutto il centrosinistra, compresa Milly Moratti, cognata del sindaco uscente: «Siamo di fronte ad una città che vuol cambiare». Mette l’accento sul risultato deludente della Lega Stefano Boeri, capolista del Pd da molti considerato assessore in pectore all’Expo: «Milano oggi non è più in Padania». Anche dal presidente delle Acli di Milano Gianni Bottalico arriva un plauso al cambio della guardia a Palazzo Marino. «L’affermazione di Pisapia dimostra che l’elettorato ha apprezzato l’equilibrio del suo programma e non ha dato credito ai tentativi volti ad intaccare il solido profilo di persona moderata e di buon senso». E la vittoria di Pisapia ha fatto esultare i radicali. Di «primavera milanese», ha parlato Emma Bonino, ricordando che per la prima volta, dopo decenni, i radicali tornano a Palazzo Marino con un loro rappresentante (Marco Cappato).