La pioggia che da domenica batte sulle tendopoli ha creato forti disagi ai quasi 40 mila che vivono nelle oltre 5.000 tende, all’Aquila e soprattutto in montagna. Si dorme all’umido e ci si sposta nel fango. Ieri il termometro in città non è salito sopra gli 11 gradi, oggi ancora pioggia battente e anche qualche violenta grandinata. Nel circondario aquilano le situazioni più difficili sono state segnalate a Goriano Siccoli e a Fossa, dove il sindaco ha denunciato pericoli di frane. A Campotosto, invasa dall’acqua l’altra notte per l’esplosione del sistema fognario, è dovuto intervenire l’esercito. Nella tendopoli è crollato il tendone della mensa, sotto il quale sono rimasti tavoli e viveri, ma non sono stati segnalati altri danni. In serata, infine, sono rientrati in albergo a Roseto altri 50 sfollati aquilani evacuati per prudenza da un hotel vicino alla foce del fiume Vomano, gonfio d’acqua e limaccioso, per paura che esondasse. A Collebrincione, frazione a otto chilometri dal capoluogo, un angolo di Trentino a 1.200 metri di altitudine, la colonnina di mercurio non si è schiodata dai sette gradi. Padre Manfredi Gelsomino, parroco scalabriniano e responsabile del campo che ospita 300 anime, aspetta nella sua Punto, sulla curva del paese il camion della Protezione civile che deve portare le docce. Arriva e il suo viso si distende, la battaglia quotidiana è stata vinta. La tendopoli l’hanno messa in piedi da soli lui e i suoi parrocchiani, molti dei quali ex alpini, con le tende del governo e 60 brandine. Il vantaggio è che così almeno i nuclei famigliari hanno potuto stare uniti. «Purtroppo non possiamo fare nulla per la pioggia – sorride amaro – però sono stato in città a chiedere i teli per proteggere le tende dall’acqua alla Croce Rossa. Mi hanno detto che sono finiti, non si quando ne arriveranno altri e i prossimi 75 sono già prenotati. Penso sia giusto comunque che vengano prima aiutati i campi dove vive la gente che ha perso tutto, dobbiamo essere onesti». Qui infatti le case, pur lesionate sono ancora in piedi, la gente fa delle puntate veloci in casa per lavarsi o fare il bucato. Qualcuno degli adulti ha ripreso il lavoro, chi è rimasto senza stabilimento ha presentato domanda per avere gli 800 euro di sussidio. Ma in generale la tensione è in crescita qui come nelle altre 164 tendopoli e le previsioni pessime fino a martedì non contribuiscono certo ad abbassarla. La Protezione civile si è data l’obiettivo di riorganizzare i campi nelle prossime ore e razionalizzare le risorse. Ad esempio portando l’elettricità, che non è ancora arrivata in tutte le tendopoli, anche se da giorni i militari del Genio stanno lavorando per attivarla in tutti i campi. La previsione è che al massimo entro sabato tutte le tendopoli abbiano docce calde e riscaldamento. «Qui abbiamo la corrente, un privato ci ha donato la tenda per la mensa. Due volte al giorno arrivano i pasti della protezione civile e i volontari della Misericordia assicurano l’assistenza sanitaria». In tre settimane la comunità ha comunque pagato a caro prezzo le tensioni del dopo sisma. Sono infatti decedute tre donne anziane. Una era malata ed era ricoverata, ma due sono morte di crepacuore. Padre Manfredi, che ha perso il 6 aprile chiesa e canonica, ha celebrato i funerali sotto il tendone della Caritas italiana che funge da cappella e, poiché il terremoto ha lesionato il camposanto, le spoglie sono all’Aquila. Ora c’è da pensare ai più piccoli. Le scuole qui non sono ancora riprese. «La prossima settimana faranno rientro almeno cinque famiglie sfollate con figli. Abbiamo chiesto una maestra d’asilo e una per le elementari, i bambini non hanno più le scuole all’Aquila ». Per Giorgia, Luca, Eleonora e gli altri adolescenti del gruppo della parrocchia, che stavano sempre insieme ora condividono queste ore di apatia sotto una tenda guardando la tv, invece, sarà lo stesso padre Manfredi a fare da insegnante. Le loro scuole sono inagibili, probabilmente andranno ricostruite. «Solo un ragazzo che deve sostenere la maturità tecnica da lunedì andrà in città per le lezioni. Agli altri penseremo il sottoscritto e altri volontari».