Covid. Pillole antivirali e un vaccino innovativo: le nuove armi contro il Sars-CoV-2
La produzione degli antivirali in uno stabilimento Pfizer
Si rafforza, e da subito, l’arsenale contro il Covid-19. Fatto di monoclonali, antinfiammatori, antivirali e vaccini innovativi. Vediamo perché, iniziando dai nuovi farmaci antivirali, che si assumono oralmente e che non necessitano di particolari accorgimenti nella conservazione.
L’Ema ha anche autorizzato altri due trattamenti anti-Covid: un anticorpo monoclonale, il sotrovimab, e l’antinfiammatorio anakinra, un immunosoppressivo già usato nell’Ue per varie condizioni infiammatorie. Il primo, prodotto dalla britannica GlaxoSmithKline assieme all’americana Vir Biotechnology, è indicato, con somministrazione endovena, negli adulti e negli adolescenti, dai 12 anni di età e con un peso di almeno 40 chili, che non richiedono ossigeno supplementare e che sono a maggior rischio che la malattia diventi grave. Da studi di laboratorio si prevede che il medicinale sia attivo anche contro la variante Omicron.
Anche sul fronte vaccini si sta per aprire una pagina nuova. Il 20 è convocato, in seduta straordinaria, il comitato Ema per i medicinali ad uso umano: all’ordine del giorno c’è l’approvazione del vaccino di seconda generazione a proteina ricombinante dell’americana Novavax. Il nome tecnico è "Nvx-CoV2373" e contiene 5 microgrammi della proteina Spike del virus. Oltre alla Spike, in ogni dose ci sono 50 microgrammi di un adiuvante (Matrix-M) che potenzia l’attività del principio attivo ed è costituito da un estratto della corteccia della pianta Quillaja saponaria (la saponina), colesterolo e fosfolipidi, tutte sostanze biologiche naturali. Nessun tipo di cellule umane (né fetali né di adulto) è coinvolto. La fase 3 della sperimentazione clinica ha coinvolto 30mila volontari in 119 centri di Usa e Messico. L’efficacia nel modello sperimentale è del «100% nel prevenire le forme più gravi e del 90,4% per tutte le manifestazioni dell’infezione». Lo studio conclusivo, condotto in Gran Bretagna e pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha confermato un’efficacia totale del 96,4% contro il ceppo originario del virus.