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INTERVISTA. Il farmacologo Miech: «Pillola abortiva, un pericolo vero»

Elena Molinari sabato 8 agosto 2009
Basta parlare per cinque minuti con Ralph Miech per accorgersi che non è portato alla polemica. Sebbene da anni abbia concluso che l’uso della pillola Ru486 è medicalmente pericoloso e andrebbe limitato o proibito, nell’illustrare per l’ennesima volta le motivazioni che lo hanno catapultato più di una volta nel bel mezzo di un acceso dibattito etico e politico, il professore non si allontana mai dal linguaggio scientifico. E resta, prima di tutto, il docente di farmacologia molecolare, fisiologia e biotecnologia della Brown University, nel Rhode Island, che ha studiato a più riprese, dal 1996, gli effetti del mifepristone.Professor Miech, mi spieghi per favore come funziona la pillola Ru486.Durante un aborto cosiddetto chimico o farmacologico le donne assumono due farmaci. Il primo, il mifepristone, che è il principio attivo della Ru486, interferisce con gli effetti del progesterone, di fatto bloccando il flusso del nutrimento dal corpo della donna alla placenta, e di lì al feto. Il secondo farmaco, che viene abbinato alla Ru486, è a base di misoprostolo, ed è una medicina anti-infiammatoria usata nella cura delle ulcere gastriche che viene in questo caso male utilizzata per indurre contrazioni e provocare l’espulsione del feto senza vita.E quali sono in base ai suoi studi i potenziali rischi di questo processo?Gli effetti antiprogestinici del mifepristone modificano le condizioni del collo dell’utero, rendendolo più suscettibile all’attacco da parte di un batterio – il clostridium sordellii – presente nella flora vaginale di molte donne, circa il 20%, ma che in condizioni normali non risale il canale uterino ed è quindi innocuo. Come avviene questo passaggio?Il clostridium sordellii prospera in un ambiente a basso contenuto di ossigeno, e il mifepristone modifica proprio il livello di ossigeno nel collo dell’utero. Il batterio inoltre trae nutrimento dal tessuto fetale in decomposizione. Allo stesso tempo, il mifepristone produce altri effetti ormonali, chiamati "antiglucocortoidali" che indeboliscono il sistema immunitario della donna e la rendono quindi incapace di respingere l’infezione del batterio, che si diffonde così indisturbato. Questa combinazione può sfociare in choc settico, quello che ha ucciso almeno cinque donne negli Stati Uniti e una in Canada, tutti soggetti che avevano assunto la pillola Ru486.Come prevenire queste infezioni?Il problema è che di solito l’infezione da clostridium sordellii, rara al di fuori dell’uso del mifepristone, è difficile da individuare perché le donne non mostrano segni di malessere, come febbre o dolore, finché la sepsi non è diffusa ed è troppo tardi per intervenire.Quale è la sua conclusione?Che l’uso del mifepristone non è sicuro e andrebbe fortemente limitato nelle sue dosi, o eliminato del tutto. Nella formulazione attuale della pillola abortiva, l’aborto chimico è più pericoloso di quello chirurgico. Il rischio di morte in caso di aborto chirurgico è uno su un milione, dai miei studi risulta che per l’aborto chimico è di uno su 80mila. Una differenza che è stata finora sottovalutata dalla Food and Drug Administration (Fda, l’autorità preposta al controllo dei farmaci e del cibo in commercio negli Stati Uniti, ndr).È una conclusione accettata la sua all’interno della comunità scientifica americana?Un punto è ormai chiaramente accettato. Nel maggio 2006 il Centro americano per il controllo della malattie (Cdc, ndr) ha convocato una giornata di studio sulle infezioni da clostridium sordellii, e tutti i partecipanti hanno concordato che la sua incidenza negli Usa è più alta di quella di qualsiasi altro batterio letale preso individualmente. È stato chiamato in causa il fatto che la maggior parte degli episodi sono legati alla somministrazione di mifepristone, e come scienziati ci siamo chiesti se non si fosse trattato di una fornitura di pastiglie avariate, ma la risposta è stata negativa.