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Sentenza dopo 41 anni. Piazza della Loggia: due ergastoli 41 anni dopo

Carlo Guerrini mercoledì 22 luglio 2015
Quarantuno anni dopo, la strage di Piazza della Loggia registra una nuova svolta giudiziaria. La Corte d’Appello di Milano ha condannato all’ergastolo Carlo Maria Maggi, già "ispettore" di Ordine Nuovo per il Triveneto e Maurizio Tramonte, ex informatore (fonte Tritone) dei servizi segreti. La sentenza è arrivata dopo una lunga Camera di Consiglio e ha accolto le richieste dell’accusa. Soddisfatti i familiari delle vittime e gli avvocati di parte civile. Manlio Minali, presidente dell’associazione dei congiunti dei caduti e che nell’attentato perse la moglie, ha parlato di «verdetto decisivo per la storia del Paese».La parola ergastolo pronunciata due volte ha suggellato, quattro decenni di indagini difficili. I giudici hanno accolto le richieste dell’accusa, mentre i difensori degli imputati avevano chiesto l’assoluzione dei loro assistiti (per non aver commesso il fatto), assolti, in precedenza, in primo e secondo grado con formula dubitativa. Sentenza che la Cassazione ha annullato disponendo il nuovo processo di secondo grado a Milano; confermate, invece, dalla Cassazione le assoluzioni di Delfo Zorzi (neofascista veneto da anni in Giappone implicato anche nelle indagini per la strage di Piazza Fontana) e dell’ex generale dei carabinieri Francesco Delfino deceduto l’anno scorso.L’epilogo di questo processo - ora resta il ricorso in Cassazione dei condannati - è arrivato al termine di una lunga giornata all’insegna della crescente attesa. E di un periodo di quasi due mesi di perizie mediche, rinnovazioni dibattimentali, requisitorie e arringhe. Maurizio Tramonte, 63 anni - informatore del Sid come Fonte Tritone dai primi anni Settanta al 1975 - era accusato di aver partecipato alle riunioni organizzative della Strage; l’altro, Carlo Maria Maggi, 81 anni, sarebbe stato il regista dell’attentato. Nel corso del processo davanti alla Corte d’assise d’appello di Milano è stata disposta una perizia, al termine del quale è stato stabilito che Maggi è in grado di stare in giudizio mentre la sua difesa chiedeva il rinvio del processo per motivi di salute.«Qual è stato il primo pensiero quando ho sentito la parola ergastolo? Ho pensato solo: 28 maggio 1974. Per me il tempo si è fermato quel giorno». ha detto Manlio Milani, che quel giorno perse la moglie Livia Bottardi. «Una giustizia che arriva dopo 42 anni è comunque depotenziata – ha aggiunto – ma questa è una sentenza davvero decisiva ed estremamente importante per una riflessione collettiva su quegli anni dal 1968 al 1974».«Giustizia finalmente è fatta, almeno un poco. La soddisfazione è grande», ha invece detto l’avvocato Federico Sinicato, storico legale dei familiari delle vittime della strage.Alla lettura del verdetto erano presenti anche l’avvocato generale dello Stato, Laura Bertolè Viale, a fianco del pg Maria Grazia Ombini che ha sostenuto l’accusa in giudizio, e il presidente della Corte d’Appello Giovanni Canzio.