Governo. Piantedosi come Salvini: stop alle navi delle Ong con i decreti sicurezza
Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi
«Le analisi ci dicono che qualcuno sta provando ad organizzarsi. Manteniamo alta l'attenzione, c’è chi strumentalizza per professione: professionisti della sommossa che noi però monitoriamo e teniamo sotto attenzione». È sera quando, ospite del salotto tv di Porta a porta, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi conferma come il rischio di un “autunno caldo” innescato dalla crisi economica ed energetica e strumentalizzato da frange violente sia uno dei primi dossier sulla sua scrivania.
L’altro è il costante arrivo via mare di migranti, rispetto al quale Piantedosi - prefetto di lungo corso e ministro “tecnico” - finora si è mosso facendo sponda col titolare leghista delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini, alle cui dipendenze politiche si trova la Guardia costiera.
Lo ha fatto varando una direttiva (simile a quella firmata nel 2019 dall’allora ministro dell’Interno Salvini) per avvisare le due navi delle ong, Humanity e Ocean Viking, (con 382 migranti sottratti alle onde) di un possibile divieto di ingresso nelle acque italiane, a causa del mancato preavvertimento alle autorità del salvataggio in corso.
«Abbiamo applicato la legge, i famosi decreti sicurezza rivisitati, ma che sono rimasti sostanzialmente nel loro impianto», è la spiegazione di Piantedosi, «vogliamo affermare un principio a prescindere dal caso concreto e lanciare un messaggio ai partner. La condivisione deve esserci non a sbarco avvenuto, la presa in carico deve partire subito». Chiarimenti tecnici. Sul piano politico, tuttavia, a confermare l’idem sentire è un’immediata nota salviniana: «Idee chiare, bene così Ministro Piantedosi».
Nel pomeriggio, nel primo Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza della sua gestione, i vertici delle forze dell’ordine e dell’intelligence, il capo di Stato maggiore della Difesa, il capo dipartimento per l’Immigrazione e il comandante delle Capitanerie di porto hanno fornito al ministro un quadro aggiornato: nei primi 10 mesi del 2022 l’arrivo di 79.647 migranti, con un incremento del 50,78% rispetto all’analogo periodo del 2021, per «l’incremento degli arrivi da Libia, Tunisia e Turchia».
L’intenzione del ministro, esternata in questi giorni, resta quella di avviare iniziative a livello europeo con i Paesi d’origine e transito dei migranti, per una gestione comune del fenomeno migratorio che consenta di «governare i flussi attraverso il rafforzamento dei canali di ingresso legali».
Il prossimo decreto flussi, da varare entro fine anno, potrebbe essere il vero banco di prova della nuova gestione viminalizia. Il tetto fissato l’anno scorso dal governo Draghi e dalla ministra Luciana Lamorgese era di 30mila ingressi legali. Pronosticare cosa deciderà l’esecutivo Meloni non è semplice: la manodopera straniera è necessaria alle imprese, ma esigenze di propaganda politica potrebbero giocare un peso per far scendere il tetto. Una novità potrebbe essere quella di un meccanismo “premiale” che tenga conto, nella ripartizione delle quote riservate ai singoli Stati, «dell’impegno da questi profuso nel contrasto alla immigrazione illegale». Un tavolo ristretto, convocato a breve, sarà chiamato dal ministro a elaborare «indicazioni operative».
L’altra emergenza, come detto, riguarda l’ordine pubblico, agitato da tensioni legate al malessere di fasce sociali colpite dalla crisi e dal caro bollette. Un quadro tratteggiato mercoledì dal capo della Polizia, Lamberto Giannini, convinto assertore della «mediazione» per prevenire gli scontri di piazza.
L’esordio del ministro è stato segnato dalla vicenda degli studenti di sinistra manganellati a Roma dalle forze dell’ordine durante una protesta alla Sapienza: «Il ripristino della legalità attraverso l’esercizio della forza è sempre l'ultima delle opzioni», ammette il ministro. E in queste ore l’attenzione è alta per la possibilità di manifestazioni della destra neofascista, in concomitanza col centenario della marcia mussoliniana su Roma.
Ieri, durante il Comitato, dai rapporti dei vertici delle Forze di polizia e della intelligence «non sono emerse particolari criticità». Nelle stesse ore, però, a Napoli e nella Capitale sono comparsi manifesti abusivi, prontamente rimossi dalle autorità, inneggianti al fascismo e al duce: «Il fascismo è una ferita aperta», commenta in serata Piantedosi, citando le parole della premier Giorgia Meloni. E anche lui sa che quei manifesti sono segnali che non rappresentano nulla di buono.