Migranti. Piantedosi: diamo il Nobel a Lampedusa. Sull'isola adesso 2.700 persone
Il ministro dell'Interno Pianatedosi in visita a Lampedusa
Quattro naufragi, quarantasette sbarchi in 24 ore e più di 1.800 persone arrivate. Due cadaveri recuperati, fra cui quello di una giovane donna, tre le persone (compreso un bimbo di 8 mesi) finite al poliambulatorio, 17 i dispersi, per i quali le ricerche vanno ancora avanti, e complessivamente 165 i superstiti portati all’hotspot. È il bilancio drammatico che si aggiorna di ora in ora.
Tutti i barchini che sono giunti sull’isola o sono stati soccorsi dai mezzi delle Guardia costiera sono partiti dalla Tunisia. Ad imbarcarsi sono soprattutto cittadini subsahariani. Arrivano dal Burkina Faso dove, solo sette giorni fa ad esempio, uomini in uniforme hanno massacrato una sessantina di civili; dalla Costa d’Avorio, il maggior produttore e esportatore mondiale di caffè e con una popolazione di 22 milioni di abitanti dall’età media intorno ai 30 anni; dal Gambia (ma i migranti che arrivano da questo paese spesso si guadagnano un decreto di espulsione), dalla Guinea dove resta al potere la Giunta militare e le prossime elezioni saranno nel 2025; o dalla Liberia, uno dei paesi più poveri del mondo e dal Mali che, insieme al Niger e al Burkina Faso è uno dei tre Paesi africani con il maggior numero di sfollati interni per due cause: guerra e clima impazzito che rende inaccessibili le risorse naturali.
Ecco, sono questi la maggior parte dei disperati che a bordo di carrette del mare assolutamente instabili raggiungono le coste italiane di Lampedusa, che cadono in acqua e vengono recuperati dai guarda coste. Che arrivano sull’isola con l’unico desiderio di restare in Europa (la maggior parte di loro vorrebbe proseguire il viaggio verso il Nord, da parenti e amici in Francia, in Germania o in Svezia e Norvegia). Ma non sanno che rischiano un provvedimento di espulsione. Perché molti dei Paesi di provenienza, dallo scorso mese di marzo, sono stati inseriti dalla Farnesina nell’elenco dei Paesi sicuri.
Ma ci sono anche egiziani e tunisini che si organizzano e decidono di partire in modo autonomo, autofinanziandosi, senza l’aiuto o il supporto di scafisti o trafficanti. È quanto hanno raccontato ventotto, dei 705 migranti giunti nelle ultime ore. ono stati rintracciati direttamente in porto dai militari della Guardia di finanza. Il gruppo, tutti uomini e una donna, ha raccontato d’aver autofinanziato il viaggio comprando il barchino di 7 metri e 10 taniche da 20 litri di carburante e spendendo 35 mila dinari tunisini. La loro traversata è iniziata venerdì sera da Sfax, in Tunisia, ed è stata fatta utilizzando una bussola e le app del cellulare. L’imbarcazione di legno è stato sequestrato dalla Guardia di finanza.
E mentre l’hotspot dell’isola ritorna nuovamente ad essere in emergenza con 2.698 ospiti a fronte di una capienza di poco meno di 400 persone, il ministro dell’Interno Piantedosi raccoglie a sorpresa l’appello di molti (fra cui Avvenire, ndr) e del sindaco dell’isola. «Lampedusa meriterebbe molto altro, meriterebbe almeno il premio Nobel per la pace» ha detto il titolare del Viminale ieri al termine di una visita lampo sull’isola e dopo aver incontrato il sindaco, assicurando l’organizzazione di una task-force ad hoc per la gestione dell’emergenza. «Noi dobbiamo lavorare affinché Lampedusa diventi l’ingranaggio di un meccanismo più ampio che funziona. E nello stesso tempo - ha aggiunto il capo del Viminale - aiutare la gente che è all’addiaccio o in mezzo ai liquami». Il sindaco ha elencato i problemi che l’amministrazione e i cittadini devono affrontare quotidianamente: «Da 9 mesi ripeto sempre le stesse cose: i barchini abbandonati, i barchini sulle coste, la questione della spazzatura, la questione delle fogne, l’emergenza salme, i posti nei cimiteri. È stata dichiarata l’emergenza, dobbiamo accelerare su tutto» ha spiegato Mannino.
I migranti che viaggiavano su 14 delle barche, agganciate fra la notte e l’alba dalle motovedette di Capitaneria e Guardia di finanza, hanno detto di essere giunti con “navi madre”. Forse pescherecci da cui poi sono stati calati in acqua i barchini di metallo di 6 o 7 metri. Per queste traversate, cominciate da Sfax in Tunisia, i migranti, originari di nazioni della West Africa hanno pagato fino a 3 mila dinari tunisini.
Intanto sono sbarcate a Lampedusa anche le 47 persone soccorse da Open Arms. «Erano stipate in una barca di metallo per 2 giorni nel Mediterraneo. Dopo due giorni alla deriva e un naufragio, sono finalmente in un porto sicuro. Il mare è pieno di donne, bambini, uomini vulnerabili, c’è bisogno dell’aiuto di tutti» scrive la Ong su Twitter.
A Ravenna è arrivata invece la nave Humanity con 69 migranti a bordo: trenta da Sudan, il paese in questo sbarco più rappresentato. Le Ong nei giorni scorsi hanno lanciato l’allarme di un nuovo esodo legato proprio alla crisi che si è aperta nel paese africano: secondo l’Unhcr in 20 mila si starebbero già spostando dalla regione sudanese del Darfur per cercare rifugio nel vicino Ciad che già ospita 400 mila profughi sudanesi.
Dalla Libia infine arriva l’ennesimo orrore: la guardia costiera ha recuperato i corpi di 11 migranti annegati, tra cui un bambino, naufragati con l’imbarcazione che doveva portarli in Europa.