Strategie. Il Piano Mattei prova lo sprint nel mese di aprile
La prima riunione della Cabina di regia sul Piano Mattei a Palazzo Chigi il 15 marzo 2024
La Cabina di regia sul Piano Mattei è stata inaugurata un paio di settimane fa quando la premier Giorgia Meloni ha riunito i rappresentanti di istituzioni, grandi aziende ed enti vari esortandoli a «partecipare alla strategia definita dal governo per la cooperazione con il continente africano». Occorre, ha affermato, «coinvolgere tutto il Sistema Paese nella grande sfida, mettendo in rete le esperienze migliori che già esistono, i progetti più efficaci e le risorse adeguate delle quali disponiamo» per costruire un nuovo partenariato tra l’Italia e gli Stati del continente africano». Un piano che nel nome di Enrico Mattei vuole riproporre l’approccio cooperativo e «non predatorio» nei confronti dell’Africa che contraddistinse l’azione dell’ex presidente dell’Eni.
Le risorse energetiche sono al centro degli obiettivi, con Roma immaginata come porta d’accesso ai mercati europei per il gas proveniente dall’Africa. Attraverso un piano di investimenti e formazione nei diversi Paesi che saranno coinvolti il governo vorrebbe nel contempo migliorare la gestione comune dei flussi migratori per intervenire a “monte”, cioè prima che i migranti abbiano messo piede in Ue.
Inaugurando la Cabina di regia la premier aveva chiesto ai partecipanti di inviare entro fine marzo contributi e osservazioni alla struttura di missione coordinata dal consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, Fabrizio Saggio. In modo da «arrivare a una stesura consolidata del testo da approvare in una seconda seduta in aprile».
Nel corso di questo mese, quindi, i contorni del Piano potrebbero farsi un po’ più chiari. Finora, infatti, non si è andati molto oltre le enunciazioni generali che le opposizioni bollano come una “scatola vuota” o, tutt’al più, una rivisitazione di progetti già avviati. Sul piano diplomatico, comunque, l’esecutivo si sta muovendo sia per coinvolgere la Ue che sul piano dei rapporti bilaterali con i diversi Paesi. A fine gennaio Meloni ha riunito il vertice Italia-Africa, chiamando a Roma 25 tra capi di Stato o di governo del continente africano. Tuttavia, l’iniziativa è stata accolta con freddezza da parte di alcuni partecipanti, come il presidente della Commissione dell’Unione africana, Moussa Faki Mahamat, che si è detto disponibile a discutere del Piano ma ha lamentato una scarsa consultazione preventiva e sottolineato «la necessità di passare dalle parole ai fatti» perché «non possiamo più accontentarci di semplici promesse, che spesso non sono mantenute».
In quell’occasione il governo ha parlato di uno stanziamento da 5,5 miliardi per supportare gli investimenti del piano. Che dovranno focalizzarsi, spiega Palazzo Chigi, su «sei pilastri»: istruzione e formazione; agricoltura e lotta alla malnutrizione; rafforzamento dei sistemi sanitari; energia (con l’obiettivo strategico di rendere l’Italia l’hub tra l’Europa e l’Africa); acqua; infrastrutture. La dotazione finanziaria del Piano, secondo quanto reso noto finora, non prevede tuttavia stanziamenti aggiuntivi di bilancio, ma punta a utilizzare tre miliardi del Fondo italiano per il clima (istituito dal governo Draghi con la manovra 2022 per raggiungere gli obiettivi stabiliti dagli accordi internazionali sul clima) e due miliardi e mezzo dalle risorse già destinate alla cooperazione allo sviluppo.
Il cronoprogramma governativo prevede entro il 30 giugno l’avvio di otto progetti-pilota (in Egitto, Kenia, Mozambico, Marocco, Tunisia, Costa d’Avorio, Congo ed Etiopia) e la presentazione al Parlamento di una relazione sullo stato di attuazione del Piano.