Analisi. Pfizer e gli altri 50 vaccini, ecco cosa sappiamo
Somministrazione del vaccino nel Lazio
Qual è la situazione dei vaccini disponibili e in arrivo? Come bilanciare le loro principali differenze? Domande che non sono eludibili sotto il cappello del mantra sanitario 'vaccinare, vaccinare, vaccinare', ma chiedono una risposta diretta. È sempre più urgente una informazione veritiera, completa ed equilibrata, specialmente nei punti sui quali i dati scientifici e clinici sinora disponibili sono incompleti o contradditori.
Questa informazione sincera è indispensabile per costruire una 'alleanza profilattica e terapeutica' tra i cittadini da una parte e i medici, le istituzioni sanitarie nazionali ed internazionali, e chi governa le politiche socio-sanitarie dall’altra. Come insegna la storia recente della sanità, solo questa 'alleanza per la salute' fondata sul rispetto, la stima e la collaborazione reciproci consente di raggiungere obiettivi ardui nella lotta alle malattie più pericolose individualmente e/o socialmente, tra cui le infezioni con contagio ad andamento epidemico. Ogni scorciatoia 'autoritaria-impositiva' o 'propagandistica-ideologica' genera un cortocircuito che non vince le diffidenze e le resistenze, ma le amplifica e le cristallizza, con un effetto boomerang sull’intero percorso di cura individuale e sociale della salute.
Oltre ai vaccini di Pfizer-BioNTech e Moderna (basati su mRna), Sinopharm, Sinovac e Bharat Biotech (tutti a virus inattivato; l’ultimo approvato solo in India) e allo Sputnik V (doppio vettore adenovirale: rAd26-S e rAd5-S), sono stati consegnati i primi lotti di quello di Oxford-AstraZeneca (vettore adenovirale ChAdOx1-S).
È in attesa di autorizzazione 'di emergenza' (Fda; Usa) o 'condizionata' (Ema, EU) – nessun vaccino anti-Covid in uso presenta una documentazione esauriente su sicurezza e/o efficacia tale da consentire una approvazione ordinaria, definitiva – quello di Johnson & Johnson (vettore adenovirale Ad26.Cov2-S), mentre servirà più tempo per i prodotti di Novavax (a subunità proteica virale) e CanSino (vettore adenovirale rAd5-S).
A maggior distanza dal traguardo si trovano più di 50 altri vaccini, attualmente nelle fasi cliniche di sperimentazione e basati su diverse tecnologie: oltre alle citate sopra, anche quelle che utilizzano molecole di Dna, diversi tipi di vettori virali, cellule che presentano l’antigene (APC), oppure il virus attenuato. Dal punto di vista della sicurezza, non sembrano sinora emersi eventi avversi proibitivi e, per quanto concerne le fasce di età (inferiore ai 18 anni e superiore ai 55-65 anni), l’ostacolo è aggirabile con una somministrazione selettiva dei diversi vaccini.
Da considerare con particolare attenzione è, invece, il fatto che gli ultimi preparati – quelli di Oxford-Astra-Zeneca (ChAdOx1-S) e Johnson & Johnson (Ad26.COV2.S) – presentano un tasso di efficacia contro la manifestazione dei sintomi di Covid-19 rispettivamente pari al 59,5% e al 66%. Nel caso del vaccino ChAdOx1-S, come ha mostrato la sperimentazione clinica, su 5258 vaccinati, 64 hanno contratto l’infezione da coronavirus in forma sintomatica, mentre, tra i casi di controllo (5210 soggetti), 154 si sono ammalati con sintomi.
Per Ad26.COV2.S, la percentuale di efficacia media (rispetto agli studi condotti negli Usa, in America latina e in Sudafrica su 43783 partecipanti) è stata resa nota, ma non conosciamo ancora la distribuzione dei 468 casi di Covid-19 sintomatico rilevati tra coloro che hanno ricevuto il vaccino e il placebo. Questa percentuale di protezione dai sintomi non sorprende: è paragonabile a quella di altri vaccini antivirali già in uso da anni, come quelli contro l’influenza stagionale, ed è accettabile per dare un contributo alla campagna di profilassi anti-Covid.
Pone però la questione seria di informare quanti saranno tra poco inoculati con il vaccino ChAdOx1-S circa questa protezione limitata rispetto ai sintomi Covid-19 (in media, su 100 vaccinati, 40 potrebbero manifestarli, se contagiati). Nel caso Ad26.COV2.S sia autorizzato, ogni 100 vaccinati con esso, in media, 34 restano a rischio di una forma sintomatica della malattia. Una informazione previa al consenso che è necessaria affinché i vaccinati assumano appropriate cautele nei contatti sociali, in particolar modo se svolgono attività lavorative o si trovano in ambienti che li espongono particolarmente.
Onore e gratitudine a quanti hanno lavorato con dedizione ed intelligenza grandi allo sviluppo di tutti i vaccini e ai volontari che si sono sottoposti con abnegazione e spirito di solidarietà alla loro sperimentazione clinica. Ma anche richiamo alla deontologia professionale, al dovere civico e alla responsabilità politica di dare pane al pane e vino al vino, comunicando ai cittadini i pregi (numerosi) ma anche i limiti (non pochi) dei singoli vaccini in uso o che vi entreranno tra poco tempo.