Dal mare della Liguria Savino Pezzotta, esponente di punta dell’Udc, riflette su «un’Italia che sembra stia andando a ramengo», impelagata come si ritrova in questa estate 2009 in «discussioni totalmente fuori dalla realtà». I salari differenziati? Ma «qui la priorità è ancora la difesa dalla crisi dei posti di lavoro». L’Agenzia per il Sud? Sì, ma meglio pensare prima a «uno strumento indipendente di verifica di come si spende ogni euro investito». E Pezzotta ne ha anche per chi, nell’Udc, sembra guardare già ad alleanze stabili: «È inopportuno ora, non è finito il processo di formazione del nostro progetto politico».
Pezzotta, è diventato pessimista su come sta andando il Paese? Io muovo da un dato di realismo: questo è un Paese che ha un bisogno basilare di rinnovarsi in profondità. È sbagliato pensare - e lo dico da settentrionale - che il Nord sia l’isola del bene, da contrapporre a un Sud dove nulla funziona. Questo è un dibattito stantìo. La priorità, invece, è produrre un processo di rinnovamento: della classe politica come dei comportamenti sociali. Basta con le operazioni di facciata, in cui cambiano i partiti, ma la classe dirigente resta la stessa. E basta con la 'politica- spot ': dal ritiro delle truppe dall’Afghanistan all’uso del dialetto, dalle fiction sottotitolate sulla Rai ai vessilli regionali nella Costituzione, la Lega vuole dettare l’ordine del giorno. Mi chiedo quando cominceremo a discutere dei problemi seri.
La Lega ha parlato però anche dei salari differenziati. Non è un tema serio, questo? Sappiamo tutti che, in fondo, sono inapplicabili. Il punto è che l’economia non ha ancora trovato un assetto stabile. Sappiamo che la ripresa, quando arriverà, per sua stessa natura determinerà anche costi sociali alti. Se l’Inps segnala che ci sono 100mila lavoratori con la Cig in deroga, che ne sarà di loro una volta trascorsi i 6 mesi della cassa? Quante piccole imprese riapriranno a settembre? La difesa dei posti di lavoro è la priorità. Poi è chiaro che si pone anche una questione salariale e di potere d’acquisto. Dove va detto, però, che la differenza non la fanno tanto i territori di residenza. Piuttosto occorre spostare l’attenzione dai redditi individuali a quelli familiari, è qui che passano oggi i fattori di diseguaglianza. Tutti, dall’Istat alla Caritas, ci dicono che a far salire la povertà sono i bassi redditi nelle famiglie, peraltro diventate ormai un vero ammortizzatore sociale.
Insomma, la Lega sbaglia bersaglio? Sì, come sull’immigrazione dove, dopo questo agosto di parole in libertà, finalmente Bankitalia ci ha ricordato che questo problema va considerato in modo diverso, non ideologico. Noi dell’Udc non parliamo di salari differenziati, ma di quoziente e di assegni familiari. E a chi obietta che il quoziente costa troppo, ricordo che chi è davvero riformatore ha nel suo dna la gradualità. Anche il Welfare che abbiamo oggi non lo si è introdotto in un colpo solo.
Da ex leader sindacale, come vede il dibattito avviato anche nella Cgil sui contratti decentrati? Dico che era uno dei temi sottintesi già nel Patto per l’Italia del 2002. In un Paese che non ha un salario minimo garantito, il passaggio dal contratto nazionale a un livello di contrattazione decentrata che sia effettivo e riscuotibile, è l’unico modo per riuscire a operare una valorizzazione in base alla produttività, alla qualità del lavoro e al merito. È anche lo sbocco per ridare un ruolo al sindacato e per spingere le imprese a innovare.
Il dibattito sul Sud si è incentrato pure sull’esigenza di un nuovo strumento d’intervento del governo. Bisogna capire bene che cosa sarà. Va evitato che diventi un carrozzone alla Sviluppo Italia, per intenderci. Prima ancora di pensare a una revisione dei fondi per lo sviluppo del Sud, che peraltro sono una parte minima di tutte le risorse destinate al Meridione, dovremmo però avere il dovere di fare il punto su quanti soldi sono stati spesi fino a ora, su dove sono finiti e perché.
Nel 2008 il governatore di Bankitalia Draghi ipotizzò «un sistema indipendente di valutazioni dei servizi». Pensa a qualcosa del genere?Sì. Per un senso di equità verso il Paese - e anche per porre fine a certe discussioni - , un’agenzia che rendiconti ogni euro investito sarebbe utile. Anche per aiutarci ad avere una visione più articolata. Bisogna cominciare a parlare di Mezzogiorni al plurale, perché al Sud ci sono anche realtà interessanti che hanno già a- vuto un loro sviluppo. Aggiungo che se si fosse spesa per la criminalità organizzata al Sud la stessa attenzione posta sugli immigrati, staremmo già un passo avanti. E poi manca ancora una strategia per una ricollocazione mediterranea del nostro Paese che valorizzi il Sud.
In questi giorni si fa un gran parlare anche delle alleanze future dell’Udc. Come finirà, secondo lei? Registro innanzitutto che l’unico voto utile sembra diventato oggi quello dell’Udc e per l’Udc, dopo che fino alle europee eravamo ritenuti solo un intralcio al bipolarismo. E questo mi fa dire, a chi nel mio partito si sta dando da fare, che è inopportuno parlare ora di alleanze che nessuno ha il compito di decidere per tutti. Il primo compito resta quello di ricomporre per quanto possibile la diaspora cattolica e costruire una forza assieme a quelle realtà laiche che tengono conto del ruolo sociale della religione.