È stato l'intervento di una nave
della Marina militare a salvare un peschereccio siciliano che
era stato attaccato e sequestrato da uomini armati, dopo
l'abbordaggio con un grosso rimorchiatore presumibilmente
libico, in apparenza senza contrassegni militari. Il motopesca
"Airone", di Mazara del Vallo (Trapani), si trovava a 40 miglia
dalla costa di Misurata quando è stato dirottato. L'arrivo
della nave militare ha permesso al natante di fuggire e di
dirigersi verso la Sicilia.
La Marina militare "ha acquisito il controllo del peschereccio mettendo in
sicurezza il natante, senza alcuna reazione da parte dell'unico
militare libico a bordo", ha reso noto lo Stato maggiore della
Difesa, aggiungendo che il militare libico adesso si trova sulla nave della Marina italiana intervenuta.
A bordo del motopesca "Airone" ci
sono sette uomini di equipaggio, compreso il comandante Alberto
Figuccia. Due degli sei marittimi sono di Mazara del Vallo e
gli altri quattro tunisini.
Lo Stato Maggiore ha anche chiarito la dinamica del sequestro,
precisando che il peschereccio "era stato sequestrato questa
mattina da un rimorchiatore, presumibilmente appartenente a
forze di sicurezza libiche mentre si trovava a circa 90
chilometri a Nord-ovest di Misurata". A dare l'allarme era
stato l'equipaggio di un altro peschereccio siciliano che si
trovava nella stessa zona di quello sequestrato, comunicandolo
via radio alla Guardia costiera. "Siamo estremamente
preoccupati perchè ancora non riusciamo a capire se si tratti
di pirateria o del sequestro da parte di militari", aveva detto
all'Agi il presidente del Distretto della Pesca di Mazara del
Vallo, Giovanni Tumbiolo, che si era subito messo in contatto
con il ministro della Pesca del governo di Tripoli. Ma il
ministro, ha riferito Tumbiolo, "non era ancora informato dei
fatti". In un comunicato pervenuto dopo la liberazione del
peschereccio da parte della Marina, il presidente della Regione
siciliana, Rosario Crocetta, ha reso noto di seguire "con molta
attenzione e trepidazione la vicenda".
Nel Canale di Sicilia, intanto, continuano gli avvistamenti
di barconi stracolmi di profughi e i Centri di accoglienza
dell'Isola sono sempre più al collasso. Lo scoppio di una
bombola ha causato la morte di una donna su un barcone, mentre
a Pozzallo (Ragusa) si sono concluse le operazioni di sbarco
di 301 persone.