Migranti. Soccorsi in mare. La Camera ha votato la fiducia sul Decreto legge sulle Ong
Il Governo ha posto la fiducia sul decreto legge sulle Ong che prevede le nuove regole di transito e sosta nelle acque territoriali delle navi non governative, impegnate nelle operazioni di soccorso di naufraghi in mare. Lo aveva annunciato, nell'aula della Camera, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani.
La fiducia è stata posta sul testo uscito dai lavori delle commissioni Affari costituzionali e trasporti. Il decreto legge deve essere convertito in legge entro il 3 marzo. Poco fa la Camera ha dato il via libera alla fiducia sul Dl Ong con 202 voti favoreli e 136 contrari. Gli astenuti sono stati 4.
Il decreto, che deve passare anche al Senato, intende regolamentare l'azione delle navi delle ONG nel Mediterraneo, con il duplice obiettivo, da una parte, di assicurare l'incolumità delle persone recuperate in mare e, dall'altra, l'esigenza di tutelare l'ordine e la sicurezza pubblica. Introduce nuove regole per il salvataggio dei migranti in mare operato dalle navi delle organizzazioni non governative modificando alcuni commi del cosiddetto decreto Lamorgese e regolando la questione dei salvataggi multipli.
Il transito e la sosta di navi nel mare territoriale sono comunque garantiti ai soli fini di assicurare il soccorso e l'assistenza a terra delle persone prese a bordo a tutela della loro incolumità. Le navi che svolgono attività di ricerca e soccorso in mare devono: possedere le autorizzazioni rilasciate dalle competenti autorità dello Stato di bandiera e i requisiti di idoneità tecnico-nautica alla sicurezza della navigazione nelle acque territoriali; aver raccolto tempestivamente, previa informativa, le intenzioni dei migranti di richiedere la protezione internazionale; richiedere, nell'immediatezza dell'evento, l'assegnazione del porto di sbarco; raggiungere il porto di sbarco indicato dalle autorità senza ritardi, per completare il soccorso; fare in modo che le operazioni di soccorso non aggravino le situazioni di pericolo a bordo e non impediscano il raggiungimento del porto di sbarco.
Se le ONG violano queste prescrizioni si applica al comandante della nave una sanzione amministrativa da euro 10.000 a 50.000. La responsabilità solidale si estende all'armatore e al proprietario della nave. Competente all'irrogazione delle sanzioni accertate dagli organi addetti al controllo è il Prefetto della provincia interessata dallo sbarco. Viene poi applicato il fermo amministrativo per due mesi della nave utilizzata per commettere la violazione. In caso di reiterazione della violazione con medesima nave, si applica la sanzione amministrativa accessoria della confisca della nave e l'organo accertatore procede immediatamente a sequestro cautelare.
Sono, poi, previste sanzioni che vanno dai 2000 ai 10mila euro al comandante e all'armatore della nave che "non forniscono le informazioni richieste dalla competente autorità nazionale per la ricerca e il soccorso in mare o non si uniformano alle indicazioni della medesima autorità".
Lascia molti dubbi e perplessità l'assegnazione alle navi delle Ong di porti nel Centro e Nord Italia per far scendere a terra le persone salvate: questa scelta potrebbe "prolungare le sofferenze delle persone salvate in mare e ritardare indebitamente la fornitura di un'assistenza adeguata a soddisfare i loro bisogni primari" come aveva sottolineato la commissaria dei diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic.
Il Governo, dal canto suo, aveva formalmente precisato che lo scopo di questa scelta è piuttosto quello di redistribuire tra le regioni gli oneri organizzativi e logistici legati alla gestione degli sbarchi, alleggerendo così il peso su Lampedusa, la Sicilia e la Calabria. Anche se poi ci sono stati episodi in cui le persone fatte approdare nei porti del Nord sono poi state comunque inviate in centri di accoglienza al Sud, di fatto aggiungendo oneri e costi alla gestione dei flussi di persone migranti. Come ricordato peraltro dal sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, pronto ad accogliere nel fine settimana la nave umanitaria Ocean Viking nella sua città: "La preoccupazione è che non si verifichi quanto accaduto poche settimane fa con la nave fatta arrivare in Liguria, con le persone che sono state poi inviate a Foggia con un meccanismo disumano e stupido".
Anche 65 deputati tedeschi del Deutscher Bundestag erano intervenuti nel dibattito con una lettera inviata ai colleghi italiani in vista del voto del dl sulle Ong. "Soltanto nel 2022, secondo dati ufficiali, 2.367 persone sono morte o risultano ancora disperse nel Mediterraneo nel tentativo di trovare protezione e sicurezza in Europa. Si deve presumere che il numero effettivo sia decisamente superiore. Il perdurare delle morti ai confini dell'Europa ci addolora profondamente" così hanno scritto i parlamentari tedeschi dopo aver ricordato che in tema di politica migratoria "l'Italia, nel passato, è stata spesso lasciata sola" e nel ribadire la necessità di "fornirle aiuto e provvedere a una ripartizione solidale dei rifugiati nell'Unione europea", esprimendo tutte le proprie preoccupazioni per il decreto Piantedosi che "contraddice sia il diritto internazionale del mare, sia le disposizioni internazionali sui diritti dell'uomo, sia il diritto secondario europeo". "Il salvataggio di persone in pericolo in mare e il loro trasporto in un porto sicuro - scrivono i deputati tedeschi - non è soltanto un obbligo di diritto internazionale, ma anche una responsabilità umanitaria. Dal 2015 soprattutto la società civile europea, inviando navi civili di salvataggio, contribuisce ad impedire che i morti in mare aumentino adempiendo così ai nostri obblighi umanitari europei.
Le navi operano sempre nell'ambito di un quadro legislativo già ampiamente convalidato, disciplinante le attività di ricerca e salvataggio in mare".
A Ravenna e Ancona dirette le navi umanitarie. Le proteste delle Ong che hanno già presentato ricorsi, al centro la distanza dei porti assegnati
Sul fronte del mare, intanto la nave Geo Barents, con a bordo 48 naufraghi, tra cui 9 minori, soccorsi lunedì in acque internazionali a largo della Libia, sta facendo rotta verso Nord. Lunedì il Governo italiano aveva assegnato alla nave di Medici senza frontiere come porto di approdo quello di Ancona, "distante cinque giorni di navigazione da dove ci troviamo" ha protestato la Ong, ricordando anche che "il mese scorso sono stati presentati due ricorsi per l'annullamento dei provvedimenti amministrativi con cui ci erano stati assegnati i porti di Ancona e La Spezia".
🔴 48 Naufraghi, tra cui nove minori, sono stati soccorsi dalla nave #GeoBarents in acque internazionali a 30 miglia nord di Mellitah, nella costa a ovest di Tripoli #Libia. L'imbarcazione di legno è stata avvistata dal ponte della nave di soccorso #MSF.
— Sergio Scandura (@scandura) February 13, 2023
📍 OSINT Radio Radicale pic.twitter.com/8nwXEhpIlT
Nel contempo la nave Ocean Viking è diretta e arriverà nel fine settimana al porto di Ravenna con a bordo 84 persone migranti, di cui 58 minori non accompagnati e 26 uomini che sono stati soccorsi questa mattina al largo della Libia. La notizia è stata confermata dalla Prefettura guidata da Castrese De Rosa che questa mattina ha ricevuto disposizioni dal Viminale. La nave della Ong Sos Mediterranee sta già facendo rotta sulla città romagnola e anche se al momento del porto di assegnazione si trovava a a circa 830 miglia nautiche di distanza.
Al Sud sono ripresi gli sbarchi autonomi di persone migranti a Lampedusa dove sono approdati in 36. Si tratta del primo arrivo dopo dieci giorni di stop a causa del maltempo. Il gruppo è stato soccorso da una motovedetta della Guardia di finanza al largo dell'isola ed è stato scortato al molo Favarolo.