ROMA. Ballottaggi per ora solo veti incrociati
Dopo il primo turno di domenica 5 giugno, il duello per il sindaco si sposta al ballottaggio del 19. Ecco le sfide nelle principali città.
ROMA: PER ORA SOLO VETI INCROCIATIDi apparentamenti non si parla, a Roma. Sia il candidato del Pd Roberto Giachetti, sia la sua avversaria 5 Stelle Virginia Raggi dicono di parlare a tutti gli elettori, anche quelli che non li hanno votati al primo turno, ma non chiedono endorsement ufficiali. E non ne ottengono: per ora, infatti, i partiti sconfitti non si schierano a livello ufficiale. Unico spiraglio quello aperto da Alfio Marchini che chiarisce: «Noi saremo dalla parte di coloro i quali dimostreranno di amare Roma ovvero aderiranno ad alcuni punti della nostra agenda». E se Meloni ha ribadito il suo «no al Pd e anche a M5S», Fassina si è sbilanciato: «Al ballottaggio si può votare scheda bianca, la nostra proposta è diversa da quelle di Raggi e Giachetti». Ma Sel non concorda. Parole arrivate dopo una performance elettorale che ridurrà al presenza della Sinistra a un solo consigliere (lo stesso Fassina) e che fanno esplodere un malessere covato dopo il caso delle liste prima escluse e poi riammesse dal Consiglio di Stato. L’ex consigliere Gianluca Peciola e molti candidati minisindaci rimasti a mani vuote precisano che « si avvierà una consultazione territoriale autonoma per decidere il da farsi al ballottaggio, prima nei municipi e poi, a cascata, in Comune perché le nostre stelle polari sono i nostri elettori». E allora, riuniti con i rispettivi vertici di partito, Raggi e Giachetti studiano le prossime mosse. Lo sfidante del Pd intende parlare a tutti, da sinistra a destra. A Raggi arriva il sostegno leghista. Salvini dice chiaramente di preferire i pentastellati nei ballottaggi. Mentre il ministro Beatrice Lorenzin (Ap) invece spiega di non aver dubbi sul fatto che la miglior scelta sia Giachetti.MILANO: TUTTI A CACCIA DEI VOTI GRILLINIIn vista del ballottaggio a Milano è partito il corteggiamento al Movimento 5 Stelle da parte dei due candidati sindaci del centrosinistra e del centrodestra, Beppe Sala e Stefano Parisi. Perché al di là dei risultati conseguiti dai radicali, dalla lista di sinistra Milano in Comune e da quella di destra Noi x Milano di Nicolò Mardegan, gli oltre 50mila voti raccolti dai grillini fanno gola a tutti. Un corteggiamento che si unisce a quello verso i tanti che non sono andati ai seggi al primo turno e che adesso potrebbero decidere di votare, se non altro per scongiurare che diventi sindaco chi proprio non vogliono. Ed è forse per questo che Parisi ripete che Sala è uomo di Matteo Renzi facendo intendere ai grillini che generare un patto anti-premier si può. Sala invece ricorda che dietro il suo avversario, che è «uomo di Confindustria», ci sono la Lega e Berlusconi. Sala per esempio deve ricompattare la sinistra e convincerla a votarlo, così agita lo "spettro" di un ritorno di Lega Nord, Forza Italia e Fdi. Poi ci sono i radicali, che cercano l’apparentamento al secondo turno in modo da avere almeno un rappresentante in Consiglio comunale e aprirsi, con Marco Cappato, una prospettiva nazionale. Oggi i radicali incontreranno Sala e domani Parisi ma su questioni come testamento biologico e unioni civili paiono poco in sintonia con il centrodestra. Parisi chiama a raccolta tutti gli scontenti, incluso chi al primo turno non ha votato: «Mi votino tutti quelli che vogliono cambiare», ha detto il candidato del centrodestra che sotto sotto spera che l’avversione per Renzi dei 5 Stelle lo possa favorire in modo decisivo. (Davide Re)
NAPOLI: L'IRA DI BASSOLINO SUL PDChe Antonio Bassolino prima o poi si sarebbe tolto i sassolini, o meglio, i macigni dalle scarpe, tutti se lo aspettavano. Ha aspettato, valutato e ieri ha commentato la sconfitta del Pd alle amministrative di Napoli. Parla di un «disastro voluto e annunciato» e ammette che «peggio non si poteva fare». Dice con rabbia che «abbiamo perso senza neanche combattere» e tira in ballo più e più volte il premier nonché segretario del Pd, Matteo Renzi, che «ha avuto cattivi consiglieri». No, non si sarebbe mai immaginato di «assistere a così tanto degrado» e non nasconde che con lui si «sarebbe arrivati al ballottaggio con Luigi de Magistris, al quale il Pd ha fatto un grande regalo» e sarebbe stata «una battaglia utile per la città, chiunque avesse vinto». E non si esageri, dice ancora, a far ricadere le colpe sull’alleanza con Ala: «È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso ma il contributo del Pd è stato immenso». La candidata sconfitta, Valeria Valente, non la nomina mai. Lei tace, ma su Fb scrive: «Noi abbiamo combattuto, altri sono rimasti a guardare». Al ballottaggio tra de Magistris e Lettieri Bassolino non dice chi voterà, «aspetto le indicazioni del Pd» e guai a chiedergli se stia pensando al ruolo di commissario del partito: «Non ho mai chiesto nulla al partito, ancora oggi mi hanno chiamato per riempire ad una convention una sedia vuota». E così anche nel ballottaggio i veleni continuano. Lettieri rinnova l’invito a de Magistris per un confronto, ma de Magistris risponde che lui il confronto non lo vuole e che preferisce parlare alla gente. Punto e capo dunque. Almeno per ora.TORINO: SCINTILLE SU GIUNTA E PROGRAMMAFassino cambia strategia e avvia la fase 2 in vista del ballottaggio, ma esclude la ricerca di apparentamenti. Dopo il fair play sfoggiato al primo turno, il candidato sindaco del centrosinistra decide di attaccare la sfidante grillina Chiara Appendino, che ha annunciato per oggi due nuovi nomi della sua ipotetica giunta. «Per governare una città – la frecciata di Fassino – bisogna saperlo fare. Per ora registro che con la presentazione di assessori, Appendino ha coperto un vuoto di proposta e programma». La candidata pentastellata ieri ha visitato un’azienda artigianale, che ha aperto in periferia grazie ai soldi risparmiati dagli eletti M5S. E ha parlato della necessità di mettere al centro il lavoro, rivendicando di aver fatto proposte concrete. Come «costituire un fondo di 5 milioni per aiutare i giovani a inserirsi nel mondo del lavoro nelle piccole e medie imprese. Torino deve credere nella sua vocazione produttiva e il nostro programma di più di 300 pagine – sottolinea in risposta a Fassino – vuole fare proprio questo». Anche Fassino parla di lavoro e pensioni, ma - con un occhio agli elettori di centrodestra - insiste pure sulla sicurezza: più vigili, più telecamere, superamento dei campi rom. I tre punti posti da Roberto Rosso - candidato sindaco di Fi, fermatosi al 5% - come condizione per indirizzare i suoi consensi. Giorgio Airaudo - candidato sindaco con "Torino in Comune" (sostenuto da Si) che ha ottenuto circa il 3% - chiede un incontro pubblico dei due sfidanti sui temi della sua proposta. «Nessun apparentamento – annuncia l’ex leader Fiom – ma la nostra battaglia per il lavoro continua».