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Il welfare giallo-verde. E Bankitalia gela l'ottimismo: aria di recessione

Eugenio Fatigante sabato 19 gennaio 2019

Ignazio Visco (Ansa)

La tempistica ha sempre la sua importanza. Il giorno dopo il varo del 'decretone' con le misure più attese del governo Conte, si affacciano nubi all’orizzonte per l’economia italiana che viaggia verso una recessione 'tecnica'. E subito ripartono gli attacchi dell’esecutivo, in particolare del vicepremier Luigi Di Maio, contro la Banca d’Italia.

Succede che viene pubblicato il Bollettino economico di via Nazionale. Il documento, in modo peraltro non inatteso, rivede drasticamente al ribasso le stime sulla crescita nel 2019, portandole a un modesto più 0,6% (contro l’1% indicato dal Tesoro nella stima appena rivista lo scorso dicembre scorso).

E ricorda, asetticamente, che gli indicatori congiunturali indicano che l’attività economica nel IV trimestre del 2018 «potrebbe essere ancora diminuita », dopo la contrazione già avuta nel terzo trimestre (-0,2%); quindi, se si verificasse questa ipotesi, l’Italia tecnicamente sarebbe da considerare di nuovo in recessione (sebbene nel testo la parola non compaia).

In attesa che l’Istat faccia chiarezza a fine mese, la previsione è contestata da Di Maio: «Stime apocalittiche – dice – che arrivano dalla stessa Bankitalia che ci ha lasciato le banche in queste condizioni perché non ha sorvegliato ». E aggiunge: «Non è la prima volta: sono diversi anni che non ci prende. Solo è strano... Quando c’erano quelli di prima facevano stime al rialzo, ora al ribasso».

A sera interviene anche la presidenza del Consiglio, per la quale proprio i numeri di Bankitalia «indicano che la manovra espansiva» fatta dal governo «mantiene tutta la sua validità». Non è l’unico verdetto negativo della giornata. Da Bruxelles arriva la notizia che, nel rapporto 2018 sulla sostenibilità del bilancio, la Commissione afferma che i conti italiani evidenziano «qualche vulnerabilità» nel breve periodo, ma sono ad «alto rischio» sia nel medio che nel lungo termine (ed è questa la novità rispetto a un anno fa, quando il rischio era indicato come 'basso': un aggravamento dovuto presumibilmente alle misure sulle pensioni).

Le nuove stime dell’istituto guidato da Ignazio Visco sono certo un’amara medicina per il governo, tanto più che arrivano pochi giorni dopo che lo stesso Di Maio si era spinto a ipotizzare invece un possibile «boom economico» grazie alle opportunità dell’era digitale. La congiuntura non sembra aiutare. Bankitalia è sulla stessa lunghezza d’onda di altri organismi e analisti che in queste settimane avevano ridotto le previsioni (S&P e Ocse, solo gli ultimi).

Riguardo al 2020 e al 2021 i nuovi numeri di via Nazionale sono dello 0,9 e dell’1%, anche se «i rischi per la crescita sono al ribasso » (pur considerando che non venga attivata la clausola di salvaguardia Iva per 23 miliardi). Il governatore Ignazio Visco, poi, in un evento all’Abi per commemorare Guido Carli ricorda come la corsa del debito pubblico «rende oggi molto difficile la possibilità di manovra sugli investimenti che servono alla crescita».

A pesare sulla crescita del nostro Paese sono, nell’ordine, l’effetto negativo di trascinamento dell’ultima parte del 2018 «che ha ridotto la crescita già acquisita per la media di quest’anno di 0,2 punti; il ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese che risulta dagli ultimi sondaggi; le prospettive di rallentamento del commercio mondiale». A poco sono valsi, quindi, l’accordo raggiunto dal governo con la Ue e l’«impatto favorevole della discesa dei tassi di interesse a lungo termine« misurato dalla caduta dello spread.